Tra H.P. Lovecraft e l’underground più fetido, creature musicali oscure animano questo blando inizio d’autunno.

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Arborescence Of Wrath – Inferno (Transcending Obscurity Records)

Formazione internazionale nata con l’intento di condurre il death metal sulle stratosfere della qualità, impresa non da poco considerando il calibro medio odierno di molte delle band del settore, gli Arborescence Of Wrath esordiscono sulla lunga distanza con “Inferno”, un titolo che ricorda l’omonimo cult movie di Dario Argento dal 1980, terzo capitolo della Trilogia Delle Tre Madri. Riferimenti cinematografici a parte, l’album di debutto del quintetto mantiene ciò che le apparenze promettono: privo di compromessi, freni e pietà, i nove brani del lotto si assestano nella terra di mezzo tra il brutal e il technical, assorbendo appieno la lezione di Behemoth, Hate Eternal e Krisiun, ma attenti a non cadere nella trappola di sperimentalismi e cascami melodici vari. Un grande controllo della materia figlia di un’enorme conoscenza della stessa, vista la presenza in line-up del vocalist degli Origin Jason Keyser e del drummer dei Marduk Simon Schilling, dietro le pelli degli svedesi nell’ultimo “Memento Mori”, ambedue capaci di imporre la propria personalità senza scimmiottare il sound dei principali gruppi di provenienza. Le frequenze obese di Charles Collette e soprattutto i riff serrati di Michel Beneventi e JP Battisti, che spesso sembrano rielaborare il lavoro del compianto Ralph Santolla nei Deicide di “The Stench Of Redemption” (2006), completano l’opera, per un combo destinato a regalarci grandi soddisfazioni future, a patto di aggiungere un po’ di pepe a una formula a tratti sin troppo schematica. Ad avercene, comunque.

Tracce consigliate: “Hangmann”, “Holier Than You”, “Temple Of Ashes”

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Hagatiz – Cursed To The Night (Amor Fati Productions)

Da un po’ di anni a questa parte, la Germania appare terreno fertile per una nuova generazione di band ctonie capaci di declinare la mistica oscura del black metal attraverso modalità diverse, spesso più efficaci del previsto. Oggi, anche grazie all’operato della Amor Fati Productions, label locale da sempre garanzia di qualità in ambito estremo, vede la luce l’esordio degli Hagatiz, formazione che comprende dei veterani della scena tedesca come Semgoroth dei Dauþuz, MK degli Häxenzijrkell e Odium Aeternum di Lunar Chalice e Mysteria Mystica Aeterna. “Cursed To The Night” rappresenta un debutto che testimonia la passione di questi tre gentiluomini per il metallo nero a trazione melodica, quello, in poche parole, elaborato durante la seconda metà degli anni ’90 in Scandinavia, Germania e nelle regioni del blocco orientale,  diffuso da etichette quali Drakkar Productions, Solistitium Records e Sombre Records. I sette brani costituenti la scaletta, oltre a risultare godibili, possiedono un grande potere di dislocazione temporale per gli amatori di certe sonorità d’antan, ma, a dirla tutta, ci saremmo aspettati qualcosa di più da un supergruppo che conta, all’interno delle proprie fila, dei musicisti di cotanto pedigree. In ogni caso, il disco, dalla scrittura alla produzione, non fa una grinza, rivelandosi assolutamente moderno pur portando lo stigma della vecchia maniera: alla prossima, sperando che l’asticella dell’originalità si possa alzare.

Tracce consigliate:  “Echoes From The Afterlife”, “Everlast In Darkest Night”, “Drown In Darkness”

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Nachtagnawer/WulfSeer – Unholy Vampyric Supremacy (Purity Through Fire)

Recuperiamo, ora, un disco davvero di nicchia, rilasciato durante il mese di settembre e che conferma come i patti di sangue diabolici restino sempre efficaci, soprattutto se a stringerlo sono due band finlandesi. Da un lato i blackster Nachtgnawer, un power trio i cui membri hanno già accumulato esperienza, tra gli altri, in Coraxul, Licht Des Urteils, Nôidva, Riivaus, Sacrificious Carmen, gruppi assistiti, non a caso, dalla label tedesca Purity Through Fire. D’altra, i WulfSeer, progetto di un misterioso artista finnico che ha già lasciato il segno, con un diverso pseudonimo, in numerose entità dungeon synth e dark ambient. In questo “Unholy Vampyric Supremacy”, piuttosto che a uno split tradizionale, le due oscure creature danno vita a una vera e propria collaborazione, attraverso sette brani omogenei per atmosfere e tematiche, benché diversi dal punto di vista prettamente musicale. Se i pezzi strumentali dei WulfSeer riescono nell’obiettivo di avvolgere l’album in un clima sciamanico e dalla tensione incombente, esulando dalla semplice natura di interludi, i Nachtgnawer lo squarciano appieno per mezzo di un approccio nevrotico e vorticoso, spoglio di inutili fronzoli e carico di pallettoni novantiani. Fluido e, vista la natura underground dell’operazione, sorprendentemente ben prodotto, il platter non delude le premesse, per diciotto minuti scarsi di orrori ancestrali e indicibili diavolerie.

