Articolo a cura di Bianca P. Boni

Neanche l’abbassamento vertiginoso delle temperature portato dalla pioggia copiosa che ieri si è abbattuta ininterrottamente sul capoluogo lombardo ha potuto spegnere la frenetica corsa di giovani e giovanissimi per accaparrarsi i posti migliori all’Ippodromo SNAI per la quarta giornata degli I-Days.

Una folla di circa 80000 persone, giunta con qualunque mezzo possibile da ogni parte d’Italia, come un fiume incontenibile si è riversata in quella che, a causa del maltempo, si è trasformata in un’ estesa palude di fango: ma per molti questi imprevisti sono risultati marginali, e ha contato solamente l’essere presenti con tutto il proprio animo ad uno degli show più attesi nel panorama hip hop/ rap/ trap del nostro Paese.

Photo: Fabio Izzo

AVA

Si parte intorno alle 18:15 col primo nome del bill, Francesco Avallone, in arte AVA: il giovane e promettente artista e producer salernitano il cui nome va a braccetto con Capo Plaza, pur rimanendo per tutta l’esibizione dietro la consolle, grazie ad una ricca e variegata setlist e la sua immagine proiettata modificata sui maxischermi è riuscito molto bene a coinvolgere il pubblico e raccogliere il loro entusiasmo. Una carrellata senza sosta in cui non può mancare il suo singolo di successo “Tête” che viene gridato a squarciagola, e tra gli altri un omaggio a Wiz Khalifa con una versione riarrangiata di “We Dem Boyz”. A sorpresa infine vi è l’apparizione focosa di Rondodasosa: il rapper cresciuto proprio a San Siro e per cui Ava ha prodotto il suo primo lavoro non può sentirsi più a casa di così, e sul palco infatti si dimena senza sosta.

Photo: Fabio Izzo

Capo Plaza

Dopo una mezz’ora di pausa è il turno proprio di Capo Plaza: il rapper anch’egli salernitano della scena urban che può vantarsi, nonostante la giovane età, di importanti e numerose collaborazioni con artisti di calibro mondiale, ha potuto suonare dal vivo, oltre i suoi più grandi successi, il suo ultimo singolo “Goyard”, e ha inoltre colto l’occasione per annunciare il suo nuovo album in studio. Una performance tutto sommato “tranquilla” in cui l’artista veicola con la sua voce i suoi testi schietti, risuonando in un tutt’uno con il pubblico.

Travis Scott

L’ “idolo” Travis Scott si fa attendere: con una ventina di minuti in ritardo rispetto al programma, circondato da fumo, luci e fiamme che hanno coperto il set essenziale e di certo riscaldato l’ambiente, l’artista americano rimane per tutta l’esibizione piuttosto concentrato sul suo personaggio. Il pubblico in ogni caso è in visibilio e si sfoga in maniera frenetica: sotto al palco in tutta la zona centrale, ma anche nel resto dello spazio si formano i famigerati “wall of death”, che purtroppo in passato hanno macchiato la fama del cantante. La scarsa durata di un’ora, se vogliamo leggerla in un’altra chiave, ha di fatto ridotto il periodo di permanenza nella folla e quindi i rischi correlati. La scaletta invece, rimasta nascosta fino all’ultimo, è un condensato, seppur tra l’eccessivo autotune e la dispersività dell’acustica, delle sue hit più conosciute tratte dai suoi tre album “Rodeo” (2015), “Birds in the Trap Sing McKnight” (2016) e “Astroworld” (2018), oltre che alcune anticipazioni sonore del suo prossimo lavoro in studio.

Lo show di ieri è stato leggendario: che piaccia o meno, Travis Scott è un must-see, almeno una volta nella vita.

Photo: Elena Di Vincenzo

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