Lo scorso 9 giugno è stato pubblicato, su Frontiers Records, il terzo lavoro dei False Memories, gruppo italiano dedito a un dark metal dalle sfumature gothic e doom, oggi investito di un taglio progressive che rende il distopico “Hybrid Ego System” un album personale e omogeneo, con Katatonia, Opeth e Lacuna Coil a influenzarne la scrittura. Il chitarrista e produttore Francesco Savino e la frontwoman Rossella Moscatello, motore creativo principale della formazione, ci hanno concesso una gradevolissima intervista a due voci, capace di spaziare dal passato al presente della band, tra cambi di line-up, collaborazioni illustri e uno sguardo già proiettato al prossimo futuro.

Ciao ragazzi e benvenuti sulle pagine di SpazioRock. Come state? Lo scorso 9 giugno, ancora una volta sotto l’egida di Frontiers Records, è uscito il nuovo disco dei False Memories, ovvero “Hybrid Ego System”. Dal momento che si tratta del fatidico terzo album, vi siete sentiti in qualche modo chiamati a soddisfare, più che in passato, aspettative molto alte di critica e ascoltatori?

Rosella: Ciao a tutti i lettori di SpazioRock! Assolutamente. Come a ogni nuova uscita, il costante pensiero di migliorare e migliorarsi è una componente che non può mancare! 

Lo scorso “The Last Night Of Fall” costituiva anche il frutto emotivo della pandemia e delle sue conseguenze, un periodo per certi versi surreale, ma che, per voi, dal punto di vista artistico, è stato particolarmente fertile. Quando è stato rilasciato l’album e vi siete guardati indietro, quale sono stati le vostre prime riflessioni?

Rossella: Sicuramente eravamo già portati a rendere il nostro sound più affine alla nuova formazione, alle idee che io e Francesco avevamo del futuro della band. Mi piace definire “The Last Night Of Fall” come l’anello di congiunzione tra quello che è stato, ovvero “Chimerical”, e quello che è e che sarà, cioè “Hybrid Ego System” e gli altri dischi a venire.

Rispetto al disco precedente, ci sono alcune novità. Vorrei partire, per prima cosa, dalle liriche, che paiono mettere in evidenza l’essere umano e i propri conflitti interiori in un mondo sempre più freddo e supertecnologico da egli stesso creato. al momento di scrivere i testi, la realtà di tutti i giorni vi è stata di maggiore ispirazione rispetto agli universi distopici dei migliori scrittori di fantascienza?

Rossella: La scelta delle liriche, come sempre, ricade su di me. La risposta è: sì! Viviamo sempre più in una società distopica, dove l’essere umano, ora, è costretto a vivere con la tecnologia, che spesso vedo come una trappola più che un progresso. Si sta perdendo il contatto umano, si stanno smarrendo alcuni valori quali rispetto e amore, e spesso si de-umanizza la persona che si ha di fronte. I sentimenti e le emozioni vengono messi sempre più da parte e si fa la volontà di ciò che la società odierna detta come giusto o sbagliato. “Hybrid Ego System” racchiude uno sfogo: lo sfogo di chi non può tollerare questo progresso/regresso, e che viene espresso sovente con parole molto dure e crude.

A proposito di influenze sci-fi, la copertina parla abbastanza chiaro, così algida e apocalittica, e con una figura femminile in primo piano che sembra il frutto più evoluto di una pericolosa Intelligenza Artificiale. Cosa potete dirci riguardo alla scelta dell’artwork e alle impressioni che potrebbe suscitare?

Francesco: Siamo affascinati da scenari audiovisivi distopici ed è una componente che probabilmente svilupperemo ulteriormente anche in futuro. La tecnologia è diventata parte integrante di ogni dettaglio della nostra quotidianità e questo ben si presta a una visione catastrofica nella quale il confine tra la nostra volontà e quella di una coscienza digitale si fondono in un pericoloso ibrido.

Francesco, la tua produzione appare molto ben curata, nitida e attentissima al minimo dettaglio, probabilmente la migliore di cui i False Memories abbiano usufruito. Affidarla a qualcuno esterno alla band potrebbe essere in futuro una carta da giocare per arricchire ulteriormente il vostro sound? O conoscere vita, morte e miracoli del gruppo resta sempre e comunque un vantaggio per operare al massimo anche in cabina di regia?

Francesco: Mai dire mai, ma quella di affidarsi a un produttore esterno, al momento, non la vedo come possibilità. Ritengo che tutto ciò che di ben riuscito ci venga riconosciuto, sia legato a un delicato equilibrio che si regge proprio su una gestione completamente interna alla band.

Davide Tavecchia, il vostro tecnico del suono sia in sede live che in studio, per il nuovo album ha sostituito al basso Gianluca Zaffino. A cosa è stato dovuto questo cambio? E possiamo dire che Davide, forse, si integra addirittura meglio nelle screziate intercapedini sonore della band?

