Se la giornata d’apertura del Bay Fest 2022 è stata caratterizzata dall’eterogeneità dei suoni e da un certo equilibrio tra potenza e melodia, il protagonista assoluto della giornata di sabato è stato il punk-rock duro e puro, quello che proprio non riesce a scendere a patti con la melodia. Insomma, quel punk-rock che è stato pensato in primis per picchiare duro. La terza giornata del Bay Fest 2022 stava viaggiando spedita in questa direzione, finché non sono saliti sul palco i The Hives di mr. Howlin’ Pelle Almqvist a scombinare tutte le carte. Ma procediamo con ordine.

La musica sul palco del parco Pavese di Bellaria-Igea Marina ha avuto inizio alle 17:45, davanti ad un pubblico ancora poco numeroso. I primi a salire sul palco sono stati i lucchesi Acid Brains, che hanno avuto il duplice merito di aver rotto il ghiaccio in modo più che discreto e di aver anticipato quello che sarebbe stato il “paradigma” dominante da lì fino a che non sono saliti sul palco i The Hives. Pur essendo stati aggiunti pochi giorni fa come sostituti dei No Fun At All e nonostante i problemi con la chitarra ad inizio del loro set, gli Spider non hanno sfigurato, anzi sono stati acclamati più volte dal pubblico presente. Le esibizioni di Acid Brains e Spider sono state notevoli, ma la prima metà della giornata è stata dominata dai The Baboon Show, che hanno proposto un punk-rock rapido e senza tanti fronzoli, ma allo stesso tempo originale e godibile. I veri punti di forza dell’esibizione della band svedese però sono stati la capacità di coinvolgere il pubblico e la straordinaria attitudine da rockstar della frontwoman Cecilia Bostrom, che ha anche – giustamente – sottolineato come il rock sia in primo luogo qualcosa con cui divertirsi, ma anche un mezzo potente con cui veicolare messaggi contro discriminazioni e ingiustizie. Il gruppo capitanato da Bostrom è riuscito indubbiamente a far divertire e pogare i presenti, ricordando però che il rock non si limita solo a questo.

Il sole inizia a calare e, mentre il cielo si fa buio, salgono sul palco i Raw Power, storica band hardcore punk italiana. Nonostante il tempo che passa (la band è stata formata ormai 41 anni fa, nel 1981), la formazione reggiana è sempre instancabile: riff di chitarra taglienti come lame e scream incessanti si abbattono sui presenti per quasi un’ora in maniera costante, dato che le pause che il gruppo si è concesso sono state ben poche, oltre che brevi. La band italiana ha offerto un’ora di energia pura e “grezza”, in linea con le aspettative create dal loro nome. Un’esibizione semplice, vecchio stile, in cui la potenza degli strumenti e della voce l’ha fatta da padrone.

Un discorso non dissimile può essere fatto per i Circle Jerks. Saliti sul palco con qualche minuto d’anticipo, i quattro musicisti – in particolare il frontman, Keith Morris – ne hanno approfittato per fare quattro chiacchiere col pubblico, per poi attaccare a suonare con l’energia che da sempre li contraddistingue. Anche in questo caso, la colonna portante dell’intero set è stata la potenza sprigionata da una band che tuttora gode di un buonissimo stato di salute, nonostante l’età e i tanti anni di inattività. Pur non trattandosi di un gruppo estremamente famoso, l’importanza dei Circle Jerks per la scena punk-rock è innegabile: la formazione americana rappresenta l’essenza del punk-rock old school che non scende a compromessi e questo aspetto è rispecchiato da quella che in teoria è la canzone più orecchiabile – e famosa – della loro discografia, “Wild In The Streets”, che è ancora capace di far urlare al pubblico “Wild in the streets, running, running“, pur essendo tutto fuorché un pezzo orecchiabile. Probabilmente quello di “Wild In The Streets” è stato il momento migliore di un set degno di nota, che si è concluso con cinque canzoni di fila (tra cui il classico “World Up My Ass”), senza alcuna interruzione, che hanno scaldato il pit tanto da renderlo una vera e propria bolgia.

“We’re The Hives. You’re not. So fuck you!

Keith Morris aveva avvisato il pubblico di quello che sarebbe andato incontro con i The Hives e non si era affatto sbagliato. Dai primi secondi dell’opener “Come On!” ai celebri singoli “Walk Idiot Walk”, “Two-Timing Touch And Broken Bones” e “Hate To Say I Told You So”, la band svedese ha mandato letteralmente in visibilio i presenti per più di un’ora. Pur non presentando chitarre pesanti come quelle dei gruppi precedenti, i The Hives sono riusciti comunque ad emanare un’energia straripante, tipica di chi si vuole divertire e far divertire. E a tal proposito è impossibile non aprire un capitolo a parte per parlare del mattatore assoluto della giornata, il leader della band, Howlin’ Pelle Almqvist, che ha assunto il ruolo di cantante, showman, provocatore e trascinatore di folle. Almqvist è stato un vero e proprio uragano, perennemente in movimento per ballare, cantare, scherzare, fare monologhi per lo più sconclusionati o, talvolta, privi di alcun senso (per sua stessa ammissione). I cinque musicisti svedesi, accompagnati dagli immancabili tecnici-ninja, hanno confezionato un’esibizione davvero unica sotto diversi punti di vista, in particolare quello dell’intrattenimento, un’arte che i Nostri conoscono assai bene. Ma una componente importante del set dei The Hives è stata anche la follia: una follia sana, che si è tradotta in un pogo spropositato e in un rapporto amore-insulti tra il pubblico e Pelle Almqvist. Le immagini del finale, affidato al singolo “Tick Tick Boom”, sono davvero difficili da dimenticare: momenti di gioia incontenibile e contagiosa, che mettono la parola fine ad un’altra giornata impegnativa ma alquanto soddisfacente.

Il terzo giorno di Bay Fest si è concluso nel migliore dei modi. Dopo una giornata di punk-rock e hardcore punk duri e puri (tipici di ogni festival del genere che si rispetti), sono arrivati i The Hives per scombinare tutto: sembra una sorta di controsenso, ma il risultato è stato comunque discreto. Ed è proprio per questo che il Bay Fest ormai è diventato un evento imperdibile: ogni anno, puntualmente, rispetta le aspettative. Appuntamento al prossimo anno, con la speranza di rivedere Pelle Almqvist e soci al più presto (magari proprio sul palco del parco Pavese di Bellaria-Igea Marina).

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