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I primi EP, il primo album e i primi tour europei potevano essere un caso, ma questo no. Il secondo capitolo della carriera dei Giant Rooks si porta dietro un discreto hype, ma senza il rischio di restarne vittima. Mancano tre settimane all’uscita del nuovo disco “How Have You Been?” e tutti i tasselli del puzzle prendono il proprio posto, compresa la prima data italiana di questo nuovo corso. Siamo a Milano, che ha ospitato il progetto berlinese già altre due volte negli ultimi anni e che adesso apre le porte della sua venue bomboniera: in Santeria Toscana 31 i Giant Rooks tornano a far festa con i fan italiani.

Passi il rock, il metal, la techno, il synth-pop e svariate altre cose che la band in ambito musicale fa molto, molto bene. Anche nell’essere fruitori, ascoltatori e avventori di concerti, i tedeschi competono bene con tutti, persino con gli inglesi. Ma l’indie? Beh, questa è una mezza novità. Non capita molto spesso di vedere una band non anglofona presentarsi così in questa scena. D’accordo, ci sono i The Notwist, che sono una gemma rara, ma quello è un territorio post-rock più raffinato, meno appetibile per le grosse platee. I Giant Rooks hanno tutto il potenziale per essere un fenomeno pop. Hanno beneficiato del tutoraggio dei Kraftklub, compatrioti per cui hanno aperto numerosi concerti, superandoli sia in termini numerici che di appeal. Di fatto, con loro, la proposta musicale tedesca esportabile fa un balzo in avanti nel processo evolutivo e arriva al punto in cui si può parlare senza troppa paura dell’ennesima potenziale “next big thing europea”.

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“For You” esplode sul palco come fosse la theme song dell’entrata in scena di un wrestler della WWE. I Giant Rooks salgono sul ring pronti a dare spettacolo e la dichiarazione d’intenti che li accompagna è limpida: ci sarà da divertirsi. Promessa mantenuta fin dalle prime battute, con il frontman Frederik Rabe che sprigiona un’energia che ricorda quella di Tom Smith degli Editors – ma non movenze altrettanto iconiche, naturalmente – e rivela doti canore vagamente paragonabili a quelle di Fil Bo Riva. Aggiungiamoci il briciolo del fascino di Maarten Devoldere dei Balthazar e abbiamo la nuova creatura di un moderno Victor Frankenstein dell’indie rock.

Non è un one-man show: i Giant Rooks sono cinque e nonostante la giovanissima età sono compatti come chi ha imparato a stare sul palco con la stessa naturalezza con cui frequenta il proprio pub di fiducia. Finn Schwieters, Finn Thomas, Jonathan Wischniowski e Luca Göttner tengono il ritmo del loro leader con quel poco di goffaggine che induce affetto e ispira genuinità, tutti ingredienti apprezzabili in un genere-non-genere che è nato dal concetto di indipendenza artistica per poi scadere in tantissimi stereotipi. La loro formula diventa ancora più magica quando in scaletta arrivano brani come la nuova “Cold Wars” – che ha debuttato live appena una settimana fa e viene già accolta come un classico del repertorio – e la magnifica “What I Know Is All Quicksand”, vero highlight della serata, nonché prova inconfutabile del talento di Frederik Rabe.

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I margini di miglioramento ci sono, anche in termini di bilanciamento della scaletta e di gestione dell’intensità, ma è innegabile che siamo di fronte a una band fatta e finita che non deve far altro che seguire senza troppi freni il proprio flusso creativo e macinare chilometri. Speriamo di non ripetere lo stesso gravissimo errore commesso con gli olandesi Kensington, che si sono sciolti prima che il resto dell’Europa – ma anche del mondo – potesse rendersi conto di che benedizione fossero. Speriamo che in qualche modo sia chiaro a tutti che il singolone “Wild Stare” non era un exploit, che il disco “Rookery” non era frutto della fortuna dei principianti e che abbiamo davvero per le mani un gruppo creato senza stampino e privo di confini.

Setlist

Intro
For You
Heat Up
Bright Lies
Pink Skies
Bedroom Exile
Cold Wars
What I Know Is All Quicksand
New Estate
Fight Club
Morning Blue (Disco Outro)
Mia & Keira
Somebody Like You
Wild Stare
Watershed

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