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Daniela Pes – Spira

Può, dietro la complessità di arrangiamenti e suoni indefinibili, nascondersi la manifestazione di arte che va oltre la comprensione di quello che stiamo ascoltando? Qualcosa che ci faccia semplicemente galleggiare nello spazio e nel tempo per mezz’ora, lasciando perdere elucubrazioni su quanti e quali fatiche ha attraversato l’artista per raggiungere un risultato simile. Qualcosa che, siamo consapevoli essere più grande di noi, ma che accettiamo di non comprendere, immersi totalmente e beati di questa sfuggevolezza nebulosa, toccante.

Siamo nel 2023 e la trentenne Daniela Pes, nata in Gallura, pubblica il suo album d’esordio “Spira”. Sette tracce complesse, frutto di uno sforzo creativo lungo tre anni, nei quali la musicista ha lavorato con Jacopo Incani (Iosonouncane) come produttore, mettendo la firma su un disco difficile da catalogare, ma, nonostante tutto, facile da assimilare.

Una formazione che alterna grande cantautorato italiano, jazz e musica tradizionale e che Daniela Pes fa confluire in un lavoro fortemente personale e stratificato, nel quale vengono intrecciate elettronica, ambient, percussioni e molto altro, in una continua ricerca di una melodia squisita e accessibile. E fluttuando tra le sette tracce di “Spira” veniamo continuamente colpiti da un torrente emotivo, da un mix di tradizione e modernità in cui nulla è fuori posto, cullati da melodie aliene come dalle onde del mare placido.

“Spira” è dunque un viaggio – da sperimentare rigorosamente nella sua interezza – che attraversa diversi paesaggi sonori, rimanendo comunque sempre omogeneo e fedele a se stesso. Troviamo momenti più cantautoriali, parti sperimentali, sezioni che flirtano con l’ambient e lo shoegaze, tutte racchiuse in un’aura magica e ineffabile, all’interno di pezzi che sono in continua evoluzione fin da “Ca Mira”, che con il suo tempestoso crescendo finale ci porta nelle percussioni nervose di “Illa Sera”, sempre domate dalla meravigliosa voce della cantante. Una voce che amalgama le diverse anime del lavoro, attraverso un lavoro ammirevoli su suoni e linee vocali. E proprio a questo proposito, una delle maggiori caratteristiche di “Spira” sono i testi, scritti in una lingua inventata, che va ad unire parole in italiano, latino e dialetto gallurese. Una scelta che non pregiudica la capacità comunicativa dei pezzi, anzi, in un ossimoro di decostruzione del linguaggio, ne accentua l’assimilazione, che diviene basata esclusivamente sui suoni e sulle sensazioni che da questi scaturiscono, che sia una quieta litania (“Carme”), parole recitate (“Ora”) o cori vigorosi e ancestrali (“A Te Sola”). Ma i punti più alti dell’opera non vengono raggiunti solo nelle parti vocali e a questo proposito non possiamo che evidenziare, come momenti forse migliori, le magnifiche sezioni strumentali che caratterizzano “Arca” e soprattutto “Carme”.

Non è un caso che Daniela Pes, pur suonando pezzi che, almeno in questo momento storico, non sfonderanno mai la barriera del mainstream, stia collezionando continui sold out in tutta Italia. Non è un caso che “Spira”, pur essendo un album di esordio di un’artista fino a pochi mesi fa sconosciuta, stia raccogliendo una quantità tale di consensi da parte di un pubblico così eterogeneo. Perché certe volte non abbiamo bisogno di capire. Ringraziamo innanzitutto il coraggio di una ragazza dalle idee a suo modo visionarie – vi sfidiamo a trovare qualcosa di simile nel panorama musicale italiano – e le sue capacità nel dare una forma intangibile a queste idee. Tuffiamoci, poi, con gli occhi lucidi dentro “Spira”, dentro questo mondo a suo modo perfetto, dove antico e moderno danzano insieme, dando vita a concetti e sensazioni ugualmente forti ed estranee.

Tracklist

01. Ca Mira
02. Illa Sera
03. Carme
04. Ora
05. Làira
06. Arca
07. A Te Sola

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