Agosto rovente come l’Ade, a un passo dalla cifra tonda.
Blacklist – With Murderous Intent (Autoproduzione)
Blackpool è una località balneare nel nord-ovest del Lancashire che, pur celebre per le sue attrazioni turistiche, presenta una stagione invernale dalle caratteristiche non particolarmente piacevoli, con cieli plumbei, piogge e venti costieri che conferiscono una certa tetraggine alla città. Il classico clima oceanico perfetto luogo natio dei Blacklist, quartetto albionico con all’attivo l’EP “Bombs Away” (2019) e il full-length “Disciples Of Time” (2021), una combo in autoproduzione piuttosto gradevole per scrittura ed esecuzione. Ancora in modalità DIY, i britannici pubblicano, ora, il nuovo album “With Murderous Intent”, un omaggio ai serial killer e ai mostri del grande schermo che sembra prendere a piene mani dagli interessi tematici degli Exhumed, iniettando robuste dosi di divertimento a una pietanza ricca di riff orecchiabili e ritmi esuberanti. Questo significa, dal punto di vista musicale, che abbondano i riferimenti a Dark Angel, Exodus, Zoetrope, senza, però, che i richiami si trasformino in un culto stolido del thrash metal statunitense anni ’80. Modern death e melodic black metal si intrecciano abilmente tra i solchi della release, se vogliamo un po’ sul modello delle Crypta, ma con un gusto campy horror davvero originale. Bravi e consapevoli.
Tracce consigliate: “Cannibal”, “Blood Baptism”, “The Dismemberment Blade”
Fulci – The Duck Face Killings (20 Buck Spin)
Dopo “Paura Nella Città Dei Morti Viventi”, “Zombi 2” e “Voci Dal Profondo”, horror movie che rappresentavano l’immaginario rispettivamente di “Opening The Hell Gates”, “Tropical Sun” ed “Exhumed Information”, i Fulci tornano a omaggiare il proprio regista prediletto con un nuovo album basato sul thriller/slasher “Lo Squartatore Di New York”. La vicenda del maniaco con la voce da Paperino è alla base, dunque, di “The Duck Face Killings”, lavoro che, oltre a segnare il passaggio dalla Time To Kill Records alla 20 Buck Spin, vede la line-up della band originaria di Caserta passare da tre a cinque elementi attraverso l’inclusione del drummer Edoardo Nicoloso e del secondo chitarrista Ando Ferraiuolo. Arricchito dal suono dei sintetizzatori e da brevi sample di sapore cinematografico, il brutal death metal del combo nostrano, molto vicino all’esempio dei primi Cannibal Corpse, alletta alla grande per l’equilibrio mirabile tra groove, malsana ferocia e punteggiature atmosferiche, riuscendo a farci respirare al meglio l’aria tossica di una Big Apple intrisa degli omicidi di uno dei serial killer più crudeli visti sul grande schermo. Se fosse ancora vivo, il Godfather Of Gore approverebbe senza battere ciglio, artwork di Wes Benscoter compreso.
Tracce consigliate: “Vile Butchery”, “Human Scalp Collection”, “Sadistic Murder”
In Aphelion – Reaperdawn (Century Media Records)
L’ultimo platter dei Necrophobic, “In The Twilight Grey”, rilasciato appena lo scorso marzo, confermava l’ottimo stato di salute del gruppo di Stoccolma, sulle scene addirittura dal 1989. Evidentemente roso dal tarlo dell’iperattività, il chitarrista Sebastian Ramstedt, in compagnia della seconda ascia Johann Bergebäck e del bassista Tobias Cristiansson, ha deciso di tornare con il side project a nome In Aphelion, già distintosi nel 2022 per le buonissime canzoni dell’esordio “Moribund”. Con il batterista nederlandese dei Cryptopsy Marco Prij a svecchiare anagraficamente la formazione e a dare un taglio più moderno al sound generale, il mastermind scandinavo, oltre a difendersi bene al microfono per mezzo di uno screaming al vetriolo, disegna, per questo nuovo “Reaperdawn”, otto brani solidi e malevoli. Una album che, malgrado ricordi molto da vicino lo swedish death/black venato di heavy e thrash anni ’80 della band madre, vista, tra l’altro, la composizione della line-up, opta per un approccio più selvaggio e insalubre, tralasciando le melodie e l’epicità che caratterizzavano un debutto forse, nel complesso, superiore per varietà di scrittura e atmosfere. In ogni caso, il disco, frutto di funesto un parto gemellare, fa il suo dovere, eccome!
