Sold out per i Jethro Tull a Milano nella splendida cornice del Teatro degli Arcimboldi. La band di Ian Anderson ha decisamente brillato in un mix tra passato e presente: nonostante la line up non sia più la stessa degli albori, i musicisti ci hanno fatto fare un piccolo viaggio nel tempo, soprattutto nella prima parte del concerto, che si apre con “Nothing Is Easy” e “Cross-eyed Mary”. La disposizione dei musicisti sul palco consente di apprezzare anche le proiezioni video, perfettamente a tempo con la musica, tra videoclip ufficiali, vecchi live, ma anche elaborazioni grafiche moderne, utilissime a enfatizzare il messaggio dei brani con riferimenti attuali in tipico stile Jethro Tull, che non sono mancati nell’arco della serata. A destra, sulla sua pedana, c’è Scott Hammond alla batteria, che fa da specchio a John O’Hara, con le sue tastiere e il microfono. Giù dalle pedane, a sinistra il bassista David Goodier e a destra Joe Parrish alla chitarra, entrambi muniti di microfono. Ampio spazio, insomma, viene lasciato al frontman, il folletto Ian Anderson che, nonostante i suoi cinquantasei anni di carriera, in alcuni frangenti torna ragazzino e spazia fra palco e proscenio, avvicinandosi al pubblico con il suo flauto, guardando i suoi fan dritti negli occhi.

Ben consapevole che il suo successo ininterrotto sia dovuto, oltre che alle sue indiscutibili doti musicali, al suo forte attaccamento alla realtà e ai temi più scottanti dell’attualità (non manca la critica ai social media come strumento di controllo delle masse) Anderson si concede un’esibizione magistrale di “Holly Herald”, da “The Jethro Tull Christmas Album”, nel bel mezzo di febbraio.

Tra saltelli, movimenti con la mano e l’iconica gamba alzata, la prima parte si chiude del concerto con “Bourèe in E minor”, cui segue una breve pausa prima del secondo set, con la faccia di Anderson che scruta il pubblico sullo schermo. Poco prima che lo spettacolo riprenda, quella che sembra una foto prende vita: il folletto impugna un binocolo, per ricordare al pubblico di non fare fotografie o video.

Lunghi intermezzi strumentali permettono anche agli altri membri della band di brillare, come il giovanissimo Joe Parrish, che si dimostra un vero guitar hero, al pari dei suoi colleghi più esperti che lo accompagnano.

John O ‘Hara, dà invece il meglio di sé in un’introduzione ad “Aqualung”, ricca di sfumature, suoni, virtuosismi e dinamiche, dal più classico dei pianoforti ai suoni che ci trasportano direttamente agli anni ’70. Per il bis, tocca a John e Joe rientrare in scena: i due si lasciano andare in un’improvvisazione ad libitum prima di accogliere il resto della band, per una “Locomotive Breath” a dire poco mirabile.

Dedizione, disciplina, ma anche della sana follia di una band perfettamente coesa sono gli ingredienti che hanno permesso ai Jethro Tull di stregare il palco degli Arcimboldi. La stessa alchimia che ci rende ancora più impazienti di ascoltare “RökFlöte”, il loro ventitreesimo album in uscita ad aprile, il primo con la formazione che ha conquistato il pubblico milanese.

Setlist

Nothing Is Easy
Cross-Eyed Mary
With You There to Help Me
Sweet Dream
We Used to Know
Wicked Windows
Holly Herald
Clasp
Mine Is the Mountain
Bourrée in E minor

Heavy Horses

The Zealot Gene
Warm Sporran
Mrs Tibbets
Dark Ages
Aqualung

Locomotive Breath

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