Nel 2019, dopo 15 anni intensi e senza sosta, i Folkstone avevano deciso di dire basta e fermarsi da ogni attività, lasciando tanto sconforto e un grande vuoto tra chi tanto appassionatamente li seguiva.  Album carichi ed emozionanti, e tantissimi live in ogni dove, un metal camaleontico e mai banale, dalle tinte prettamente folk, ma che spazia senza confini tra ritmi forsennati, danze e atmosfere da taverna medievale, ma anche ballate toccanti che molto strizzano l’occhio al cantautorato italiano di grande qualità. Non era chiaro se si trattasse di una pausa o un addio, ma impattante era il silenzio lasciato in una scena metal italiana della quale erano diventati assoluti protagonisti, anche grazie al loro modo di fare musica sempre  onesto e senza compromessi. E come le cose più belle e sincere, siamo ora qui a celebrare un ritorno scintillante ed esplosivo. Un nuovo inizio tra le macerie di un addio, nato in maniera semplice ed onesta come sono loro, i protagonisti di un ritorno tanto atteso quanto inaspettato, che ha fatto tornare la gioia e il sorriso ai tanti fan, vecchi e nuovi. Dal travolgente successo del loro come back live al Metalitalia Festival, con un sold out in poco tempo, al nuovo singolo “Macerie”, sino ad un tour di quattro date praticamente tutte sold out. Un ritorno che fa rumore, di quello vivo e sano, e che  arricchisce nuovamente la scena italiana di un gruppo che, per quello che ha sempre rappresentato, rimane unico, amatissimo ed inimitabile. Lorenzo Marchesi, voce e leader della band ci racconta come è stato il ritorno, le sensazioni e le emozioni di essere nuovamente sul palco e affronta tanti temi con la sua semplicità e la sua ironia, che ne fanno un frontman che ha sempre qualcosa da raccontare, non solamente sul palco.

Ciao Lorenzo! Per prima cosa grazie di essere qui con noi di SpazioRock. Come stai?

Ma intanto vi ringrazio di ospitarmi nei vostri spazi, e io sto bene, va alla grande in questo periodo! (ride ndr). E comunque dai, va tutto bene!

Vorrei cominciare dalla fine, ovvero dalla serata del 2 dicembre al Viper di Firenze. Verso la fine hai detto al pubblico: “Ragazzi ora non perdiamoci di vista, che ci abbiamo ripreso gusto a stare sul palco”. Questo è sicuramente un messaggio bellissimo per voi e per tutti i vostri  fan. Quanta gioia c’è stata nel riprendersi quel palco?

La gioia è stata veramente tanta. Più che gioia è stato un trasmettere e ricevere emozioni. E per noi anche davvero forti, siamo stati proprio inondati di affetto. Non era scontato secondo me. Tutto questo affetto, questa vicinanza, il sentire che le nostre canzoni erano ascoltate da qualcuno… (ride ndr) E sentirsele cantare così è stato veramente bellissimo, sia a Roma che a Firenze, che a Milano. Adesso andremo a Padova e poi ad Asti, sono date già sold out, per noi è una cosa mai successa. Abbiamo sempre avuto il nostro pubblico, ma mai così! Siamo stati letteralmente travolti da questo calore. Anche se comunque noi siamo sempre gli stessi. Dopo il concerto si arriva lì al banchetto, si va al bancone del bar e si bevono due o tre birrette. Per noi l’approccio non cambia e penso che non cambierà mai. Poi sai, sgombriamo il campo: non siamo un gruppo mainstream e penso che non lo saremmo mai. Siamo un gruppo underground che ha fatto dei numeri in più.

Credo che la “Scintilla”, per citare un vostro brano, che ha innescato tutti i recenti eventi  sia stato il sold out al Metalitalia Festival. Mi confermi quindi che non eravate proprio preparati, nemmeno minimamente, ad un affetto così grande e tangibile?

No, te l’assicuro. Quando è andata sold out la data al Metalitalia Festival dopo due o tre mesi, abbiamo detto: “ok, facciamo anche qualche altra data!” Ma non immaginavamo una risposta del genere. Quando abbiamo ricominciato poi il singolo era stato appena fatto e scritto durante le prove del Metalitalia, a cavallo del festival. È stato registrato in fretta e furia subito dopo. E poi è un po’ come aprire il cassetto dopo 4 anni e tirare fuori quello che c’era dentro. Di sicuro il senso della frase “Ci abbiamo preso gusto a stare sul palco” è anche un ritornare ad avere la gioia di scrivere nuova musica.

