Clicca QUI per vedere la fotogallery

L’edizione di quest’anno dello Stupinigi Sonic Park viene inaugurata lontano – si fa per dire – dal suggestivo parco della Palazzina di Caccia. per l’occasione ci troviamo infatti alle OGR di Torino, luogo dove una volta venivano riparati i vagoni dei treni e che da qualche anno ospita grandi eventi, in un mix tra vecchie mura e nuove impalcature: l’unica nota negativa è l’illuminazione ai minimi storici. C’è da dire che però il buio si addice bene agli artisti della serata.

I Petrol sono un quartetto italiano che vede tra le sue file nomi legati a Marlene Kuntz e Fluxus: il loro sound è davvero potente ed eterogeneo, a tratti gothic, a tratti industrial, toccando perfino il grunge. La loro mezz’ora si svolge mentre il pubblico si sta ancora infoltendo, eppure i pochi presenti sembrano apprezzare la loro offerta.

Un’altra mezz’ora abbondante di attesa e le OGR sono ormai pronte per l’arrivo degli Interpol, che, dopo aver aperto il concerto di Paolo Nutini pochi giorni fa, stavolta sono i protagonisti dell’evento. I newyorkesi prendono posizione sul palco e iniziano subito con “Toni”.

Lo show a cui stiamo assistendo è molto particolare: Paul Banks e soci sono tra i portabandiera del post-punk revival degli anni ‘90/2000, ma più di tutti gli altri hanno imparato a menadito la lezione dei Joy Division e la ripropongono oggi sotto nuova veste (più elegante, per la precisione). Potremmo dire di essere di fronte a un post-punk remake, e forse è per questo che tra il pubblico c’è un’alta presenza di appartenenti alla Generazione X.

Nessuno schermo, luci mediocri, nessuna interazione col pubblico (a parte qualche ringraziamento ogni tanto, ma nulla di più): gli Interpol sono freddi, non si muovono quasi dalle loro posizioni iniziali, ma il tutto è coerente con la timidezza, l’interiorità della loro musica. L’esperienza che ci offrono dal vivo è abbastanza accostabile a quella che possiamo vivere coi loro dischi: una passeggiata diurna all’insegna dell’introspezione, sotto un cielo annuvolato, con le cuffie a isolarci dal mondo. Ecco, forse l’unica vera differenza, e pecca, è il lato prettamente tecnico: che sia colpa dei fonici o magari della band che non è al massimo delle proprie forze (dopo aver suonato sotto il sole a Milano vestiti comunque di tutto punto, sarebbe comprensibile), gli scivoloni si sentono, i punti in cui non tutti suonano all’unisono, come in “Take You on a Cruise”, ma perfino “Evil” non risplende di luce propria.

Al contrario dei Petrol, la musica degli Interpol si muove entro confini molto più stretti ed omogenei, ma la loro carriera ultraventennale conferma come le loro scelte funzionino. Senza dubbio, non è un’esperienza che piacerebbe a tutti, soprattutto a coloro che ad un concerto si aspettano di saltare, pogare, scatenarsi: la platea in questa occasione è ferma sul posto, qualcuno accenna ad ondeggiare sul posto. I momenti di maggior brio sono durante i brani più famosi, come “Obstacle 1” e “Evil”, dove tutti cantano. Eppure, si percepisce che in tutto ciò vi è naturalezza, gli spettatori sono contenti, catturati dalla musica.

La setlist della serata è incentrata principalmente sul classico “Antics” (2004) e sul più recente “The Other Side of Make-Believe” (2022), ma c’è spazio anche per qualche traccia degli altri lavori, come la struggente “Pioneer to the Falls” o la filo-Smiths “Stella Was a Diver and She Was Always Down”. Un’ora e mezza che per i non affini sembrerebbe un’eternità, ma che per i fan è anche troppo poco.

Setlist

Toni
Obstacle 1
If You Really Love Nothing
Narc
Into the Night
Take You on a Cruise
Fables
Evil
Pioneer to the Falls
My Desire
Rest My Chemistry
C’Mere
Passenger
Roland
Stella Was a Diver and She Was Always Down
Leif Erikson
Not Even Jail
Slow Hands

Comments are closed.