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Superchunk – Wild Loneliness

I Superchunk sono un’istituzione dell’underground americano. Da più di trent’anni in attività, questa band ha sviluppato uno stile personale che coniuga il punk, il rock alternativo e il pop in maniera intelligente. Giunto al dodicesimo album “Wild Loneliness” dopo un disco marcatamente punk rock come “What A Time To Be Alive” (2018), il quartetto americano recluta dei collaboratori affidabili (Owen Pallett agli archi, Kelly Pratt alla tromba e Andy Stack dei Wye Oak al sassofono) per un disco dal respiro più ampio, nel quale spesso le chitarre acustiche sono in primo piano e guidano il suono. Il tono delle liriche è ottimista e sembra affilato contro la disperazione indotta dalla pandemia (il disco è in parte nato durante questa fase). I Superchunk si dimostrano una band solida, capace di affrontare temi complessi come il cambiamento climatico con ironia e leggerezza, senza risultare fuori luogo (“Endless Summer”).

L’album inizia benissimo con “City Of The Dead”, che fissa lo standard qualitativo, con l’incastro strumentale e armonico-melodico che esplode in un perfetto ritornello. La capacità del quartetto di Chapel Hill di limitare le sfuriate punk grazie ad arrangiamenti più ricchi è da applausi, ma non incide minimamente sull’energia che sprigiona “Wild Loneliness” nel suo complesso: basta ascoltare “On the Floor” (con al controcanto Mike Mills dei R.E.M.) per farsene un’idea. Ci sono momenti come nella meditativa “Highly Suspect” dove i fiati erompono nel tessuto della canzone e si inseriscono in modo naturale nel flusso strumentale.

Quando si affronta poi il lato nascosto dei Superchunk, e cioè le ballate, è una vera sorpresa: sia “Set It Aside” che “If You’re Not Dark” lasciano trasparire un senso malinconico insospettabile ed è interessante ammirare la non scontata abilità dei quattro nel maneggiare le tonalità minori. “This Night” sembra un pezzo che Bruce Springsteen inserirebbe volentieri in uno dei suoi dischi, infarcito com’è di fiati, di melodia pop rock per le masse, e, al contempo, di speranza per il futuro.

Forse è il lato positivo di aver tre decadi di musica alle spalle, il potere di sperimentare cercando di unirsi su un’idea di musica aperta alle influenze esterne, che ha concesso agli americani la possibilità di confezionare un disco senza riempitivi. “Refracting” è probabilmente il brano più punk dell’intera raccolta, quello che rappresenta al meglio i vecchi Superchunk.

“Wild Loneliness” affronta l’attualità e tematiche importanti come l’isolamento, la solitudine e la connessione tra gli individui drasticamente caratterizzata dagli eventi in corso, cercando di trasmettere il messaggio che nulla è perduto e che c’è una giusta speranza da coltivare. C’è bisogno di dischi come “Wild Loneliness” in questo momento.

Tracklist

01. City Of The Dead
02. Endless Summer
03. On The Floor
04. Highly Suspect
05. Set It Aside
06. This Night
07. Wild Loneliness
08. Refracting
09. Connection
10. If You’re Not Dark

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