Folkstone - Un'Ultima Volta Con Passo Pesante - 2019
24/10/19 - Alcatraz, Milano


Articolo a cura di Giulia Franceschini

Negli anni queste pagine hanno raccontato tutto dei Folkstone. Abbiamo ascoltato, interpretato ogni album, ogni parola, abbiamo descritto tanti concerti, cercando di trovare una motivazione all'unicità di questa band, una ragione profonda che spiegasse le emozioni più travolgenti che scatena. Abbiamo sempre concordato sul fatto che il live fosse la natura più autentica dei Folkstone, la cui sostanza è fatta di rapporti profondi, di abbattimento delle proprie barriere, sotto e sopra al palco, metaforiche e non. I concerti dei Folkstone sono sempre stati un momento di grande emotività, un vortice di emozioni, di euforia, introspezione, liberazione. I Folkstone sono veri. Parlano di problemi veri e di persone vere, di emozioni reali, di ogni tipo, e così le umanizzano, dando a molti modo di riconoscersi in queste, e così di darsi un posto, placando tanta irrequietezza.

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Il patrimonio artistico di questa band ne mostra la crescita, la maturazione, un ciclo di vita che si sta fermando con questo ultimo tour. L'unica data lombarda si è tenuta mercoledì sera all'Alcatraz di Milano, neanche a dirlo, pieno in ogni angolo. "Faremo un gran casino". E così è stato, due ore in cui l'Alcatraz non ha respirato, un brano dietro l'altro, ripercorrendo tanti momenti della carriera della band bergamasca. Dai brani tratti da "Diario di un Ultimo" che aprono la serata, a "Frammenti" che scatena i fan già più datati, le mani, le corna di tutti sono al cielo in questa ultima notte milanese con i Folkstone, nella quale la tensione non cala per un attimo. E via con una "Terra Santa" "come sempre dedicata ai bigotti, non mi stancherò mai di dirlo", accompagnato da un dito medio alzato, un'intensissima "Le Voci Della Sera", cantata a gran voce dal pubblico, e uno striscione che recita "E da ora divoreremo il vuoto con la fantasia", ne arriva un altro dopo poco con scritto "Sono risalito dalla mia fossa grazie ai Folkstone". Questa è una serata speciale, nella quale né pubblico né band risparmiano un briciolo di energia e passione.

 

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"Allora, lo tiriamo giù questo posto?". La risposta è "Anime Dannate", quello che è sempre stato l'inno, il manifesto dei Folkstone "Solo, controvento in un oceano, è vetro il mio pensier, s'infrange contro, solo, anime dannate cantano, voci ammaliano, ombre intorno a noi". Come da tradizione l'ultimo ritornello è del pubblico, e l'Alcatraz davvero trema. Tra gli ultimi brani della serata, "Con Passo Pesante", cantata da Lore con un ospite speciale, il cantante e amico Mario Monzani. Il palco si spegne e si riaccende con "Omnia Fert Aetas" e il profetico "il tempo è una retta via che si chiude in cerchio e va, verso idea d'infinito io scivolai, certo che tutto andrà senza me". Siamo agli ultimi colpi di questa serata che ci ha sconvolti. Lore riappare sul palco "Ragas, qua dalle 11 e mezza non si può fare più un cazzo" e decide di regalarci una chiusura davvero speciale. Ha solo la chitarra in mano, suona qualche accordo e inizia a intonare "Luna". Siamo in tantissimi all'Alcatraz, veniamo da tutte le parti d'Italia, qualcuno è arrivato anche dall'estero per questa data. Ma ora siamo tutti con gli occhi incollati al palco, cantando questo testo suggestivo in un dialetto che in molti nemmeno conosciamo, ma che abbiamo imparato, a volte anche in modo un po' maldestro, solo per poter cantare questa canzone. "A s'va par ol senter, i pas arent al cör, s'engropa 'po la us, s'entorcia fò i penser, ma resta amò l'amur, l'amur al stanta a mör, i pas sopra 'l senter, i pas arent al to cör". Il pubblico si lascia ad un applauso infinito, qualche volto è rigato da lacrime di commozione, riconoscenza. Non potevamo ringraziarci reciprocamente in modo migliore.

 

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