Per voi il momento del distacco immagino sia stato un momento duro e difficile. Era qualcosa che sentivate necessario fare dentro di voi?

Per me non è stato doloroso. Ti direi una grande cazzata se ti dicessi che è stato doloroso (ride ndr). Volevamo proprio staccare. Io quando ho fatto il tour di addio ho detto: “Basta, non ne posso più!” Non che non ne potessi più della musica o del pubblico, ma ero proprio stanco. Avevamo fatto l’album, avevamo fatto un tour, era tanto che non staccavamo, praticamente 15 anni. Purtroppo non siamo stati abbastanza bravi di vivere solo di musica e quindi ci è toccato comunque lavorare. E quindi la mia testa e la nostra testa è sempre stata tra lavoro e musica. Eravamo veramente svuotati e soprattutto io e Robi (Roberta Rota, cornamusa e voce, ndr) quando abbiamo finito e abbiamo staccato, non avevamo nessun progetto parallelo, nessuna idea, nessuna intenzione di fare altro nell’ambito della musica. E infatti, poi è scoppiato il Covid, ed è finito ai quattro angoli del mondo. Io per tre anni non ho più sentito nessuno, non ho più suonato con nessuno, non ho più cantato, non ho più suonato. Non ho più fatto una mazza che riguardasse la musica. E questo te lo posso assicurare! (ride ndr)

E il fatto di riprendere in mano tutto come è avvenuto?

Sono quelle cose che arrivano. Arrivano quando non sai il perchè. Poi sai, noi Folkstone non siamo dei grandi pianificatori. È arrivata e basta. Una sera ci siamo trovati, due balle, come dico sempre dal calice poi è finita la bottiglia, e decidiamo di fare una data. Facciamo una data e vediamo cosa succede. E da lì in poi come ti dicevo abbiamo visto che è andata sold out nel giro di due mesi, e Robi aveva scritto un testo un anno e mezzo prima. Dai che la musichiamo, dai che facciamo qualcosa, e siamo arrivati ad oggi. Però ad oggi ci siamo detti di guardare le idee che abbiamo, che ci erano rimaste dentro. Che idee vogliamo esprimere nuove. Siamo arrivati qua, però come sempre è un passo passo. Senza pianificare troppo e senza andare troppo in là, perché penso che non serva. Nel breve ti dico che stiamo pensando e stiamo lavorando a nuovi pezzi, poi vedremo. Se mi chiedono se stiamo facendo un album, e quando uscirà l’album rispondo: “non lo so”. Non ne ho minimamente idea. Quando usciranno i pezzi uscirà l’album. Adesso ci sono tante idee. Dalle idee bisogna lavorare tanto per creare i pezzi, e poi si vedrà.

Ti sei sentito più ricaricato dopo questa pausa, anche se il tutto non era pianificato?

Assolutamente! Quando sono salito sul palco al Metalitalia, è stata praticamente una bomba che è esplosa. Voglio dire, è una cosa che ho fatto per quasi tutta la vita, anche se pensi di essere stanco è comunque una cosa che hai dentro. Non te ne liberi così facilmente! (ride ndr) Quando sono salito sul palco ho pensato: “Cazzo, non me lo ricordavo!” (ride ndr) E via, così siamo partiti. 

Una delle caratteristiche dei Folkstone è sempre stata di avere un filo quasi diretto con i propri fan. Sembra davvero una grande famiglia, un incontro speciale che si rinnova ad ogni live. Vi siete mai dati una spiegazione su questo?

Guarda, noi siamo quello che siamo, ed è da vedere quello che siamo! (ride ndr) Non abbiamo dei personaggi da portare o altro. Ti dico solo che negli anni c’è già stato rinfacciato di non essere più quelli di una volta. Già dal secondo album ti rinfacciano di non essere più quello del primo album. Di solito funziona così. Poi al terzo non sei più quello del secondo, al quarto addirittura non sei più quello dei tre precedenti. Noi ovviamente siamo andati avanti, e noi siamo sempre quelli. È il nostro modo di essere e tante persone penso lo percepiscano. Poi noi ovviamente facciamo musica e deve piacere la musica che facciamo. Non è che deve piacere il fatto che noi scendiamo al banchetto a bere due o tre birrette con chi ci ascolta perché ci fa piacere. Ovviamente prima viene la musica. E quindi il fatto che la gente canti le nostre canzoni è già la risposta a tutto. Dopo tutti questi “fighettismi” e dietrologie e tutto il resto negli anni ho imparato a sbattermene le palle perchè mi sono stancato. Ci sono quelli che ti vengono a dire che ci siamo rimessi insieme per questo o quell’altro motivo… I Folkstone non sono i Kiss o i Mötley Crüe!  Non è che adesso giro con la Ferrari.

