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The National – First Two Pages Of Frankenstein

Dopo diversi anni di attesa, abbiamo finalmente tra le mani “First Two Pages of Frankenstein”, il nono album dei The National e il primo progetto in studio della band dal 2019. Nel frattempo ne sono successe di cose: la pandemia, il blocco dello scrittore di Matt Berninger e ben due album di Taylor Swift co-prodotti da Aaron Dessner – insieme al gemello e bandmate Bryce nel caso di “Evermore”.

All’interno dell’album troviamo 11 brani che riflettono la nota cifra stilistica della band di Cincinnati e di questi, 4 sono collaborazioni con nomi molto importanti della scena musicale contemporanea: Sufjan Stevens in “Once Upon A Poolside”, Phoebe Bridgers in “This Isn’t Helping” e “Your Mind Is Not Your Friend” e Taylor Swift in “The Alcott”.

La cantautrice compare già nel primo paragrafo di questa recensione perché da brava pop star del XXI secolo le è impossibile non fagocitare tutto ciò con cui entra in contatto. Sia chiaro, non siamo qui per esprimere un giudizio su una delle poche cose buone uscite dai due anni di COVID (“Folklore” è un album molto gradevole anche per chi non è il tipico ascoltatore di Swift), bensì per evidenziare come al primo ascolto di “First Two Pages Of Frankenstein” già si evinca quanto quelle due collaborazioni possano aver influenzato sia la creazione di questo album, sia la nostra percezione di esso.

Il rischio di passare dall’essere “le menti dietro Folklore ed Evermore” a fare un album “che ricorda Folklore ed Evermore” è sempre in agguato, specialmente se si entra in contatto con il magico (e spesso inquietante) mondo della pop star. Se da una parte Dessner ha letteralmente salvato la carriera di Swift cucendo assieme a lei e su di lei due progetti che l’hanno fatta tornare ad avere una buona reputazione (capito il gioco di parole?) e a vincere Grammy Awards, da quella dei The National abbiamo un progetto che, come qualcuno non ha perso tempo a definire, è una “Taylor’s Version”.

Nonostante i testi di Berninger non manchino di quella poetica di cui oggi il mondo ha veramente bisogno, viene a mancare un po’ di quel tocco “barocco” che ci ha fatto apprezzare artisti di questo genere, così tanto capaci di portarci in lunghi viaggi con la nostra mente e nella nostra anima.

Questo lo rende un brutto album? No. Ci sono stati progetti migliori per la band? Probabilmente e di sicuro ci sono stati momenti migliori per pubblicare un album che suona così: bene… e basta.

Tracklist

01. Once Upon A Poolside (feat. Sufjan Stevens)
02. Eucalyptus
03. New Order T-Shirt
04. This Isn’t Helping (feat. Phoebe Bridgers)
05. Tropic Morning News
06. Alien
07. The Alcott (feat. Taylor Swift)
08. Grease In Your Hair
09. Ice Machines
10. Your Mind Is Not You Friend (feat. Phoebe Bridgers)
11. Send For Me

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