Ricordando il loro ultimo EP “(This Is) Heaven”, può sembrare strano associare gli Young Culture a questo nuovo album omonimo: cresciuti con pop-rock e pop-punk (elementi a cui ha contribuito l’amicizia con il cantante degli State Champs Derek DiScanio), i tre operano un punto di rottura con questo self titled. I ragazzi di Albany definiscono questo lavoro come la dimostrazione della propria maturazione musicale, ma la carne sul fuoco, in qusto caso, è davvero tanta. L’album abbandona quasi completamente ogni accenno al rock, accogliendo al suo interno moltissime influenze pop: i ricordi di un passato riconoscibile popolano soltanto alcuni brani come “Holiday In Vegas”, “Compass” e “American Idle” (con un assolo notevole), mentre i nuovi elementi si distribuiscono in egual misura nelle restanti tracce. Con “I’ll Be There” sembra di tornare con i Backstreet Boys degli anni ’90, mentre la musicalità di “Anywhere I Go, I’m Taking You With Me” e “Better Off As Friends” richiama i The 1975.

In “Young Culture” troviamo un po’ di tutto: amore, cuori spezzati, pop, accenni di hip hop e parti di sassofono. C’erano tante aspettative per questo self-titled, che in sé rimane un buon album, ma gli Young Culture, a fronte di così tanti nuovi elementi, forse non riescono in tutti i brani a dare un ordine, mancando, in alcuni frangenti, di una solida coesione di fondo.

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