NUOVE USCITERECENSIONI

Suicide Silence – Remember… You Must Die

Dopo l’ecumenismo di “Become The Hunter” (2020), un platter che cercava, con risultati dignitosi, di mettere una pezza al pessimo omonimo di tre stagioni prima, i Suicide Silence tornano sulla scena in una congiuntura temporale forse a loro poco favorevole. Negli anni recenti, infatti, l’evoluzione stilistica di band quali Fit For An Autopsy, Lorna Shore, Shadow Of Intent, Whitechapel e la direzione “sperimentale” intrapresa dalle giovani leve (Distant, To The Grave) ha relegato gli statunitensi nella nicchia del deathcore vecchia scuola, una prigione di cliché e anacronismi difficile da abbattere. Il nuovo lavoro, “Remember… You Must Die”, conferma un’impostazione da recupero delle radici, con quel tipico sound quadrato e massiccio che si collega per via diretta a “The Cleansing” e “No Time Bleed”, anche se non manca, al pari dello scorso full-lentgh, qualche salubre infiltrazione dall’esterno. Spifferi che, ça va sans dire, costituiscono i momenti top del disco, il reale successore di “You Can’t Stop Me” (2014).

Messi da parte l’alternative rock e gli eccessi nu-metal, benché i richiami a quest’ultimo non fossero poi così disprezzabili, il quartetto opta per un approccio compositivo da metà 2000: canzoni risolute e muscolari, dunque, ma che, da buone figlie dell’hardcore punk, vanno dritte all’obiettivo, con spessi breakdown a rosolarne i contorni e una produzione da live album spigolosa il giusto. Mark Heylum e Chris Garza distribuiscono dissonanze e armonici artificiali in gran copia, mentre Eddie Hermida alterna scream e growl con discreta personalità, sfoggiando una prestazione davvero apprezzabile, a patto che non vengano tirati in ballo gli spettri del compianto Mitch Luker e degli All Shall Perish.

Soprattutto la prima sezione della scaletta riesce a catturare le attenzioni, grazie a prezzi impetuosi che flirtano con il groove e il thrash (“You Must Die”, “Fucked For Life”), si adornano di chitarre black (“Kill Forever”, “God Be Damned”), presentano gustosi arrangiamenti death dal taglio novantiano (“Capable Of Violence (N.F.W.)”): a tratti sembra quasi di ascoltare i Despised Icon, benché a livello di dinamismo e bagaglio di soluzioni i canadesi si lascino decisamente preferire. La seconda parte, invece, suona meno pregna di suggestioni, a causa di brani che, pur mostrando interessanti incursioni tra metallo nero, Dying Fetus e Obituary (“Endless Dark”, “God Be Deceived”), rivelano nel complesso una certa tendenza alla monocromia (“Alter Self”, “The Third Death, “Dying Life”). Nella conclusiva “Full Void”, però, l’inventivo utilizzo alla scala frigia, costantemente ripresa e variata durante la traccia, concede agli statunitensi l’occasione di esplorare il proprio lato progressive, da intendersi, naturalmente, in termini di aspirazione alla ricerca musicale. Sforzo encomiabile per un gruppo dato per morto troppe volte, e non senza ragione.

Attraverso le note e i testi di “Remember… You Must Die”, i Suicide Silence rivolgono un monito in primis a sé stessi, consci, forse, che il tempo comincia a restringersi e la concorrenza preme, con le zanne dell’oblio impazienti e minacciose all’orizzonte. Le concessioni al moderno qui e là, la riduzione degli aspetti core più triti e il robusto ricorso alla tradizione rappresentano, per i nordamericani, gli antidoti migliori per continuare a esistere e non soltanto a sopravvivere.

Tracklist

01. Remember…
02. You Must Die
03. Capable of Violence (N.F.W.)
04. Fucked for Life
05. Kill Forever
06. God Be Damned
07. Alter of Self
08. Endless Dark
09. The Third Death
10. Be Deceived
11. Dying Life
12. Full Void

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