In un episodio del podcast McCartney: A Life In Lyrics, Paul McCartney ha parlato del divieto di riproduzione e importazione della musica dei Beatles, e della musica occidentale in generale, tra gli anni 60 e 80 in Russia e del fatto che alla band piacesse l’idea di essere ascoltati di nascondo.

McCartney ha raccontato:

Tutti in Russia si ricordano di quel periodo in cui i dischi erano merce di contrabbando, si suonava in stanze piccole e non volevi che la gente lo scoprisse.

All’epoca nessuno voleva che le autorità scoprissero che stavi ascoltando una band proibita. A noi piaceva l’idea.. ci piaceva essere considerati “contrabbando” come i jeans Levi’s. È stato come un’invasione culturale.

Sul fatto che l’arte, e quindi la musica, possa essere considerata qualcosa di pericoloso, McCartney ha risposto:

Per alcune persone lo è. Noi abbiamo sempre pensato di essere nel giusto. Se eravamo pericolosi, lo eravamo per le autorità russe e questo per noi significava non essere così male.

E noi ci sentivamo esattamente così. Penso sia vero che in buona parte tentassero di sopprimere l’influenza occidentale. So che c’è stato un periodo in cui si pensava che le cose stessero migliorando ma la repressione tornò più di prima. Solo Dio sa quello che c’era dietro la politica e la realtà, per me è bello potersi rifugiare in una canzone.

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