Tracce consigliate: “A Winter Moon’s Gleam”, “When All Stellar Light Is Lost”, “The Darkening”
Order Of Nosferat – The Absence Of Grace (Purity Through Fire)
Recuperiamo, ora, un disco della scorsa primavera, prodotto di un monicker , gli Order Of Nosferat, che ha via via scalato posizioni nella nicchia dell’underground nero europeo. Benché il cosiddetto vampyric black metal si porti dietro una connotazione abbastanza negativa, il duo teutofinnico ne rappresenta, comunque, uno dei migliori esponenti, anche per la serietà con cui affronta il genere in questione. Pertanto, risulta assai sorprendente che il loro quinto opus, “The Absence Of Grace”, tratti in maniera soltanto obliqua i temi vampireschi, mostrando il desiderio del cantante e polistrumentista Count Revenant e del batterista Anzillu di affrancarsi da deleterie etichette. La coppia, in questi dieci brani, elabora un paesaggio sonoro molto più triste e tetro rispetto alle abitudini, instillando nell’ascoltatore un senso di cupa e melodica disperazione che ben si fonde con i caratteristici passaggi dark ambient già collaudati all’interno soprattutto degli ultimi lavori “Nachtmusik” e “Wampyric Wrath Unleashed”, entrambi del 2022. La predominanza pressoché totale di mid-tempo rarefatti e malinconici conduce il lotto in territori alieni dalla violenza dura e pura, generando un’atmosfera depressa, quasi a sottolineare come la band, dopo quattro album in un paio d’anni, abbia deciso di rallentare il passo sotto ogni punto di vista. Con benefici indubitabili.
Tracce consigliate: “Floating With The Ravaged Ones”, “Devouring By Luking Shadows”, “The Absence Of Graves”
Oxygen Destroyer – Guardian Of The Universe (Redefining Darkness Records)
Dopo “Bestial Manifestations Of Malevolence And Death” (2018) e l’ottimo “Sinister Monstrosities Spawned By The Unfathomable Ignorance Of Humankind” (2021), giungono al fatidico terzo album gli statunitensi Oxygen Destroyer, il cui monicker riproduce il nome dell’arma utilizzata per uccidere Godzilla nell’omonimo film del 1954. E sono ancora una volta i kaijū e la loro potenza calamitosa i protagonisti delle liriche tutt’altro che banali del nuovo disco “Guardian Of The Universe”, trentatre minuti a ritmi vertiginosi nei quali il quartetto amplia il proprio ventaglio di influenze che, anche grazie a una produzione di grande incisività iperbarica, riescono a emergere con spiccata nitidezza. Se Morbid Saint e Vader fungono ancora da numi tutelari, benché in maniera velatamente sotterranea, tocca ai vari Demolition Hammer, Deströyer 666, Kreator e Sodom inspirare le prodezze di un gruppo che non indietreggia quando la Bay Area bussa alla porta, soprattutto nelle transizioni più pacate. Thrash a rotta di collo, dunque, infarcito di death e scaglie black, per un full-length radioattivo che certo non ha paura di confrontarsi con i giganteschi mostri della fantascienza giapponese, anzi, li ama alla follia.
Tracce consigliate: “Guardian Of The Universe (The Final Hope)”, “Shadow Of Evil”, “Exterminating The Ravenous Horde Of Perpetual Darkness And Annihilation”