Folk Stone Metalitalia Festival 2023 Trezzo Live Club 4

Io penso che chi ha da sempre seguito i Folkstone è rimasto molto dispiaciuto da questa pausa ma allo stesso modo è doppiamente felice di rivedervi e soprattutto di rivedervi così carichi, perchè ti assicuro che si percepisce in queste date che avete fatto. C’è uno spirito bellissimo e avete letteralmente mangiato il palco.

Intanto ti ringrazio e penso proprio che sia quello. Io dico sempre che noi cerchiamo di fare musica in modo onesto. Quando uno è svuotato, e travolto dalla stanchezza, diventa inutile salire sul palco. Il palco come dici tu va mangiato. Dico sempre che una persona quando è nel live non è nè nel passato, nè nel futuro. È il presente, e deve far vedere alle persone la sua anima. Se non riesce a farla vedere e non riesce ad esprimersi non ci siamo. E questo arriva o non arriva al pubblico. È il vero filo diretto che uno ha con la gente che ci segue.

Sempre a Firenze, durante “Omnia Fert Aetas” hai detto una cosa che mi ha molto colpito e fatto riflettere. “Il tempo passa, ma noi continuiamo sempre a commettere gli stessi errori”. E penso sia una cosa molto vera, sia da un punto di vista prettamente personale, che come società. Secondo te perchè questa cronologica mancanza di volontà?

Purtroppo è così. Si cerca sempre di essere diversi, ma in parte è proprio così. Vedi cosa succede nel mondo, e allo stesso modo noi ci troviamo ancora tra mille sbagli. Magari si sbaglia in un altro modo e si fanno meno danni. Se la vuoi rapportare al mondo mi sembra che i danni siano evidenti e continuino allo stesso modo negli anni purtroppo.

Avete sempre mantenuto uno strettissimo legame con la vostra terra, le vostre radici e soprattutto con le montagne.  Quante volte sono state per te e per voi un rifugio sicuro e cosa rappresentano anche per i Folkstone?

Sì, per noi la montagna conta tanto. La montagna, la parola montagna magari riguarda più un concetto di spazio libero. Di sentirsi ancora vivi e liberi. E questo l’ho ritrovato quando abbiamo smesso di suonare. Ci siamo un po’ appartati e abbiamo ricominciato a fare quello che ci piaceva fare prima. A fare un po’ di alpinismo, in maniera basilare. Poi abbiamo fatto qualche via di roccia. Poi io sono un po’ un fifone (ride ndr) e oltre il quarto grado mi sento Manolo! Quelle piccole cose che facevamo, cavolo ci davano davvero un grande senso di appagamento, gioia anche se alla fine in sé non erano nulla. Stavo arrampicando su una parete di roccia, nient’altro. Per noi vuol dire tanto, sentirsi liberi, sentire anche che lì se vuoi, nessuno “ti può salvare”. Nel senso che te la devi cavare da solo. Ma da sempre amiamo i paesaggi attorno a noi. Ci siamo da sempre rifugiati sulle nostre montagne ed ancora adesso, quando ho un momento libero, finisco lì. Non è che voglio fare lo snob, per me la montagna è essere un po’ spartani e respirare un po’. Si sa tutti la vita come è, ed ogni tanto bisogna riuscire a staccare la spina. E per fortuna noi abbiamo questi spazi, i nostri spazi vicini. Poi ognuno si ritaglierà i suoi.

Mi sono spesso immaginato un vostro concerto, su un palco spartano proprio in mezzo alle vostre amate montagne, in una location insolita dove è la natura a comandare. Pensi possa essere una cosa fattibile e che renderebbe ancora più speciale la vostra musica? Ci avete mai pensato?

Noi in paesi che si possono definire di montagna, abbiamo suonato tanto. Se intendi luoghi un pò più impervi, allora tanto per togliere i dubbi a tutti i nostri detrattori, quando avremo gli elicotteri che ci portano gli amplificatori direttamente in loco, allora prenderemo in considerazione di fare una data in un certo modo! (ride ndr)

Ci sono tantissime band folk metal che magari grazie alla loro provenienza sono riuscite ad avere molto successo anche fuori dai propri confini. Per la Germania posso citare gli In Extremo, Schandmaul, Saltatio Mortis, Ensiferum per la Finlandia e tanti altri ancora. C’è stato o c’è da parte vostra un desiderio anche di andare oltre i confini Italiani? Penso che la vostra musica sia sempre stata adattissima per questo. Non solo sui festival europei dove avete fatto delle date, ma magari anche una vera e propria tournée fuori dall’Italia?

