A pochi giorni dall’uscita del loro nuovo album “Pretty Vicious”, il cantante dei The Struts Luke Spiller ci ha dedicato un po’ del suo tempo per raccontarci qualcosa in più sul disco. Tra aneddoti e retroscena, il frontman si è abbandonato anche a qualche confessione più personale, permettendoci di conoscere un po’ meglio anche la persona oltre che il cantante.

Ciao Luke, benvenuto su SpazioRock. Come stai?

Ciao a te. Questa qui è l’ultima di una lunghissima batteria d’interviste durate tutto il giorno quindi direi che sono decisamente stanco. Stanco, ma sto bene.

Posso immaginare, dato che il 3 novembre uscirà il vostro nuovo album “Pretty Vicious”. A proposito, potreste dare qualche anticipazione a riguardo?

È il migliore album che abbiamo mai fatto. Avevamo delle idee un po’ vecchie che abbiamo finalmente messo insieme dopo diversi anni e sicuramente mostrano la band nella sua forma migliore. Credo che non abbiamo mai suonato meglio di così. Le canzoni anche sono le migliori che abbiamo fatto in tanti anni, quindi il miglior spoiler che posso fare è questo qui.

Come mai il titolo “Pretty Vicious”?

Allora… Quando siamo arrivati al momento di scegliere il titolo c’erano un paio di nomi su cui eravamo indecisi. In questo disco non volevamo ripetere cose già fatte in passato. Non volevo ripetere me stesso e fare cose che già avevo fatto in passato e la canzone “Pretty Vicious” rappresentava esattamente questo. È stata un’ispirazione musicale che si è rivelata davvero speciale. È una canzone incredibilmente potente, come “Kiss This”, “Could Have Been Me” o “Body Talks”, ma è differente. Non ha quel ritornello potente, i cori, non è quello per cui siamo tipicamente conosciuti e volevo assicurarmi che quella canzone fosse la parte più importante del disco. Ho amato il titolo e questi sono i motivi per cui l’abbiamo scelto.

Ho infatti notato una grande voglia di sperimentare in questo album. Come si è evoluto il sound dei The Struts in questi anni?

Onestamente non ho mai davvero ascoltato solo vecchie band rock. Sono davvero ispirato da diversi tipi di musica e diversi artisti. Una delle cose che mi porto fuori da ciò è che durante il lockdown ho iniziato a sedermi al piano e cantare in maniera davvero introspettiva e ho iniziato un viaggio dove sono diventato quasi dipendente dallo scrivere canzoni più vicine possibili alla mia esperienza personale, è diventata un’ossessione e questo ha giocato un gran ruolo nel nuovo disco. Questo album contiene tanti diversi sottogeneri del rock, potremmo definirli “ombrelli”, combinati tra loro e con la mia esperienza personale che non avevo mai messo così tanto dentro ad un disco fino ad adesso.

Come pensi reagirà il pubblico a questo cambiamento?

Io credo che ai fan piacerà parecchio. Poi non dobbiamo piacere a chiunque. Devi fare quello che ti piace e che pensi sia giusto per te perché ci sono band che cercano di soddisfare le aspettative dei fan ma che poi non cambiano mai. Il fatto è che alle persone non sembrano piacere troppo i cambiamenti. Ma i cambiamenti sono naturali, sono buoni e necessari. Da artista devi cercare di mantenerti sempre interessato, curioso, e come ho detto anche prima nella nostra conversazione questi sono gli elementi che hanno reso l’album differente. Sono abbastanza sicuro che le persone lo apprezzeranno davvero tanto per tutti questi motivi.

LukeSpiller

Parlando delle canzoni, una s’intitola “Rockstar”, ma com’è essere delle rockstar per i The Struts?

È un sacco divertente! D’altro canto non ho un grosso quantitativo di lamentele o aspetti negativi per quanto riguarda la mia vita e il mio stile di vita. Sono famoso e ricco come probabilmente pensavo sarei diventato quando avevo vent’anni? No. Ma sono costantemente ispirato, affamato e mi sveglio ogni giorno facendo il migliore lavoro del mondo e posso continuare a farlo fino a quando lo vorrò. Inoltre, essendo più sentimentale, sapere che posso andare in tour, ispirare persone, cambiare la vita delle persone con la musica è una cosa meravigliosa. Sono veramente fortunato di poter fare quello che faccio. Lavoro molto duramente e suono molto duramente, ma non c’è nulla di cui lamentarsi.

Questa qui è più personale… C’è una canzone del nuovo album a cui sei maggiormente legato? Se sì, perché proprio quella?

Credo “Bad Decisions” su tutte . Come dicevo molto del materiale del nuovo album è molto personale e autobiografico, ma quella è una canzone che è uscita davvero bene. Ho preso delle decisioni davvero sbagliate durante il mio cammino e ho ferito un paio di persone quando non lo meritavano ed è una cosa con cui non è facile fare i conti. Ma credo che la musica aiuti in circostanze terribili e anche le decisioni sbagliate possono a volte far uscire fuori delle grandi canzoni. “Bad Decisions”, quando l’ascolto, mi riporta a quel preciso istante in cui la cantavo nel bagno di un hotel fumando una sigaretta, scrivendo quello che poi è diventato il testo. Mi è un po’ difficile ascoltarla anche adesso.

