È uscito una settimana fa “My Echo, My Shadow, My Covers And Me”, primo album di cover di Awolnation. Ne abbiamo proprio parlato con il mastermind del progetto, Aaron Bruno, che ci ha raccontato la genesi di questo lavoro e le motivazioni dietro alle sue numerose rinascite.

Ciao Aaron! Benvenuto su SpazioRock. È un piacere averti qui con noi. Come stai?

Ciao! Sto bene. Ho fatto molte cose ultimamente. Sto lavorando al mio nuovo album, non quello di cover appena uscito, proprio il prossimo album. Per quanto riguarda quello appena uscito, ho già fatto tutta la parte dura del lavoro, nel momento in cui viene pubblicato di solito non sono particolarmente impegnato. Quindi ora mi sto solo godendo il tempo libero.

Il 6 maggio è uscito appunto “My Echo, My Shadow, My Covers And Me”, una raccolta di cover con alcune delle migliori voci dell’attuale panorama rock/disco pop alternativo. Come ti è venuta questa grande idea?

Bene, grazie per aver detto che è un’ottima idea! Negli ultimi due anni, ovviamente, abbiamo vissuto tutti questa esperienza pesante e ognuno ha avuto modi diversi di affrontarla. Ovviamente a seconda di dove ti trovavi avevi diversi livelli di paura dell’ignoto, regole diverse, modi diversi di gestire le cose, capire come stavano le famiglie di tutti, gli amici, ecc… Il mio modo di affrontare la situazione era fare più musica perché avevo appena pubblicato il mio ultimo disco “Angel Miners & The Lightning Riders” e ovviamente sono stato chiuso in casa come tutti gli altri. Stavamo per andare in tour per promuovere l’album come al solito, e poi è accaduto l’inusuale, vero? Quindi non ero dell’umore giusto per fare un album completamente nuovo in quel momento e ho pensato “Beh, non so cos’altro fare, non posso andare da nessuna parte, non posso uscire”. Anche se ho trovato il modo di andare a fare surf per tutto il tempo – non potevo smettere di farlo. Ad ogni modo ho trovato un modo per rimanere creativo, anche se non era molto creativo perché le canzoni sono già state scritte per me ovviamente, ma ho pensato che fosse una buona idea chiedere ad altri artisti se avevano il tempo di unirsi a me nell’avventura di questo album di cover e quasi tutti hanno detto di sì! Ed è stato sorprendente per me! Dicevo “Sono sicuro che sei impegnato, so che stai lavorando a diversi progetti, ma ti va di cantare in questo disco?” E quasi tutti dicevano “Non sto facendo nulla in questo momento, quindi mi piacerebbe”. Quindi sono stato davvero fortunato, visto che tutti stavano cercando di capire cosa fare. Avere qualcosa da fare, è stata una buona opportunità per sentirmi più normale. Questo album non sarebbe stato possibile 20 anni fa perché non saremmo stati in grado di vederci con gli altri e la tecnologia non era abbastanza buona per inviare una traccia vocale via mail. Sono molto grato per la tecnologia in questo caso, perché sono stato in grado di lavorare con Beck su una canzone anche se non l’ho mai visto di persona. Ho potuto sentire la bellissima voce di Jewel e non ho mai avuto modo di vederla di persona. Quindi posso dire che questo album di cover sia stato un buon reset prima di tuffarmi nel prossimo album originale, che sto finendo proprio ora. Quando stavo lavorando a queste canzoni, non abbiamo mai parlato del mondo, di cosa stava succedendo e delle nostre paure. Ci siamo solo divertiti e siamo tornati a ciò che tutti conosciamo meglio, ovvero la musica.

Come hai già anticipato, hai collaborato con colleghi come Beck, Conor Mason dei Nothing But Thieves, Elohim… vecchi amici e nuovi. Hai detto che ti sei divertito così tanto durante l’intero processo, vuoi parlarci di una canzone che ti è piaciuta particolarmente?

