Si è abituati a pensare, di tanto in tanto, che i concerti belli, per cui vale la pena spendere il proprio tempo e i propri soldi, siano quelli degli artisti più famosi, che riempiono i palazzetti se non gli stadi, con scenografie pazzesche e grandi cori cantati dal pubblico che riempiono l’etere. Tant’è che quando si dice ai propri amici che si è andati a un evento più piccolo, di un artista meno noto alle masse, ci si sente quasi sfigati. Questo tipo di serate sono diverse, per forza di cose, ma non per questo meno belle, anzi. Sono speciali. E giovedì sera, al Circolo Magnolia, si è tenuta davvero una serata speciale.

Ad aprire le danze è stato un duo inedito, i PeyotenoAlgoritmo, armati di chitarra resofonica e cajón, che hanno fatto sentire ai pochi primi arrivati i loro brani di musica etnica, dalle forti influenze mediorientali. È tutto molto astrale, quanto proposto dal gruppo, e il pubblico sembra esserne catturato. Sicuramente sono artisti da tenere sott’occhio.

Alle 21 sale sul palco il primo co-headliner: Edda, accompagnato da tre musicisti (chitarrista, batterista e bassista/tastierista/corista). Una delle voci più singolari del punk italiano non offre un punk rock con la P maiuscola – difatti nel pubblico non si intravedono i classici puristi da abiti di pelle e jeans strappati –, bensì è un punk pieno di contaminazioni, molto sincero – che forse è come dovrebbe essere sempre, piuttosto che sola apparenza.

Foto: Elena Agnoletti

Edda è assolutamente spontaneo, vero, sia nella musica che nella vita, anche a costo di scadere nel volgare: “Non so se il sole mi protegge/O è il cazzo che ho in mano” recita “Mio capitano”, il brano che apre il suo set. La sua voce è sgraziata ma il modo in cui la usa è fenomenale, passando tra abbondante nasalità (“Ovidio e Orazio”), falsetti acidi (“Lia”, “Edda”) e grattate di gola naturali (“Carlo Magno”, “Stellina”). Si presenta sul palco così come probabilmente era vestito quel giorno: t-shirt gialla, pantaloncini di tela, sneakers. Outfit da lui stesso descritto con fare da influencer: “Con queste ci vado a correre”.

Il suo show è un continuo prendersi in giro senza pietà. Introducendo “Ovidio e Orazio” inizia un discorso che finisce volontariamente in supercazzola – tant’è che la fine viene bofonchiata mimando lontano dal microfono. A metà del set si stupisce di come “Perfino Jamiroquai si è inchiattito, a quanto pare non sono l’unico. Eppure le droghe dovrebbero asciugare, no?” e poi promette di mettersi in forma entro la sua prossima data. C’è sempre di mezzo un paragone ironico con qualcun altro: “quello degli Arctic Monkeys”, Rita Pavone, George Michael e poi ancora AC/DC, Equipe 84, Le Vibrazioni.

Musicalmente, ciò che dà la svolta in più è Luca Bossi, che oltre ad aver prodotto negli anni il cantante meneghino, lo accompagna sul palco dilettandosi tra basso, tastiere e cori. “Signora” funziona così bene soprattutto grazie alla sua poliedricità.

L’apice del suo intrattenimento è l’annuncio fittizio della futura partecipazione al Festival di Sanremo, in collaborazione con l’altro co-headliner. Terminata la sua ora di esibizione, Edda lascia il palco per scendere in mezzo alla platea e godersi l’arrivo di Giorgio Canali & Rossofuoco.

Il punk sincero lascia lo spazio a un punk meno “inquinato” e più d’autore. Giorgio porta avanti la tradizione del punk militante – sulla linea delle formazioni storiche di cui ha fatto parte nella sua lunghissima carriera –, ma non è comunque un personaggio che si prende troppo sul serio al di fuori della musica. Ci fa ridere anche lui a modo suo, tra le sigarette e i bicchieri d’alcool che ingurgita come nulla ancora a 64 anni.

Anche Giorgio è sincero e vero, non si vuole intendere il contrario, ma la differenza tra lui e il precedente performer sta nel come si pongono al pubblico: se Edda si lascia completamente andare, lui invece mantiene sempre un velo di contegno e soprattutto pensa di più a suonare, perché alla fine tutto ciò che ha da dire sta nelle sue canzoni.

Tanti sentimenti ma soprattutto tanta, tanta politica e critica sociale. La setlist del chitarrista emiliano è dedicata in particolare al suo ultimo lavoro “Venti” (2020), con tracce come “Morire perché”, “Circondati” e “Vodka per lo spirito santo”; tuttavia non mancano brani meno recenti come “Emilia parallela”, “Ci sarà” e “Mostri sotto il letto”.

Momenti particolarmente toccanti sono stati l’esecuzione di “Hit the City”, cover del compianto Mark Lanegan, e la dedica di “Precipito” ad Alessandro, ragazzo appartenente all’organizzazione dell’evento, mancato pochi giorni prima. Molto interessante è stato anche il mash-up di “Tutti gli uomini” con “Heroes” di David Bowie.

Giorgio Canali & Rossofuoco chiudono apparentemente con “Lettera del compagno Lazlo al colonello Valerio”, per poi invece suonare a gran richiesta la “post-ultima” “Rossocome”. Terminato tutto, il cantautore mostra la sua disponibilità, esattamente come Edda prima di lui, scendendo dal palco e unendosi alla platea con tranquillità, condividendo con tutti chiacchiere, fotografie e autografi.

Setlist

EDDA
Mio Capitano
Carlo Magno
Vela Bianca
Lia
Ovidio E Orazio
Edda
Signora
Zigulì
Benedicimi
Picchiami
Spaziale
Mademoiselle
Stellina
L’innamorato

GIORGIO CANALI & ROSSOFUOCO
Morire perché
Undici
Emilia parallela
Piove, finalmente piove
Nell’aria
Wounded Knee
Questa è una canzone d’amore
Hit the City
Ci sarà
Circondati
Meteo in cinque quarti
Vodka per lo spirito santo
Tutti gli uomini/’Heroes’
Precipito
Mostri sotto il letto
Rotolacampo
Lettera del compagno Lazlo al colonello Valerio
Rossocome

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