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Deicide – Banished By Sin

Sin dal 1990, anno di rilascio dell’esordio omonimo, i Deicide sculacciano i discepoli del Cristianesimo, umiliandoli nella pubblica piazza a suon di death metal satanico e di liriche che, tra riferimenti trogloditi e allusioni metaforiche, non si prestano certo a malintesi di sorta. Un’abnegazione demoniaca che, se una volta incuteva timore e rispetto, provocando anche l’astio di associazioni religiose di multiforme identità, da parecchi lustri a oggi, complice una qualità media degli album decisamente discontinua, è diventata, per la band, pressoché l’unico motivo per far parlare di sé, con il frontman e fondatore Glen Benton principale bersaglio di critici e vecchi estimatori.

Degli spiriti perfidi senz’anima, dunque, la cui ultima release risaliva al 2018, un “Overtures Of Blasphemy” che, pur non appartenendo alla nomenclatura dei dischi da gettare del tutto dalla finestra, vista la presenza di qualche pezzo decoroso, dava comunque l’impressione di un LP sgonfio e privo di mordente, frutto di un gruppo per il quale, allora, sembrava giunta l’ora di deporre le armi al fine di evitare ulteriori tragedie artistiche. Di conseguenza, l’annuncio del nuovo “Banished By Sin”, pubblicato sotto l’egida della Reigning Phoenix Music, non lasciava spazio a grandi speranze di riscatto, anzi, la visione di una copertina generata con l’apporto tecnologico dall’Intelligenza Artificiale e, a voler malignare, versione alternativa della cover di “Now, Diabolical” dei Satyricon, pareva aggravare definitivamente la situazione.

Nonostante, però, il ristretto campo d’azione del songwriting e le sensazioni di déjà vu che affastellano la tracklist, il tredicesimo full-length dei floridiani riesce in una piccola impresa, ovvero quella di rievocare, benché in tono minore, sia la violenza thrasheggiante dei capisaldi dei ’90 sia la cattiveria, pervasa da una discreta eleganza, di “Scars Of The Crucifix” (2004) e “The Stench Of Redemption” (2006). Un platter, dunque, sintesi delle due epoche più significative e prospere per gli statunitensi, risultato dovuto, in parte, alla sostituzione dell’ex Monstrosity Mark English – e di Chris Cannella – con Taylor Nordberg, attuale chitarrista di Inhuman Condition e Ribspreader, che, insieme all’ormai esperta ascia di Taylor Quirion, si rende protagonista di appetitosi ricami neoclassici su up-tempo brevi, feroci, lineari, accesi dal drumming dritto di Steve Asheim e a tratti percorsi da sfumature nere capaci di accrescerne il tiro e l’atmosfera.

Occasionalmente, pertanto, affiora un tono prossimo al black, in grado di invadere le zone oscure dell’anthemica “Sever The Tongue” prima di scavarsi passaggi ariosi attraverso armonizzazioni dal vago sapore epico che non sfigurerebbero all’interno di un lavoro dei Dissection, come accade negli arpeggi dell’irruente “Faithless”, durante la tempestosa “Woke From God” e agli inizi di una poi brusca “The Light Defeated”. Il riff secco e falciante che apre la title-track sorprende per sana spietatezza, al pari della melodia longilinea, quasi contemplativa, che segue l’assolo sindacale di una standard “I Am I … A Curse Of Death”, mentre tocca all’inarrestabile “A Trinity Of None”, scagnozzo diabolico sguinzagliato nel mondo alla ricerca di monaci da arrostire allo spiedo, alzare il tasso di barbarie del lotto. Il piglio slayerano di una “From Unknown Heights You Shall Fall” intrisa di stop’n’go e il mood à la “Legion” di “Doomed to Die” costituiscono un ficcante abbrivio, laddove con le varie e un po’ loffie “Bury The Cross … With Your Christ”, “Ritual Defied”, “Failures Of Your Dying Lord”, il quartetto torna ad abbassare il livello generale, manifestando una stanchezza compositiva che, invero, non sorprende granché. Ma si tratta di grasso che cola a fronte di passate e recenti débâcle; lo stesso vocione del singer tuona incisivo, rinfrancato – in studio, s’intende – dalle sei primavere di pausa, potendo disporre di un’effettistica asciutta e beneficiare di una produzione così nitida da sfiorare la levigatura leziosa. A tal proposito, un maggiore tasso di sporcizia non avrebbe guastato.

I Deicide provengono davvero dalle profondità infernali o dal ventre molle di un cinico e vile calcolo di marketing? Poco importa, dal momento che “Banished By Sin” rappresenta una salubre boccata d’aria mefitica, da assorbire appieno ricordandosi, nel frattempo, di appendere un pentacolo di plastica alla porta d’ingresso della propria casa. Perché, in fondo in fondo, al Diavolo piace esibire un sorriso beffardo.

Tracklist

01. From Unknown Heights You Shall Fall
02. Doomed To Die
03. Sever The Tongue
04. Faithless
05. Bury The Cross … With Your Christ
06. Woke From God
07. Ritual Defied
08. Failures Of Your Dying Lord
09. Banished By Sin
10. A Trinity Of None
11. I Am I … A Curse Of Death
12. The Light Defeated

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