Invece qual è quella che più ti diverte suonare dal vivo?

Onestamente mi diverte parecchio suonare “Too Good At Raising Hell”, poi un’altra canzone che si chiama “Fallin’ With Me” che è stata pubblicata prima dell’album e quando abbiamo iniziato a suonarla dal vivo è diventata un classico molto velocemente. La stessa cosa è avvenuta con “Too Good At Raising Hell”, forse ancora di più. Quindi queste mi divertono parecchio da suonare dal vivo.

Quest’estate siete stati anche in Italia per dei concerti, com’è suonare nel nostro Paese?

Com’è stato suonare in Italia? Io amo l’Italia e i fan italiani! Gli italiani e i brasiliani sono molto simili, sono molto sensibili. Se fai un concerto in Italia o in Brasile è garantito che nelle prime file qualcuno del pubblico scoppi a piangere dalla felicità e canti e batta la mani ad ogni singola canzone, quindi amo l’Italia per questa passione e per questa sua capacità di lasciarsi andare e piangere lacrime di gioia che è una cosa meravigliosa.

Le persone dicono che noi italiani siamo un “un po’ troppo” in tutto quello che facciamo!

Ma è una bella cosa!

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C’è una band italiana che ultimamente si sta facendo conoscere in tutto il mondo e che ha eseguito una cover della vostra “Kiss This”. Sto parlando dei Maneskin. Cosa ne pensate del fenomeno Maneskin in generale?

Credo che siano grandi. Come hai detto ho saputo della loro cover di “Kiss This” e non troppo tempo dopo abbiamo fatto uno show e trascorso del tempo con loro. Abbiamo anche suonato un paio di canzoni insieme, abbiamo suonato “Jumpin’ Jack Flash” insieme ed è stato davvero divertente. Abbiamo anche fatto una versione di “Can’t Sleep” di Strange Days con loro che doveva essere realizzata e che era davvero esplosiva ma per motivi che ancora non capisco troppo bene non abbiamo ricevuto l’approvazione di mettere su questa canzone ed è stato un peccato perché avere un feauturing dei The Struts con i Maneskin sarebbe stato davvero fantastico. In generale sono davvero contento di quanto siano andati lontano, è grande per loro poter rappresentare il glam rock. È quello a cui mi sono avvicinato per tanti anni e che ho provato a portare ad un pubblico di massa, ora sto coraggiosamente ripensando alla mia immagine e quello che voglio fare, reinventarmi. Band come i Maneskin o i Greta Van Fleet che rappresentano l’immagine del glam rock ti portano a ripensare quello che stai facendo per cercare di restare unico, credo sia una gran cosa.

Parlando di cover, avete fatto una vostra versione di “Royals” di Lorde. Come mai questa scelta? È abbastanza distante dal vostro solito sound…

È stata registrata probabilmente nel 2014. Quello che è successo è che stava semplicemente spopolando su TikTok, davvero bizzarramente le persone iniziarono ad usare una cover ed iniziò ad esserci la confusione se Lorde stesse coverizzando gli Struts e alcuni si chiedevano se la nostra versione fosse l’originale. L’ho trovato davvero divertente. Non è molto raro per gli artisti che alcune loro canzoni non troppo famose o non ancora uscite spopolino su TikTok e quindi poi le registrano. L’esempio più recente che mi viene in mente è “Say Yes To Heaven” che ad una certa è stata pubblicata quest’anno , per noi è stato lo stesso. Credo sia una grande cosa, sarebbe stato come sprecare questa versione che abbiamo fatto della canzone di Lorde non pubblicarla e le persone l’hanno amata.

Prima mi hai parlato della collaborazione con i Maneskin. Oltre che con loro avete collaborato con numerosi artisti, in particolar modo mi viene da pensare ad Albert Hammond Jr., Robbie Williams, Tom Morello e tanti altri… Con quale altro artista vi piacerebbe collaborare?

Uhm… Sì, con gli Struts stiamo facendo così tante cose, abbiamo fatto così tante collaborazioni in passato, ma sto anche lavorando ad un disco da solista per la prima volta e la cosa è molto eccitante. Personalmente adorerei lavorare con artiste donne come Lana Del Rey, Adele, Miley, Demi Lovato, persone del genere. Non ho ascoltato tantissima musica rock in questi giorni per provare ad evolvere in qualche modo, mi piace essere curioso, ispirato, un artista deve crescere e per farlo ha bisogno di ascoltare cose diverse. Ad essere onesto la mia opinione personale è che queste artiste donne siano a livello di testi più introspettive e sensibili e credo che la scrittura maschile manchi di questo. È vero. È facile scrivere tante canzoni sul sesso, sul trascorrere dei bei momenti e anche io sono colpevole di averlo fatto. Ma in questo momento della mia vita voglio comporre del materiale che si discosti da questo e credo che l’esempio migliore per farlo siano queste artiste donne.

Aspetteremo con ansia una canzone con loro allora e siamo curiosi di sapere cosa riserverà il futuro alla band e anche a te! Noi di SpazioRock continueremo sicuramente a seguirvi e ancora grazie per il tempo che ci hai dedicato!

Grazie a voi, ora andrò a fare colazione. È mezzogiorno qui a Los Angeles. E speriamo di risentirci presto.

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