È passato solo un anno dalla caldissima (in tutti i sensi) prima volta degli Spiritbox in Italia, ma la band si fa già rivedere a Milano, questa volta in un contesto più importante (e fresco) come quello dell’Alcatraz. Effettivamente la scalata dei quattro canadesi sembra inarrestabile e mentre la fama di “Eternal Blue” continua a crescere, la band gira il mondo suonando davanti a folle sempre maggiori.

La serata, interamente dedicata a suoni duri e moderni, vieni inaugurata dai giovani Unprocessed, capaci di mixare con equilibrio grande tecnica, melodia e parti più pesanti. Il sound proposto dalla band è molto articolato e i primi brani in scaletta ricordano probabilmente i Polyphia, pur mantenendo toni più alti. Ma è nella seconda metà del loro set che gli Unprocessed spingono maggiormente sull’acceleratore e il pubblico inizia a scaldarsi a dovere, tra circle pit e crowdsurfing. La band conclude dopo circa mezz’ora e scende dal palco acclamata dai presenti: sicuramente da tenere d’occhio.

Il secondo round viene offerto dagli InVisions ed è qui che si inizia a picchiare veramente duro. I presenti un anno fa conoscono già bene la band inglese, che anche in quell’occasione accompagnava gli Spiritbox in tour e non è una sorpresa sentire diverse voci tra i fan cantare insieme a Ben Ville – o quantomeno a provarci, visto l’estenuante alternarsi di scream, growl e squeal pig. I ritmi non rallentano neanche per un secondo, il pubblico si scatena senza sosta e gli InVisions si mangiano il palco come un lupo affamato che sbrana una preda inerme. Rimane solo da chiedersi cosa combinerebbero su un palco interamente loro.

Passano una ventina di minuti prima che le luci si spengano di nuovo: dopo una breve intro che vede i quattro salire sul palco, gli Spiritbox attaccano immediatamente con un pezzo da novanta come “Rule Of Nines”. La folla è incontenibile già da subito, ma si dilaga con la doppietta “Hurt You” – “Yellowjacket”, con breakdown semplicemente devastanti.

Poche sorprese e molte certezze quindi, una band che tiene il palco a meraviglia e si diverte giocando tra melodia e violenza, con Courtney LaPlante che danza sul palco le poche volte che i ritmi rallentano leggermente e si dimena come una belva affamata sui pezzi più aggressivi. Questo magnifico gioco di contrasti è evidente soprattutto in pezzi come “Halcyon” – con il suo finale da pelle d’oca – e “Circle With Me” – sulla quale è difficile distinguere la voce della cantante da quelle dei fan.

La setlist è spezzata a metà da una danzereccia e riuscitissima cover di “Hella Good”, prima della title track dell’ultimo EP “Rotoscope”, che, se esistesse questo termine, potremmo definire dance-core. “Holy Roller” trasforma la platea in un tritacarne e dopo il devastante finale della nuova “Hysteria”, la band ringrazia i fan, annunciando che terminerà lo show con due brani più melodici ed emozionanti. È quasi un sollievo sentirsi vulnerabili sulle note della magnifica “Constance” dopo un’ora infernale, prima di tornare alla realtà e di salutare la band sui ritmi movimentati di “Eternal Blue”.

Gli Spiritbox confermano la buonissima impressione data un anno fa e sostengono un altro live forse un po’ breve in termini di durata, ma con un’intensità travolgente. Dopo questa doppietta in un anno, difficile prevedere tra quanto potremo assaporare nuovamente una loro esibizione, come anche capire quando i quattro inizieranno a registrare il seguito di “Eternal Blue”. L’unica certezza è che, considerato il punto in cui si trovano dopo nemmeno due anni dalla pubblicazione dell’album d’esordio, possiamo sbilanciarci: sentiremo parlare di loro per molti anni a venire.

Setlist

Rule of Nines
Hurt You
Yellowjacket
The Void
Halcyon
Circle With Me
Hella Good
Rotoscope
Secret Garden
Holy Roller
Hysteria
Constance
Eternal Blue

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