Foto copertina: Bryan Beasley

Figlio d’Arte con la A maiuscola, Wolfgang Van Halen ha gli occhi dell’intero mercato musicale puntati su di lui da quando ha annunciato il suo progetto solista, Mammoth WVH. Dopo essersi portato a casa ottimi risultati con il primo disco, il polistrumentista americano si appresta a pubblicare un nuovo album, “Mammoth II”, in uscita il 4 agosto per BMG. Nonostante i numerosi impegni, Wolfie è riuscito a venire a trovarci di persona a maggio, per fare due chiacchiere – brevi ma intense – a proposito del disco.

Ciao Wolfgang, benvenuto su Spaziorock! Come stai?

Ciao! Sto bene, sono molto stanco. Sono arrivato ieri dopo un lungo viaggio, ma sono felice di essere qui.

Sta per uscire “Mammoth II”. È una specie di sequel, tematicamente parlando, del tuo debutto o il titolo si riferisce semplicemente al fatto che è il secondo album?

Direi entrambe le cose. È in generale l’evoluzione del primo disco, è il livello successivo.

Sono passati solo due anni da “Mammoth WVH” (il primo disco, ndr) e nel frattempo non ti sei mai fermato con le date dal vivo. Hai scritto mentre eri in tour?

Credo che quando sei un musicista non smetti mai di scrivere. Quindi, sì, alcune sicuramente le ho scritte mentre ero in giro, altre erano più vecchie, altre ancora subito prima di essere registrate.

La copertina di “Mammoth II” è davvero stupenda. Comunica agonia ma allo stesso tempo gioia, è molto potente secondo me.

Sì, è vero. Se n’è occupato lo stesso artista del primo disco, John Brosio. Non c’è nessun’altro di cui io sia così appassionato e poi avendo già lavorato insieme è stato più facile questa volta. È un artwork davvero figo, è perfetto.

Concordo! Nei tuoi dischi registri tutto tu, dalla batteria fino alla voce. Forse il prossimo passo sarà autoprodurti?

No, non credo che riuscirei mai senza Elvis (ovvero Michael Baskette, ndr). Credo che sia proprio la cosa che non saprei fare. (ride, ndr)

La tua musica mi ricorda molto l’hard rock degli anni 2000, in particolare gli Alter Bridge. Dal vivo suoni con Garrett Whitlock, che era nei Tremonti, e con Frank Sidoris, che collabora con Myles Kennedy. In più, avete lo stesso produttore, Michael Baskette. Cosa ne pensi di questa connessione?

Credo che siamo un’unica grande famiglia, siamo molto affezionati gli uni agli altri.

Questa volta le canzoni sono più elaborate, complesse. Sei migliorato nella tecnica o nella scrittura? O in entrambe magari?

In realtà credo che si tratti essenzialmente di sensazioni. A questo giro mi sentivo molto più sicuro, più a mio agio e ho deciso di sviluppare maggiormente i Mammoth. Canzoni più lunghe, più pesanti, ma perfino “Waiting”, che potremmo definire una ballad, è molto diversa da tutto ciò che ho fatto nel primo disco. “Better Than You”, l’ultima traccia, finisce sfumando ed è la prima volta che abbiamo optato per questo tipo di finale, abbiamo pensato che fosse perfetto per chiudere l’album.

Foto: Travis Shinn

Anch’io ho trovato il sound più aggressivo. È stato parte dell’evoluzione oppure sei stato influenzato dalla tua vita personale?

Direi entrambe le cose. Da una parte sicuramente c’è l’evoluzione, dall’altra invece la serenità con cui mi sono approcciato al lavoro questa volta. Ho lasciato che le mie influenze più pesanti fluissero nel disco, ad esempio nel primo brano c’è una parte djent che deriva dal mio amore per i Meshuggah. Una parte del genere, con tutto quel doppio pedale, non avrebbe avuto spazio nel primo album. Oppure “Optimist”, che è in 7/4 e mostra il mio amore per i Tool. Si è trattato di sperimentare con maggior determinatezza.

La traccia che ho preferito forse è “Erase Me”. Che mi sai dire di questa?

“Erase Me” e “Miles Above Me” sono state scritte al tempo del primo disco e poi riviste per inserirle in questo. Diciamo che si potrebbe sentire tutto ciò, perché “Mammoth II” è un album dai testi molto più intimi, mentre “Erase Me” è esplosiva come il primo.

Grazie mille per il tuo tempo, Wolfgang. Ti piacerebbe dire qualcosa ai lettori di Spaziorock?

Se comprate il disco, vi ringrazio molto e spero che vi piaccia. Grazie per il vostro tempo.

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