Adoro il modo in cui ogni artista si esprimeva così a fondo. È stato davvero un onore avere queste voci sull’album, ma la canzone più emotiva per me è stata “Alone Again (Naturally)”. Era una canzone che ho sentito un sacco di volte nella mia vita in diverse commedie romantiche, usata quasi come una “parodia”. Non ero coinvolto fino a quando non ho approfondito il testo, e solo allora ho capito quanto sia devastante e straziante. Quindi quella è stata la canzone più difficile da cantare e da mixare bene, la sfida più tosta, e probabilmente la canzone meno conosciuta del disco. Anche se all’apparenza è una canzone molto conosciuta, ovviamente ha avuto centinaia di milioni di stream e così via, ma molti dei miei amici non l’hanno mai sentita. Il testo, sai, parla di qualcuno che in questo mondo cerca di trovare sé stesso e poi alla fine va via praticamente da solo! Quindi era molto adatto a quello che stavamo attraversando tutti, molti di noi hanno trascorso molto tempo da soli negli ultimi due anni. Sono stato fortunato ad avere mia moglie e i miei cani, ma tante persone erano sole da qualche parte, in un appartamento, e penso che il peso del mondo sia caduto un po’ sulle spalle di questa canzone, in particolare su di me mentre la stavo registrando. I ragazzi della band country Midland hanno voluto fare delle armonie e unirsi alle canzoni. È stato davvero divertente perché ci conosciamo da 20 anni, quindi questa è la canzone che sceglierei, credo. E’ la più pesante, emotivamente.

Ascoltando l’album sono rimasta folgorata, i brani sono arrangiati perfettamente, non riuscivo a stare ferma! La scelta che hai fatto è piuttosto eterogenea: da “Material Girl” di Madonna a “Wind Of Change” degli Scorpions, passando per “Waiting Room” dei Fugazi: principalmente anni ’80, ma anche i due decenni successivi. Immagino che tu sia cresciuto con questi inni. Come mai questa scelta di canzoni? Ce ne sono altre che avresti incluso? Com’è stato l’intero processo?

Grazie mille per aver ascoltato il disco e ballato, significa un sacco per me! Sì, riguardo la scelta delle canzoni cerco di seguire il flusso il più possibile quando si tratta di musica, anche se sto scrivendo una canzone nuova. Se sbatto contro un muro e rimango bloccato su una parte, passo semplicemente a un’altra canzone, un’altra parte. Non mi sono mai permesso di avere quello che chiamano “blocco dello scrittore”, vado avanti e basta. La vita è troppo breve per rimanere bloccati su qualcosa. E di solito quando vado avanti poi torno indietro e capisco come può essere risolto alla fine. Magari mi sveglio una mattina e mi dico “Devo aggiustare quella parte che fa schifo, ora posso renderla migliore”, perché non ne sono ossessionato. Con queste canzoni è andata allo stesso. Ho scelto “Beds Are Burning” per prima perché ho sempre voluto fare una cover di quella canzone, l’ho riarrangiata, Tim (McIlrath dei Rise Against, NdR) ci ha cantato e suonava benissimo per me, e bum! Sono passato alla successiva. Ho sempre voluto fare un album di cover e alla fine ho avuto un motivo per farlo. E potrei fare dieci album così perché amo un sacco la musica e ci sono così tante canzoni diverse di cui ho sempre voluto fare una cover. Ma per qualche motivo queste sembravano quelle giuste da affrontare, anche se alcune erano davvero ambiziose da fare, come “Wind Of Change”, sembrava una sfida folle e quindi l’ho fatto! C’erano canzoni come ad esempio “Material Girl” con Taylor Hanson, non mi aspettavo che andasse necessariamente bene, ma volevo provare perché sarebbe stato divertente e con il suo modo di cantare suona benissimo, tipo Michael Jackson per me o qualcosa di simile. Sono rimasto colpito, sono molto contento del risultato. L’album è figo. Non ho potuto avere questi cantanti in studio a registrare normalmente e non tutti hanno mandato tracce della stessa qualità sonora. Alcune persone hanno usato strumentazione professionale, altri hanno semplicemente usato il microfono del loro computer, hanno cantato e mi hanno inviato il risultato, quindi ho dovuto sistemare tutto. Mi è piaciuta molto anche questa sfida.

