Nightwish
Endless Forms Most Beautiful

2015, Nuclear Blast
Symphonic Metal

La fine del sogno di Tuomas Holopainen.
Recensione di Fabio Rigamonti - Pubblicata in data: 23/03/15

Ricordo ancora la prima volta che ascoltai "Imaginaerum". L'autunno stava oramai cedendo il passo all'inverno, inserii nello stereo il settimo disco in studio dei finlandesi Nightwish con le aspettative al minimo, memore di un mediocre (per fargli un complimento) "Dark Passion Play", sgraziato nel suo incedere discontinuo. Invece, quale meraviglia ritrovarmi, poco più di un'ora dopo, ebbro dopo un viaggio sonoro a dir poco fantastico, colorato e fantasioso, una perfetta manifestazione della scrittura, mai così trasversale e "transgender", di Tuomas Holopainen, seguita da una performance abbagliante di Anette Olzon, un'autentica sorpresa, lo stupore di un potenziale vocale celato negli anni e su cui nessuno avrebbe mai scommesso un centesimo. Nel suo essere colonna sonora celebrativa dell'immaginazione - cosa che in effetti era, visto il film (assolutamente prescindibile) che ha poi accompagnato il disco - "Imaginaerum" si rivelava opera perfetta non tanto per una resa sempre smagliante, quanto per il suo essere inciso perfettamente a fuoco, un mezzo ideale attraverso cui ogni ascoltatore amante della buona musica - di qualsiasi genere essa sia - si ritrovava come per magia entusiasta come un bambino a cavalcare stelle comete su calme distese acquose abbracciato da intense aurore boreali.

Quattro anni dopo, i presupposti non potrebbero essere più diversi: Endless Forms Most Beautiful esce a ridosso della primavera con il preciso intento di spiegarci - citando "L'origine della specie" di Charles Darwin - il segreto dell'esistenza stessa sulla Terra, ed il magnifico spettacolo che è la nostra evoluzione come specie. Nel farlo, il disco non lesina in risorse: Holopainen mette in campo una formazione tirata a lucido tra cui spicca, dietro il microfono, una cantante generalmente apprezzata e lodata per la sua versatilità quale Floor Jansen (ex After Forever e Re-Vamp), fa intervenire in ruolo di narratore Richard Dawkins - uno dei maggiori esponenti contemporanei del neo-darwinismo - e, in linea generale, si mette completamente alla prova come compositore trasfigurando la musica del sestetto. D'altronde, se l'opera deve parlare di evoluzione, sarebbe quantomeno triste e ridondante non tentare di portare il suono della propria band su un altro livello, ed ecco dunque che "Endless Forms Most Beautiful" suona più ruvidamente heavy rispetto ai suoi ultimi predecessori ("Su tre canzoni non abbiamo usato affatto l'orchestra", dichiara tronfio Tuomas nella press-note di accompagnamento del disco), con tanto di graffio alla Doro Pesch da parte della Jansen su alcuni brani ("Weak Fantasy", "Yours Is An Empty Hope") e, in linea generale, un flavour hard rock from the '80s che aleggia come uno spirito un po' ovunque, manifestandosi appieno solamente nella titletrack.
Tutto bene, dunque? Affatto, in quanto "Endless Forms Most Beautiful" soffre di un peccato originale, e di uno mortale.

