A tre anni dal precedente “Final Transmission”, i Cave In tornano oggi con il nuovo album “Heavy Pendulum”. Ne abbiamo parlato con John-Robert Conners, batterista e tastierista della band, che ci ha raccontato la genesi di questo lavoro e le sue sensazioni per il ritorno sul palco.

Ciao John, benvenuto su SpazioRock! Come stai? Immagino che sarete molto impegnati in questo periodo…

Ciao, bene, grazie! Sì, siamo molto impegnati, stiamo facendo molte interviste e stiamo lavorando ai video per i singoli dell’album. Siamo davvero carichi, non vediamo l’ora che tutti i fan lo ascoltino.

Parliamo proprio di questo nuovo album, “Heavy Pendulum”, in uscita oggi. Il vostro ultimo album “Final Transmission” è uscito addirittura dopo 8 anni dal precedente, mentre questa volta abbiamo aspettato solo 3 anni. C’è stata qualche differenza nel processo di scrittura e registrazione?

Quando la pandemia è iniziata eravamo appena tornati da una serie di tour in supporto a “Final Transmission”, siamo stati fortunati da quel punto di vista. È stata l’occasione perfetta per mettersi a scrivere nuova musica insieme, sempre rispettando tutte le misure di sicurezza. Eravamo rilassati perché essendo tutto fermo non avevamo deadline o cose simili e potevamo lavorare con tranquillità. Nel frattempo Stephen (Brodski, ndr) stava lavorando anche con i Mutoid Man, mentre Nate con i Converge, c’erano un sacco di cose in ballo, quindi è stato comodo avere tanto tempo e non avere nulla di prefissato. È stato bello anche perché eravamo solo noi a lavorare insieme.

Questo album è stato prodotto da Kurt Ballou, che aveva prodotto anche il vostro primo lavoro. Come mai avete deciso di tornare a lavorare con lui?

È interessante, quando abbiamo fatto quell’album Caleb era appena entrato nella band e abbiamo scritto e registrato tutto molto velocemente. Ora sono passati più di 20 anni, Nate è appena entrato e abbiamo deciso di affidarci di nuovo a Kurt. Alla fine è successo qualcosa di molto simile. È davvero bravo e comunque negli anni ci siamo sempre tenuti in contatto per diversi motivi, ci conosciamo da quando siamo ragazzini. Lavorarci insieme in studio è molto semplice per noi. C’è stata solo una grande differenza, per questo album abbiamo registrato suonano live insieme, con le voci a parte (come precauzione per il Covid), mentre per il primo avevamo fatto più take per ogni brano.

Poco prima rispetto all’uscita di “Final Transmission” avete dovuto affrontare la scomparsa di Caleb. So che in questo nuovo album sono presenti alcune parti scritti da lui e trovo che sia un tributo davvero bello da parte vostra. Cosa puoi dirci della sua presenza in questo album?

Sì, sua moglie ci ha consegnato un vecchio quaderno in cui annotava e scriveva testi, quindi abbiamo usato alcuni di questi versi e alcuni riff che aveva scritto alcuni anni prima. Abbiamo suonato con lui per tantissimi anni ed eravamo molto legati, ancora adesso quando scriviamo facciamo tantissime cose che faceva lui senza pensarci minimamente, ci vengono in automatico. Un’altra cosa è che anche Nate, che ora lo sostituisce, lo conosceva bene sia come persona che come musicista e quindi riesce a capire cosa fare e come comportarsi in diverse situazioni. Non abbiamo avuto alcun tipo di problema da questo punto di vista quando abbiamo iniziato a scrivere le canzoni nuove.

    Foto: Jay Zucco

Uno dei singoli che avete pubblicato è “Blinded By A Blaze”, che mi ha sorpreso molto per il sound doom e il testo. Puoi raccontare qualcosa in più su questo brano?

Il testo credo sia ispirato ad un viaggio in macchina in California al tramonto. A volte scrivere un testo per una canzone è difficile, ci pensi un sacco, cambi tante, ma in questo caso si è praticamente scritto da solo. Musicalmente credo che sia stata ispirata anche da band come i Soundgarden e i Nothing. È stata una sfida ma siamo soddisfatti, ci piace molto. Mi ricordo che è nata durante un soundcheck, mentre c’eravamo solo io e Stephen sul palco, ha iniziato a suonare il riff e abbiamo deciso di metterci dei cambi di tempo.

Durante la vostra carriera avete pubblicato molti album, spesso suonando generi diversi. Credo che una degli aspetti migliori di “Heavy Pendulum” è il fatto che contenga praticamente tutto quello che avete fatto in questi anni. Avete lavorato consapevolmente per raggiungere questo risultato o è stato più un processo naturale?

