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Red Hot Chili Peppers – Return Of The Dream Canteen

Seconda fatica dell’anno per i Red Hot Chili Peppers, che offrono al pubblico una nuova serie di canzoni tratte dalle stesse sessioni che hanno dato vita a “Unlimited Love”, il penultimo album della band pubblicato ad aprile scorso. Questa uscita aveva segnato il ritorno di John Frusciante alla chitarra e Rick Rubin alla produzione, che risulta (ovviamente) parte della squadra anche in “Return Of The Dream Canteen”, il tredicesimo album dei californiani. Con un’evidente voglia di tornare sulle scene, i Red Hot sfornano per questo nuovo album la bellezza di 17 tracce.

La band va sul sicuro e mette come opening track il primo singolo dell’album pubblicato a metà agosto, “Tippa My Tongue”. Ci troviamo davanti ad un pezzo standard, nel quale il quartetto non esce granché dalla sua comfort zone, così come lungo tutta la durata dell’album, tranne in qualche sporadico caso di sperimentazione un po’ caotica, in particolare nella seconda metà del lavoro. Rimanendo però nella prima parte, di sicuro il pezzo più interessante è “Fake As F@ck”, che per quanto sia un brano dai sapori dei Red Hot dell’età d’oro, fa impallidire il resto dell’album: in questa canzone più di altre, un Flea in stato di grazia si carica sulle spalle tutta la band e la traghetta in un album altrimenti difficile da digerire in un unico boccone. Purtroppo, però, anche questo gigantesco sforzo non basta per rendere ugualmente piacevoli tutte le tracce; il problema maggiore risulta in “My Cigarette”, dove, distaccandosi leggermente dal proprio sound consolidato, la band non riesce a incidere o creare nulla di innovativo, a partire da drum machine lo-fi, che fa quasi pensare ad una demo più che ad un brano che si trova effettivamente sull’album. Lo stesso sentore si può avvertire in “Afterlife”, svuotata della personalità della band, a partire dai cori.

Altro protagonista del lavoro, oltre a Flea, è ovviamente Frusciante che, com’era prevedibile, si riconferma abilissimo nel suo ruolo di pilastro della band. Nonostante questo, se in diversi brani troviamo parti incisive e che funzionano bene – come in “Eddie”, brano dedicato alla memoria di Eddie van Halen -, in “Copperbelly” è presente un solo che più che essere un’improvvisazione capace di sprizzare personalità, sembra trarre fin troppa ispirazione dal sound di Tom Morello.

In sostanza, “Return Of The Dream Canteen” è un album debole, soprattutto se confrontato a quello che i Red Hot Chili Peppers ci hanno dato durante la loro incredibile carriera. Le poche parti interessanti non bastano per porre rimedio a delle mancanze evidenti, e di certo non contribuisce un Anthony Kiedis non brillante, non tanto dal punto di vista delle capacità canore, quanto più dall’ingegnosità nel creare melodie adatte. Probabilmente una scelta più saggia delle tracce tratte dalle session che hanno dato vita a questi due ultimi album della band avrebbe potuto creare un unico album ma di qualità superiore.

Tracklist:

01. Tippa My Tongue
02. Peace And Love
03. Reach Out
04. Eddie
05. Fake As Fuck
06. Bella
07. Roulette
08. My Cigarette
09. Afterlife
10. Shoot Me A Smile
11. Handful
12. The Drummer
13. Bag Of Grins
14. La La La La La La La La
15. Copperbelly
16. Carry Me Home
17. In The Snow

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