A chapter called children of bodom
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Children Of Bodom – A Chapter Called Children Of Bodom (Final Show In Helsinki Ice Hall 2019)

Noi vorremmo non farci del male, però dobbiamo. Ci tocca pizzicare la nostalgia, rievocare i ricordi, dissotterrare sentimenti che appartengono ad un passato nemmeno troppo lontano e che hanno definitivamente direzionato le vite di tanti.

I Children Of Bodom, per chi vi scrive, significano adolescenza, lunghi viaggi in autobus, cuffiette conficcate nei padiglioni auricolari, magliette con su il Tristo Mietitore di “Something Wild” a fare da chioccia quando il mondo cominciava a sembrare troppo grande e ostico da affrontare.

Tre anni sono trascorsi dalla scomparsa di Alexi Laiho, tre anni da quando un frammento del nostro cuore è stato violentemente sradicato e lasciato dissolvere nell’etere.

Un axeman meraviglioso, a suo modo rivoluzionario, capace di scovare un collegamento tra il freddo death metal dei paesi scandinavi e la melodia, un’opera maestosa, che si regge su dieci pilastri discografici distribuiti su più di venticinque anni di onoratissima carriera. Un carattere forte e strabordante, miccia e combustibile di una band che ha segnato la storia della musica e che ha visto la sua conclusione – quella meno tragica – nello scioglimento avvenuto nel 2019, poco dopo l’ultimo, grande concerto alla Helsinki Ice Hall, raccolto su nastro e marchiato col nome: “A Chapter Called Children Of Bodom”.

Un capitolo di vita per noi, un capitolo di vita per loro: lo sa Henkka Seppälä che, trafitto dall’opening riff di “In Your Face”, terzo gradino della setlist, si volta per qualche secondo e lascia che le lacrime gli corrano sulle guance, in un misto di gioia per quel che è stato e malinconia per quello che non sarà più. Ed è comprensibilmente il pezzo meno riuscito del lotto, complice l’emozione che rende esseri umani anche i colossi di Bodom, scaldatisi con l’uno-due “Under Grass And Clover” e “Platitudes And Barren Words”, direttamente dall’ultimo – ottimo – “Hexed”, salvo poi ritrovarsi ad incassare lo schiaffo emotivo di un passato glorioso giunto al capolinea.

Titubanza che dura poco, il tempo di un pezzo, il tempo di accantonare definitivamente la tristezza e riaccendere i cilindri del carrozzone finlandese per il solito, scenografico massacro sonoro: il groove fatticcio di “Shovel Knockout, le roboanti mitragliate di “Bodom Beach Terror”, lo stregato manto melodic death con cui “Everytime I Die” ricopre il palazzetto di Helsinki.

Alexi Laiho non è ai livelli degli esordi, ma mostra una forma vocale niente male, considerando anche gli alti e bassi dell’ultimo periodo di carriera: buonissima la resa dell’evergreen “Are You Dead Yet?”, così come, in generale, quella dell’intera scaletta, messa a ferro e fuoco dai grandi classici e impreziosita dagli innesti più moderni.

Dalle devastanti “Follow The Reaper” e “Deadnight Warrior” balziamo temporalmente in avanti tra le sassaiole di “I Worship Chaos”, dagli squilli synth che ingravidano il minaccioso pattern di “Hate Me” al gelido mid-tempo di “Angels Don’t Kill”.

Troncone finale tutto ossa rotte e dovute celebrazioni: l’iconica intro di “Lake Bodom”, intonata dalle corde vocali del pubblico, discepole e seguaci delle dita infuocate di Janne Wirman , incornicia la passione sconfinata del momento, vivida e ardente nonostante la mancanza di un riscontro visivo.

Uno spettacolo grandioso che affida a “Downfall” l’ultimo urlo on stage dei Children Of Bodom e di Alexi Laiho, proprio con una delle tracce simbolo di un capolavoro assoluto come “Hatebreeder”.

Qualcuno ha alzato timidamente i forconi, affibbiando all’uscita di “A Chapter Called Children Of Bodom” il cartellino di presunta operazione commerciale. Noi, semplicemente, ci discostiamo fermamente da tali pensieri, vuoi per tutto quello che abbiamo detto in testa alla recensione, vuoi perchè riteniamo l’ultimo lascito discografico dei finlandesi non un semplice live album, ma un piccolo portagioie dentro cui racchiudere tutto il bello che, negli anni, è germogliato dalla loro musica.

Da custodire minuziosamente, da rispolverare quando ce n’è bisogno.

Kiitos Alexi, kiitos Children Of Bodom.

Tracklist

01. Under Grass And Clover
02. Platitudes And Barren Words
03. In Your Face
04. Shovel Knockout
05. Bodom Beach Terror
06. Everytime I Die
07. Halo Of Blood
08. Are You Dead Yet?
09. Blooddrunk
10. I Worship Chaos
11. Angels Don’t Kill
12. Follow The Reaper
13. Deadnight Warrior
14. Needled 24/7
15. Hate Me
16. Hate Crew Deathroll
17. Lake Bodom
18. Downfall

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