Tracce consigliate: “Ouroboros Diaboli”, “Sword And Chalice”, “Black Spears Of Misanthropy”

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October Tide – The Cancer Pledge (Agonia Records)

Non sembra del tutto una coincidenza che in questo periodo dell’anno si affastellino un numero particolarmente elevato di release in ambito doom metal, genere adattissimo ad aprire, e poi ad accompagnare, i tetri e malinconici umori caratteristici del ciclo autunnale. Gli October Tide, il cui monicker non permette malintesi di sorta, approfittano, dunque, delle umbratili atmosfere stagionali per la pubblicazione di un “The Cancer Pledge” che arriva a quattro anni di distanza dall’ultimo “In Splendor Below”, proseguendone la traccia stilistica all’insegna di un consolidamento della matrice swedish death e con l’aggiunta di qualche sfumatura black, aspetti capace di dare nerbo e sostanza ai consueti paesaggi sonori pregni di rovina e dolore. Bisogna sottolineare, invero, come i dischi post – reunion degli svedesi, in particolare “Thin Shell” (2010) e “Winged Waltz” (2016), avessero lasciato un po’ l’amaro in bocca, soprattutto dopo l’eccezionale doppietta di principio carriera, “Rain Without End” (1997) e “Grey Dawn” (1999), album entrambi figli di Frederik Norman, ancora oggi in line-up, e soprattutto di Jonas Renske dei Katatonia. Il settimo lavoro degli scandinavi appare comunque abbastanza coraggioso, svincolato, per certi versi, sia dal sound di fine anni ’90 sia dall’opacità delle ultime prove in studio, mostrando più di un’affinità con gli Insomnium e la scuola melodica finlandese, il che non guasta: mai primus inter pares, s’intende, ma sempre un’ottima insalata di rinforzo. A ottobre poi …

Tracce consigliate: “Peaceful, Quiet, Safe”, “Blodfattig”, “I Know Why I’m Cold”

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Sulfur Aeon – Seven Crowns And Seven Seals (Ván Records)

Sono trascorsi cinque lunghi anni dal loro ultimo album, quell’offerta ai Grandi Antichi denominata The Scythe Of Cosmic Chaos che ancora oggi rappresenta un must have per tutti coloro che si autodefiniscono adoratori del blackened death metal più mesmerico ed evoluto. Con il nuovo “Seven Crowns And Seven Seals”, i Sulfur Aeon rispondo da maestri ai tanti interrogativi riguardo la possibilità soltanto di eguagliare il capolavoro del 2018, sfoderando un album la cui altezza qualitativa sembra andare verso l’infinito e oltre. I paragoni con band come Behemoth, Dissection e Morbid Angel, benché l’influenza di tali mostri si riesca comunque a percepire, appaiono ormai mere sottolineature di colore, forse applicabili con maggior precisione ai tempi dell’esordio “Swallowed By The Ocean’s Tide” (2013), meno durante l’epoca di “Gateways To The Antisphere” (2015). Nel quarto full-length in studio, i cultisti della regione della Ruhr srotolano riff dopo riff e assoli al limite della dissonanza su un tappeto di melodie travolgenti capaci di conferire all’insieme un’atmosfera tanto spaventosa quanto malinconica, con il singer M. che alterna ripetutamente ringhi di abissale profondità a invocazioni da sommo sacerdote in mistica trance. L’intero pantheon lovecraftiano, da Azathoth a a Yog-Sothoth, partecipa da combustibile lirico e spirituale, per un disco che dimostra l’assoluta maestosità di un quintetto che, agli occhi della mente dei propri interlocutori, si erge ed emerge come qualcosa di gigantesco, inimmaginabilmente potente e, forse, quasi del tutto incomprensibile, ma in grado di suscitare emozioni così forti da mutare la non-forma dell’Universo. Il solitario di Providence approverebbe, annuendo, forse, da altre dimensioni.

Tracce consigliate: “Usurper Of The Earth And The Sea”, “Arcan Cambrian Sorcery”, “Beneath The Ziqqurats”

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