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Gorillaz – Song Machine, Season One: Strange Timez

Articolo a cura di Luca Golfrè Andreasi 

“Strange times to be alive”: questo è il biglietto da visita del nuovo album dei Gorillaz“Song Machine, Season One: Strange Timez”. Un titolo calzante per un 2020 decisamente difficile e atipico, che la band sceglie di raccontare e rappresentare con un insieme di singoli (ben 17 nella versione deluxe), che portano l’ascoltatore in un mondo visionario e surreale. L’ora abbondante di musica è una pausa dalla “vita vera”, in grado di sorprendere e conquistare ad ogni canzone. Un potpourri di stili, suoni e atmosfere che nel loro insieme riescono a risultare incredibilmente Gorillaz. Inoltre, ogni canzone è stata realizzata in collaborazione con un artista diverso, come già sperimentato con successo nei precedenti “Humanz” e “Plastic Beach”. “Song Machine” vanta un cast eclettico ed assortito di artisti emergenti o di culto nell’underground come St.Vincent, 6LACK, Octavian e Fatoumata Diawara, ma anche autentici pilastri dell’industria come Robert Smith, Beck, Elton John e Peter Hook. Ai più scettici tutto ciò potrà sembrare solo una collezione di nomi a fini commerciali, ma i Gorillaz riescono a trasformare tutte queste collaborazioni in qualcosa di sorprendentemente naturale: ogni stile riesce perfettamente a fondersi all’identità della band e a contribuire alla forte estetica del progetto.

L’album si apre con “Strange Timez”, un brano dal ritmo incalzante e dalle venature eighties, forte della collaborazione con Robert Smith dei The Cure. Sono poi delle piacevoli sorprese “The Valley Of The Pagans”, realizzata con Beck, “The Lost Chord”, una ballata delicata ed intensa dai sapori funky che ricorda le sonorità dell’acclamato album “Plastic Beach”, e “Pac-Man”, brano caratterizzato da una lunga ed ispirata sezione rap a cura di ScHoolboy Q e da un riff memorabile e martellante, caratteristica condivisa con “Chalk Tablet Towers”, realizzata insieme alla cantautrice statunitense St.Vincent. La vera rivelazione dell’album arriva però con “The Pink Phantom”, piano ballad struggente che presenta la collaborazione più atipica del disco, ma che paradossalmente lo rappresenta alla perfezione: le linee di piano ed il carisma di Elton John si fondono con la voce robotica carica di autotune del trapper 6LACK, con Damon Albarn a fare da tres d’union tra i due stili. Un brano Gorillaz al 100% che inizialmente spiazza e stranisce, ma che ben presto si rivela sorprendentemente azzeccato. Vengono poi riprese le sonorità anni ‘80 nell’anthemica “Aries” grazie al contributo di Peter Hook dei Joy Division.

Perde di spinta e convince a metà, invece, “Friday 13th” con il giovane rapper franco-britannico Octavian, mentre la seguente “Dead Butterflies”, pur condividendo con il brano precedente sonorità derivate dalla trap, fa molta più breccia nell’ascoltatore grazie ad un arrangiamento più dinamico e variegato. Si passa poi a “Desolè”, un’altra gemma dell’album, sorprendente nella sua freschezza e nella sua capacità di creare atmosfera grazie al contributo con voce e chitarra della musicista franco-africana Fatoumata Diawara. Infine si lascia spazio a “Momentary Bliss”, il singolo che ha lanciato il progetto “Song Machine” e che conclude la versione standard dell’album su toni divisi tra techno, ska e punk.

Le restanti sei tracce invece cambiano completamente passo e atmosfera, alternando brani dalle sonorità rave, techno e lounge come “Opium”, “Severed Head”, “With Love To An Ex” e “Simplicity” a tracce dalla matrice rap come “MLS” e “How Far?”, con quest’ultima che vede la collaborazione di Tony Allen, storico batterista di Fela Kuti, purtroppo tragicamente scomparso poco dopo aver registrato la traccia. Queste canzoni aggiuntive mostrano ancora una volta la poliedricità del progetto Gorillaz, seppure si distacchino dalla narrativa e dalle atmosfere presentate negli 11 brani dell’edizione standard di “Song Machine”.

Nonostante una florida carriera con i Blur ed una seconda giovinezza artistica con gli ispiratissimi Gorillaz, Damon Albarn mette a segno un altro colpo. “Song Machine, Season One: Strange Timez” è una perfetta fotografia socio-musicale del 2020 e una festa di collaborazioni incredibilmente efficaci che danno vita ad un insieme di canzoni non solo sorprendenti e avventurose, ma anche percorse da una vena di leggerezza e positività, che, visti i tempi che corrono, non è certo cosa da poco. Sono tempi strani per stare al mondo, ma decisamente tempi fantastici per essere fan dei Gorillaz.

Tracklist

01. Strange Timez (ft. Robert Smith)
02. The Valley Of The Pagans (ft. Beck)
03. The Lost Chord (ft. Leee John)
04. Pac-Man (ft. ScHoolboy Q)
05. Chalk Tablet Towers (ft. St. Vincent)
06. The Pink Phantom (ft. Elton John & 6LACK)
07. Aries (ft. Peter Hook & Georgia)
08. Friday 13th (ft. Octavian)
09. Dead Butterflies (ft. Kand & Roxani Arias)
10. Désolé (ft. Fatoumata Diawara)
11. Momentary Bliss (ft. slowthai & Slaves)
12. Opium (ft. EARTHGANG)
13. Simplicity (feat. Joan As Police Woman)
14. Severed Head (ft. Goldlink & Unknown Mortal Orchestra)
15. With Love To An Ex (ft. Moonchild Sanelly)
16. MLS (ft. JPEGMAFIA & CHAI)
17. How Far? (ft. Tony Allen & Skepta)

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