Il peccato originale è l'effetto auto-riciclo che, mai come a questo giro, si avverte nella band, e nonostante i presupposti evoluzionisti poco sopra menzionati. Vi sfido a contare quante volte vi verrà in mente "Master Passion Greed" durante gli oltre 70 - sfiancanti -  minuti di durata di questo inciso: qualsiasi sia il numero che state pronunciando, sappiate che sarà sempre e comunque almeno un'unità di troppo.
Il peccato mortale, invece, è l'ispirazione del compositore, davvero ai minimi storici. Per rendervi conto della gravità della situazione, vi invito a fare un salto direttamente nel dittico in chiusura d'opera. Una piccola premessa: i Nightwish non hanno mai (ribadisco: mai) composto una suite totalmente funzionale nell'arco della loro intera carriera; pur tuttavia, ogni canzone della durata superiore ai 10 minuti in passato conservava, protetta come il più prezioso dei gioielli, la melodia più travolgente dell'intero disco su cui compariva, oppure il ritornello più epico ed esaltante, quando non l'arrangiamento più struggente: insomma, se su 15 minuti ne salvavi 5, i restanti 10 riuscivano a vivere di rendita grazie all'energia conferita dall'elemento caratterizzante della suite, che dava il carburante per sopportare tutto il resto. Oh, quanto è ancora dolce oggi aspettare il termine di "Ghost Love Score" o di "Beauty Of The Beast" sapendo che verremo ricompensati da quei ritornelli, oppure sopportare le chiusure di "The Poet And The Pendulum" e di "Song Of Myself" ricordando quanto è stato intenso l'inizio del viaggio, tanto da salutare quasi con gratitudine gli abbondanti minuti di calma finale.
Invece, "The Greatest Show On Earth" è un brano francamente incomprensibile, criptico e totalmente inespressivo: propone esplosioni, orchestrazioni random, una vaga struttura strufa-ritornello, ma non possiede una melodia. E dura 23 minuti e 58 secondi. Ed è anticipata da 6 minuti e 4 secondi da cori di voci bianche ed orchestra proto-ambient ("The Eyes Of Sharbat Gula"). La quale a sua volta è anticipata da due mid-tempo che non riescono per nulla ad esprimere il loro pieno potenziale, in una sorta di dilettantistica castrazione delle proprie capacità. 40 minuti circa di nulla che andrebbero dichiarati illegali per una band della caratura dei Nightwish.

Quello che si salva dell'opera, invece, è l'elemento che i più scontenti del singolo apripista "Èlan" (uno di brani migliori del lotto, tanto per ribadirvi il livello) lasciava abbondantemente intuire: "Endless Forms Most Beautiful" è disco che sa comunicare, a livello emotivo, quando si fa prendere dalla deriva Irish folk di Troy Donockley, per cui ecco che l'arpeggio della già citata "Weak Fantasy" o la sfacciatamente celtica "My Walden" sono gli sprazzi luminosi che salvano dalla catastrofe più completa, assieme all'unico pezzo su cui il sinfonismo dei Nightwish torna a pompare barocca esaltazione (l'incipit "Shudder Before The Beautiful").

In cerca di un elemento che possa spiegarvi alla perfezione il crimine di questo disco - la perdita della magia nella musica dei Nightwish - levo lo sguardo dal monitor di questo PC, e vedo la mia collezione di dischi. Tra i molti titoli, trovo anche l'opera solista di Tuomas Holopainen, e subito capisco che tutto ciò che manca ad "Endless Forms Most Beautiful" si ritrova proprio in "The Life And Time Of Scrooge", l'entusiasmante colonna sonora immaginaria delle avventure di zio Paperone.
Vedete, è davvero molto più semplice di quello che sembra: se il tuo punto di forza come artista è il saper descrivere in musica un sogno, se vuoi tradire la tua Musa devi essere assolutamente certo di voler compiere questo crimine sino in fondo, e quindi ecco che bisogna avere il coraggio di abbandonare in toto gli stilemi del passato, e per garantire la buona riuscita dello stillicidio devi essere certo di partire con un'abbondante dose di ispirazione, in grado di mettere perfettamente a fuoco i tuoi nuovi orizzonti sonori.
"Endless Forms Most Beautiful", invece, nel suo procedere bolso e stantio dimostra solo di essere un disco "codardo", un'opera che conferma tutti i limiti - fisiologici - del Tuomas Holopainen compositore e musicista e che dona all'ascoltatore unicamente noia e delusione.
Che qualcuno riporti il buon tastierista alla concretezza dei fatti, e lo faccia, possibilmente, con la forza di un sogno.



01.Shudder Before The Beautiful
02.Weak Fantasy
03.Èlan
04.Yours Is An Empty Hope
05.Our Deacades In The Sun
06.My Walden
07.Endless Forms Most Beautiful
08.Edema Ruh
09.Alpenglow
10.The Eyes Of Sharbat Gula
11.The Greatest Show On Earth

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