Francesco: Davide Tavecchia è un elemento prezioso che ha contribuito alla crescita della band in modo significativo. Dal punto di vista della gestione dei live, per esempio, ha introdotto soluzioni innovative tali da ridurre i tempi del soundcheck a quindici minuti, standardizzando la resa sonora su livelli ottimi. Inoltre, il suo background artistico è altamente compatibile con il profilo della band, cosa che al momento dell’uscita di Gianluca lo ha reso il sostituto perfetto.

Altro elemento di diversità riguarda la struttura musicale dei brani che, pur conservando la tipica aura dark/gothic/doom da sempre vostra caratteristica precipua, si apre a soluzioni di marca più spiccatamente progressive metal, con relativa diminuzione dell’elemento sinfonico. È stata un’evoluzione naturale o è un progetto che avevate in mente da tempo? E per certi versi vi sentite un unicum nel panorama italiano, considerata la vostra atipicità stilistica?

Francesco: Quando io e Rossella abbiamo iniziato a scrivere i nuovi brani, avevamo le idee chiarissime sul fatto di voler ridurre le orchestrazioni al minimo o quasi. Siamo molto contenti della scelta poiché quella componente rendeva il nostro sound meno focalizzato su ciò che veramente volevamo “cristallizzare” nei nostri brani. Ridotto quell’aspetto, e ampliato in modo significativo soluzioni vicine a un certo tipo di progressive metal, siamo riusciti a concretizzare le nostre intenzioni iniziali, eliminando “fraintendimenti” di genere.  

Ciò che forse faceva difetto a “The Last Night Of Fall” era, probabilmente, una voce aspra che contrastasse con il pulito, a tratti operistico, di Rossella. In “Hybrid Ego System”, Rossella dà prova delle sue enormi capacità utilizzando anche un cantato ruvido e aspro, al limite del death. Anche voi sentivate la mancanza di un contrasto espressivo? E sarà limitato soltanto a questa occasione?

Rossella: Credo che come tutto, anche una persona può evolversi e crearsi nuove dimensioni, ed è quello che sostanzialmente ho fatto io integrando anche parti distorte. Penso, inoltre, che elementi come questi saranno ben presenti nella stesura dei prossimi album, poiché fanno anch’essi parte di una progressiva evoluzione della band. 

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“The Storm Inside”, che apre il disco, vede al microfono la voce dell’ex cantante dei Nightwish Anette Olzon. Come e perché è nata l’idea di chiamarla a collaborare con i False Memories? E la canzone stessa è stata scritta pensando anche alle sue caratteristiche o è lei che si è adattata al brano?

Rossella: Anette Olzon è stata un’intuizione di Serafino Perugino, anche se devo essere sincera: ne rimasi completamente folgorata in quanto sono sempre stata fan dei Nightwish, soprattutto della loro era con la Olzon! Certamente, la canzone è stata pensata per lei e me, si è cercato in tutti i modi di sposare il suo stile col mio, e spero che il nostro esperimento sia riuscito bene!

Il riff principale che guida “Concrete”, così plumbeo e maestoso, credo che renderebbe fiero di voi un maestro della sei corde come Tony Iommi, soprattutto quello dei Black Sabbath nel periodo con Tony Martin alla voce. Cosa ne pensate di questa valutazione? Ho esagerato o colgo nel vero?

Francesco: Amo particolarmente quella parte del disco più onirica e surreale, cosa che temo spesso non venga recepita appieno, ma è un brano che effettivamente è emerso più volte favorevolmente, come in questo caso. Naturalmente, sono onorato di questa valutazione, poiché, direttamente o indirettamente, alla base delle mie influenze tutto si riconduce al grande Tony Iommi.

“Fragments Of Your Ego”, invece, la considero la canzone simbolo dell’album e sembra racchiudere, nei suoi sei minuti abbondanti di durata, le varie sfumature del disco, con l’aggiunta di un’atmosfera generale che potremmo quasi definire epico/cosmica. È nello spazio profondo che i frammenti dell’Io hanno la facoltà di ricongiungersi?

Francesco: “Epic Cosmic Metal” mi piace! Tendenzialmente, amiamo scrivere brani con delle strutture non troppo complesse, poiché riteniamo che la cosiddetta “forma canzone” si sposi bene con soluzioni articolate e ricercate, cosa che, infatti, facciamo di frequente. “Fragments Of Your Ego” è quell’eccezione che volevamo realizzare da tempo, un brano abbastanza strutturato e così “capiente” da racchiudere un po’ tutto il nostro sound, e dalla tua descrizione mi sembra di capire che il nostro tentativo sia andato a buon fine.