Una svolta particolare nella tua vita è stata, purtroppo, la distruzione del tuo studio a causa degli incendi in California nel 2018. L’hai definita “una strana benedizione”: sei risorto dalle tue ceneri e l’hai presa come un’opportunità per reinventarti creando musica per il tuo ultimo lavoro “Angel Miners & The Lightning Riders”. Poi è arrivata la pandemia e di nuovo hai fatto lo stesso, costruendo quello che si è rivelato essere l’album di cover di cui stiamo parlando. Penso che sia difficile da spiegare a parole, ma quanto la musica ti ha aiutato a guarire e a superare tutti questi momenti difficili?

Credo che la musica migliore sia stata fatta quando la vita ha messo un’artista a dura prova e quei dischi e quelle canzoni mi hanno sempre toccato di più e hanno significato di più per me. Ogni volta che succede qualcosa di traumatico nella mia vita – come il mio studio in fiamme, una situazione di vita pesante come la perdita dei propri cari, le rotture, i momenti difficili, le lotte, tutte le cose che hanno costruito il mio carattere – ho sempre messo tutto in musica. A volte è difficile fare buona musica quando le cose stanno andando alla grande nella tua vita. Il mio primo album è nato da un fallimento assoluto e dall’essere confuso e perso: molte canzoni sono uscite da questa mentalità. La vita presenta sempre nuovi ostacoli per tutti noi, il mio modo per affrontarli è sempre stato quello di trasformarli in musica e usare quest’ultima come via d’uscita. Quindi questo è ciò che questo album di cover è diventato accidentalmente per me, e così facendo mi sono preparato a fare il prossimo disco in studio, il quinto album come Awolnation. Sì, è stato strano assurdo ripartire dopo l’incendio e poi dover fermare i tour per il Covid, ma quando vieni abbattuto, poi ti rialzi di nuovo, è così che è la vita. Gli esseri umani sono davvero resilienti e si vede ora, le persone iniziano ad uscire allo scoperto anche se non lo facevano da un po’. Stiamo uscendo da un periodo molto strano, unico e difficile, ci alziamo in piedi e impariamo di nuovo a camminare bene. Siamo caduti insieme e insieme stiamo tutti andando avanti ora. È un po’ quello che la musica significa per me.

Come hai detto prima, stai lavorando su nuova musica, scrivendo nuove canzoni. C’è qualcosa che ci puoi dire a riguardo? E hai pensato di programmare dei tour in un prossimo futuro?

Sì, a breve faremo un annuncio, su eventuali spettacoli futuri (pochi giorni fa Bruno ha annunciato un tour in America il prossimo autunno, NdR). Non so quante e quali cover suoneremo, alcune sono molto complicate da rendere dal vivo e poi ovviamente chi ha cantato nelle canzoni non potrà essere in tour con me. Ma sto cercando di capire cosa fare. Per quanto riguarda il nuovo disco, so solo che è il quinto, sto cercando di renderlo il più epico possibile.

Vedremo, allora! Stiamo arrivando alla fine dell’intervista. Vorresti lasciare un messaggio ai tuoi fan italiani e ai nostri lettori? A proposito, ho letto da qualche parte che hai origini italiane, vero?

A quanto dicono i miei genitori sono metà italiano e metà svedese, ma non ho fatto il test perché non voglio proprio saperlo. Amo pensare di essere metà italiano perché amo gli italiani, il vostro Paese e la cultura. Ogni volta sono orgoglioso di dirlo! In effetti ho scritto anche una canzone a riguardo, “Half Italian”, penso che il lato emotivo e artistico di me derivi da quello. Quindi sì, direi solo che è un onore che qualcuno in Italia ascolti la mia musica, ne sono davvero orgoglioso.

Grazie per questa intervista e buona fortuna per tutto!

Grazie mille. Ti auguro una buona giornata!

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