Dopo aver aperto le date italiane dell’ex One Direction, Louis Tomlinson, i The Snuts hanno tenuto il loro primo concerto in Italia da headliner per promuovere il loro secondo album in studio “Burn The Empire”.

La band scozzese, che si sta facendo gradualmente conoscere anche nel nostro Paese, si è esibita venerdì 16 settembre alla Santeria Toscana di Milano. Dopo i tedeschi Neeve, l’inizio del concerto è slittato di un’ora a causa dell’inserimento nella line up dei The Mysterines, gruppo inglese che sta facendo riscoprire le sonorità noise/grunge alle nuove generazioni. Con un live coinvolgente ed intenso, la band capitanata da Lia Metcalfe si è rivelata degna di attenzioni, sicuramente un gruppo da seguire per gli amanti del genere e che potrebbe riservare belle sorprese.

Verso le 22.20 è arrivato il turno dei The Snuts che hanno aperto le danze presentando uno dei brani contenuti nel loro nuovo album in uscita il 30 settembre. Dopo “Pigeons In New York” le note di una chitarra hanno annunciato l’attesissima “Glasgow”, probabilmente uno dei pezzi più intensi e meglio riusciti della loro discografia. Una volta rotto il ghiaccio, i The Snuts si sono dimostrati dei grandi animali da palcoscenico.

La band ha prediletto nella scaletta i nuovi brani, dando così un assaggio ai fans di quello che possono aspettarsi da “Burn The Empire”, suonando per la primissima volta dal vivo delle canzoni che lasciano intendere un cambio di direzione verso sonorità più punk. Sono difatti mancate le ballad e nel complesso momenti più melodici.

Si è puntato maggiormente su pezzi energici, che facessero ballare e scatenare il pubblico, intervallati da intermezzi con voci registrate che davano l’impressione di trovarsi quasi in un vecchio film. In effetti anche il look total black con occhiali da sole del frontman strizzava un po’ l’occhio a qualche pellicola in stile retrò, come se ci si ritrovasse sul set de “Le Iene” o del musical “The Blues Brothers”.

Un teatrale Jack Cochrane si è rivelato non solo un ottimo cantante ma anche un grande intrattenitore, scandendo ogni parola a ritmo di movenze e gestualità delle mani che gli conferivano anche una certa sensualità. Jack ha giocato con i suoi fans, coinvolgendoli in cori, interagendo continuamente con loro e perfino recuperando il telefono di una ragazza in prima fila per scattarsi un selfie.

Nonostante però la predilezione verso il nuovo materiale, non sono mancati in scaletta i brani che hanno contribuito a far conoscere la band anche in Italia, come “All Your Friends”, “Always”, “Maybe California”, “Juan Belmonte” e “Fatboy Slim”, che hanno visto cantare tutto il pubblico, dimostratosi estremamente caloroso verso la band.

Certo, per chi li segue dagli esordi un po’ si è sentita la nostalgia dei primissimi The Snuts, quelli dal sound sporco delle early demos che però arrivavano dritti al cuore. Insomma per chi aveva avuto modo di vederli live agli inizi si è avuta un po’ la sensazione del “mi manca qualcosa”. Ma nel complesso i The Snuts si confermano sicuramente una delle band alternative rock più interessanti del momento, un gruppo che vale la pena continuare a seguire per vedere cosa ci regalerà ancora. Non resta adesso che aspettare l’album.

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