“Shed My Skin”, invece, vede per la prima volta la firma del chitarrista Moreno Palmisano, protagonista anche di fantastici passaggi in acustico. Visto che il songwriting è a vostro appannaggio quasi esclusivo, avete lavorato diversamente su questo specifico brano?

Francesco: Moreno Palmisano è un fuoriclasse dell’acustica e, siccome credo che il compito di un produttore comprenda anche quello di individuare e valorizzare al meglio le attitudini dei componenti all’interno del contesto in cui ci si sta muovendo, gli abbiamo chiesto di iniziare a sviluppare un brano con delle coordinate che avevo molto chiaramente in testa e che poi, attraverso un ottimo lavoro di squadra, è diventato “Shed My Skin”.

Nel 2021, con l’uscita dell’album di cover “Echoes Of A Reflection”, avete reso tributo a varie band che vi hanno ispirato maggiormente – anche se non in via esclusiva -, dai Katatonia ai Paradise Lost, dai Lacuna Coil ai The Gathering. Cosa è rimasto di tali modelli in “Hybrid Ego System”? E quali se ne sono aggiunti? Magari gli Opeth?

Francesco: Sei uno dei pochi che si è accorto che gli Opeth fanno parte delle nostre influenze! Detto ciò, per quanto riguarda la scrittura di questo album, ci siamo ispirati solo ed esclusivamente alla crescita naturale che è derivata dalla realizzazione del nostro disco precedente “The Last Night Of Fall”. Ritengo che, a un certo punto, ci si debba obbligatoriamente basare su un proprio percorso personale.

Andando a ritroso nel tempo, quando Rossella nel 2018 è entrata in formazione, avete deciso di ripubblicare l’album di debutto “Chimerical”. Da cosa è dipesa tale scelta? Un modo di ricominciare da zero?

Francesco: Abbiamo prima ritirato “Chimerical” e, poi, lo abbiamo ripubblicato dalle piattaforme di streaming in seguito a un accordo con la label ROAR – Rock Of Angels Records. In sostanza, quello che è successo, è legato al fatto che la line-up dietro alla prima versione di “Chimerical” era completamente allo sbando. Davanti a me avevo solo due scelte: abbandonare il progetto oppure ricostruirlo da zero. Scelsi di continuare utilizzando una pratica per la quale sono tendenzialmente contrario, e cioè pubblicare l’album in maniera indipendente, ma nel mio caso serviva solo come base su cui indirizzare le ricerche dei nuovi componenti. Una volta ristabilita la nuova formazione e concluso l’accordo con ROAR, l’unica possibilità di promuoverlo era quello di creare delle bonus track con la nuova formazione e Rossella alla voce, ma solo ed esclusivamente per i singoli ed i video promozionali.

Avete entrambi partecipato, in qualità di ospiti a vario titolo, all’ultimo album dei Revolution Saints, “Eagle Of Flight”, uno dei migliori lavori di una delle band più eleganti in ambito melodic hard rock. Ci raccontate un po’ com’è andata questa esperienza? E cosa vi ha insegnato?

Rossella: Allora, sono stata io a essere loro ospite nella cover di “Voices”, nostro brano, e che onore per me poter cantare con loro e – soprattutto – su un pezzo dei False Memories riarrangiato! Che dire: è stato magico! Deen Castronovo, Jeff Pilson e Joel Hoekstra sono persone squisite! Sono stata accolta in modo stupendo e vivere quest’esperienza indimenticabile è stato onorevole. Tornando alla domanda, è corretto dire che sia io che Francesco siamo stati coinvolti nella scrittura di un brano per l’attuale disco che, tra l’altro, ha dato il titolo all’intero album, e di un altro pezzo per il loro disco che verrà!

Ora che la pandemia sembra aver deposto definitivamente le armi, i False Memories sono in procinto di partire per un tour a supporto dell’album? O sarete impegnati esclusivamente in festival e show una tantum?

Francesco: Come artisti di casa Frontiers, Rossella e io siamo molto impegnati sul versante discografico tra songwriting, sessioni di registrazione e altre attività remunerate, cosa che rendono i live e i tour – che per la cronaca amiamo – qualcosa che abbiamo deciso di fare solo a determinate condizioni. Al momento, stiamo valutando delle proposte, ma non abbiamo ancora nulla di definito.

Grazie mille per il tempo che ci avete dedicato. Potreste lasciare un messaggio ai vostri fan e ai lettori di SpazioRock?

Francesco: Prima di tutto, ti ringrazio molto per l’intervista, che ho trovato molto interessante e con domande particolarmente calzanti. Vorrei ringraziare in particolare il nostro fan club, nato da elementi esterni alla band e che svolge autonomamente la sua attività di supporto e divulgazione della nostra “causa”. Naturalmente, un grazie ai lettori di SpazioRock che vorranno approfondire e ascoltare la nostra musica.

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