Dal mio punto di vista non è stata una cosa consapevole. Io, Stephen e Adam lavoriamo insieme da tantissimo e quindi conosciamo bene quello che abbiamo fatto in passato e quello che possiamo fare. Dall’altro lato, Nate, che è arrivato da poco, conosce i nostri album precedenti, ma non aveva mai lavorato in studio con noi, quindi aveva una prospettiva diversa, ovvero quella di scrivere canzoni di una band di cui è sempre stato fan. Ci sono stati casi in cui in questo modo poteva dirci “Ok, questo è qualcosa che assomiglia ai Cave In che conosco, questo invece no.” O addirittura casi in cui magari sentiva qualcosa di diverso, ma che poteva essere un buon passo successivo per noi.

Finalmente tornerete in tour, prima negli Stati Uniti e poi in autunno in Europa. In questo lungo periodo senza concerti, qual è la cosa che ti è mancata di più della dimensione live?

Credo l’eccitazione. Ci sono due grosse parti dell’essere in una band: scrivere/registrare musica e andare in tour. Sarò onesto, preferisco la prima parte (ride, ndr). Non è che non mi piace suonare dal vivo, ma sento davvero tanta pressione prima di un concerto. Ma comunque gli altri sono tranquilli e mi hanno sempre aiutato da questo punto di vista. Comunque sì, la cosa che mi manca davvero è l’eccitazione che c’è dietro a tutto un evento live, non solo nostra, ma anche del pubblico. C’è sempre una grande energia e dal palco si sente davvero tanto. Sono sempre nervoso prima di un concerto, ma per fortuna ormai ho abbastanza esperienza da saper gestire questo aspetto.

    Foto: Jay Zucco

Suoni la batteria e le tastiere, quindi ti chiedo: puoi farmi il nome di un batterista e un tastierista con cui sogni di suonare?

Questa è difficile (ride, ndr). Ci sono tantissimi batteristi con cui vorrei lavorare e avrei anche delle idee specifiche, ma non sono mai arrivato al punto di parlarne. Se non fosse già stato nei Cave In prima di me mi sarebbe piaciuto tantissimo suonare con Ben Koller dei Converge, ma anche Alex Garcia-Rivera degli American Nightmare è un batterista fantastico. Ce ne sono tantissimi, ma forse preferirei lavorare piuttosto con amici molto bravi piuttosto che con batteristi famosi. Per quanto riguarda le tastiere, devo dire che non ci sono tantissimi tastieristi che suonano in band rock. Ce ne sono tanti che fanno jazz, ad esempio, ma per il rock o musica più pesante è diventato difficile trovare tastieristi e pianisti molto bravi. Una cosa che dovrebbe fare secondo me un bravo tastierista in un gruppo rock è saper aggiungere layer e basi elettroniche in modo da rendere migliori i brani. Cercherei qualcuno che sappia fare bene questo. Non so se ho risposto alla tua domanda, in caso negativo mi spiace (ride, ndr).

Figurati, anzi, hai detto molte cose interessanti. Immagino che non sia una domanda semplice…

Sì, probabilmente andrò avanti a pensarci tutto il giorno e stanotte alle 3 mi sveglierò pensando “No, avrei dovuto dire un’altra cosa!” (ride, ndr).

Se così fosse ti chiedo scusa in anticipo. Come dicevamo prima, suonate insieme da tantissimi anni. Qual è il segreto per rimanere insieme per più di 25 anni, scrivendo e suonano musica per così tanto tempo?

Difficile dirlo, ma credo che la cosa più importante sia l’essere amici. Una forte amicizia ti aiuterà ad attraversare anche i momenti più difficili, ci sono state diverse occasioni in cui uno di noi aveva qualche problema e l’abbiamo sempre superato insieme. Anche nei periodi in cui non abbiamo pubblicato album per diversi anni ci vedevamo comunque molto spesso e ci divertivamo insieme. Poi ci sono altre cose, ma questa è sicuramente la più importante, supportarsi sempre a vicenda. Anche se qualcuno ha un periodo no, in cui magari vuole dedicarsi ad altro o tirarsene fuori è sempre importante essere uniti. Stesso discorso vale nei casi in cui qualcuno vuole dedicarsi ad un progetto parallelo, è importante che ci sia supporto anche in quel senso.

Questa era l’ultima domanda, grazie mille per questa intervista! Come ultima cosa ti va di lasciare un messaggio ai fan italiani?

Spero che stiate tutti bene! Prendetevi cura di voi stessi e di chi vi sta intorno, siate sempre gentili. Chiunque hai dei problemi da affrontare, cercate sempre di dare supporto a tutti. E da ultimo, speriamo di vederci a qualche concerto!

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