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Geese – Projector

I Geese sono una piacevole sorpresa che arriva direttamente da Brooklyn. Il loro esordio “Projector” fa rumore perché oltre ad essere un ottimo disco, è stato inciso da una band di ragazzi appena usciti dal liceo. I Geese hanno compiuto un percorso breve finora ma i passi sono tutti nella direzione giusta e i tasselli che hanno usato nel disegnare il loro mosaico sono vari. Ascoltare “Disco” è come viaggiare nella storia recente del rock: dentro ci troverete la lezione degli Strokes, ma anche quella dei Battles.

La voce è ispirata e anche glam in alcuni casi (“Projector”), si erge sopra la parte strumentale in tutta la sua estensione e diventa il fulcro del loro approccio stilistico. La relativa semplicità con la quale costruiscono e decostruiscono “Bottle” sorprende per il coraggio che dimostrano nell’inserire degli shuffle di batteria così sperimentali. Se la prima parte del disco è più canonica nel presentare una forma canzone classica, nella seconda metà i ragazzi di Brooklyn virano verso un post-punk audace che può evocare alcuni passaggi degli Idles ma che rimane sostanzialmente integrale al quadro proposto e alla loro identità.

“Rain Dance” che apre il disco somiglia ai primi Wire soprattutto nell’uso della voce così tesa ed elettrica, mentre in “Low Era” entra in gioco lo spirito più groovy dei Foals con gli intrecci strumentali basso/chitarra e gli stop and go ben riusciti. I Geese sono abili nel variare il tono da brano a brano, grazie all’utilizzo di dinamiche e tecniche sopraffine, come accade nell’accelerazione finale di “Fantasies/Survival” dove gli strumenti seguono il flusso energetico delle chitarre. Il dato che sorprende di più è che, nonostante la mole di input musicali così diversi una identità, i Geese sembrano averla già acquisita e con gli ascolti ripetuti si riconosce la qualità del loro stile. C’è spazio anche per un’atipica ballata come “First World Warrior” che riesce a spezzare il ritmo in un disco perfettamente bilanciato tra momenti di furia post-punk e altri di calma apparente.

“Exploding House” è un altro esempio dell’immensa creatività che si esalta all’interno di un brano diviso in movimenti, che sembra essere sul punto di trasformarsi ancora ed ancora. Lo sperimentalismo della seconda parte ci fa intravedere le enormi potenzialità dei ragazzi di Brooklyn in un disco che potrebbe lanciarli sulla ribalta internazionale, e che già oggi rappresenta una delle migliori produzioni rock dell’anno appena trascorso.

Tracklist:

01. Rain Dance
02. Low Era
03. Fantasies/Survival
04. First World Warrior
05. Disco
06. Projector
07. Exploding House
08. Bottle
09. Opportunity Is Knocking

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