Non lo so, abbiamo suonato in lungo ed in largo in festival europei. E parecchio in Germania, sin dall’inizio. Però ecco, non so se sia fattibile allacciarsi alla classica tournée. Penso che siamo un po’ borderline su quell’aspetto lì. Forse siamo folk metal, forse solamente metal, forse ni, forse ma, non lo so. Non ci abbiamo mai ancora pensato e forse non ci interessa neanche! (ride ndr) Però se ci chiamano a suonare in un festival europeo, siamo sempre andati e ci torniamo molto volentieri. Anzi ci fa piacere. Però non lo so, forse è il fatto che comunque la lingua è l’italiano, la tematica non è così incentrata sul classico folk metal o sugli stereotipi legati ad esso – che indubbiamente piacciono e non metto in dubbio assolutamente quello. Però forse noi ne siamo un po’ fuori, quindi fai fatica ad entrare nell’immaginario di persone che magari non capiscono la tua lingua. I nostri testi sono certamente una parte fondamentale del nostro essere. Poi c’è chi dice che noi vogliamo fare i poeti. Noi non vogliamo fare i poeti, chi mai l’ha detto! Figurati se sono un poeta, io sono un carpentiere! (ride ndr) Non è che tutti quelli che fanno rock alla fine vogliono fare i poeti. Noi facciamo quello che ci sentiamo e raccontiamo quello che sentiamo. E quello che viene, viene.

La società di oggi è inevitabilmente incentrata sulla velocità, sull’apparire, sul mostrare solo i lati migliori di ogni cosa. I Folkstone sono l’esatto opposto. Se magari la musica colpisce d’impatto, i testi, le ambientazioni, sono estremamente riflessive, e ti costringono a prendersi il proprio tempo per gustare ogni aspetto del vostro essere. Siete in qualche modo fieri del vostro essere sempre stati così anticonformisti e sinceri?

Allora, non so se siamo anticonformisti, se siamo alla fine anche noi conformisti o se siamo tutti nello stesso pentolone. Noi ovviamente cerchiamo di dire le nostre cose dal nostro punto di vista. Dopo dipende anche rispetto a cosa puoi dire di essere anticonformista. Da quello che è il mainstream e la società è ovvio che siamo così, che ci sentiamo lontani. Ma ci sentiamo lontani anche da tante altre cose. Penso che i Folkstone siano i Folkstone e hanno sempre cercato di raccontare e fare musica, mi piace dire con onestà. Di non eccedere in autoreferenza o altre cose. Quindi, siamo orgogliosi sicuramente che le cose che diciamo vengano recepite secondo me da tante persone. Penso che diamo degli spunti e a volte in qualche pezzo ci piace fare delle provocazioni. Dopo ovviamente ognuno ne prende ciò che vuole e ne fa ciò che vuole. Però lo scopo è quello.

C’è qualcosa che immediatamente prenderesti dal passato e porteresti nella nostra società di oggi per vivere in maniera migliore?

Non lo so davvero. Penso che ogni tempo, ogni società abbia le sue gatte da pelare. Ogni tempo, ogni periodo, ogni situazione. Dire una volta era diverso, era migliore o era peggiore, penso che siano cose che lasciano il tempo che trovano. Noi dobbiamo vivere dove siamo ora.  Faccio fatica a pensare di prendere un modo di vivere di una volta, penso non abbia tanto senso per me, per noi. Bisogna prendere ciò che di buono ci hanno lasciato le persone, la storia. Assolutamente la storia, che come dicevamo prima è ciclica e ti insegna, sai già dove vai a sbattere, bene o male. Poi come società di sicuro ci sono pregi e difetti prima, dopo ed in futuro.

Quindi se ti chiedo del futuro, oltre alle prossime date a Padova ed Asti, già sold out, cosa mi puoi dire?

Viviamo un po’ alla giornata. Di sicuro stiamo riordinando molte idee e vogliamo scrivere musica. Finite queste date, boh! (ride ndr) Ci troveremo come al solito e vedremo cosa fare. Di sicuro andremo avanti, non so come, non so quando, ma certamente andiamo avanti!

Grazie per essere stato qui con noi, ti chiedo se vuoi mandare un saluto ai lettori di SpazioRock e ai vostri fan che vi amano così tanto.

Un saluto davvero caloroso a SpazioRock che ci ha sempre ospitato. Avevamo anche presentato in anteprima il nostro ultimo album su SpazioRock tramite un’intervista e quindi vi ringrazio come al solito. E ci vediamo presto con tutti i ragazzi che ci seguono!

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