Dopo l’uscita dell’album di debutto “Culling Culture” e due anni colmi di difficoltà, i Vexed tornano oggi con “Negative Energy”, lavoro in cui riversano tutta la propria angoscia. Un lavoro fortemente dark e heavy, che si presenta come un viaggio al fine di espiare il dolore, cercando di staccarsi da esso. Di questo e di molto altro abbiamo parlato con Megan Targett, cantante della band.

Ciao Megan, benvenuta su SpazioRock! Come stai? Immagino che sia un periodo molto pieno, con il nuovo album “Negative Energy” in uscita…

Ciao! Bene, grazie, è un piacere essere qui! Sì, siamo molto occupati, le giornate sono infinite. Ma è una buona cosa, mi sono sempre piaciuti i periodi precedenti all’uscita di un album.

Questo è il vostro secondo album e spesso si dice che il secondo è sempre più difficile del primo. Cosa puoi dirmi a riguardo? Ci sono state delle differenze?

Sì, per noi è decisamente vero. La prima parte della scrittura dei brani è stata molto difficile. Abbiamo passato un anno a scrivere musica che alla fine per noi stessi non era autentica. Era un periodo molto difficile e abbiamo cercato di scrivere qualcosa che fosse più felice e che si contrapponesse e quello che stavamo provando, ma il problema è che appunto, non era autentico. Dopo un anno siamo ripartiti da zero e ci siamo detti che non avremmo più fatto finta di essere contenti e che avremmo parlato di quanto le cose vanno male. Così facendo abbiamo scritto tutto l’album in tre mesi, è stato un processo molto rapido. Quindi è stato difficile all’inizio, ma essendo onesti con noi stessi è stata la cosa più facile da scrivere per noi.

Prima di parlare delle canzoni, vorrei proprio parlare di questo e del concept generale dell’album. Si tratta di un lavoro molto dark sia dal punto di vista dei testi che della musica e mi piace il fatto che avete voluto esprimere questa negatività, perché abbiamo tutti pensieri negativi e non è una buona cosa nasconderli. Cosa puoi dirmi a proposito di questo?

Sì, il motivo è che abbiamo passato momenti duri e l’unico modo per uscirne per quanto mi riguarda è processare questa negatività e parlarne. A volte le persone quando stanno male cercano di forzarsi a stare bene, sorridere e trovare sempre un lato positivo, ma questo può portare ad un peggioramento, non è un comportamento salutare. Quindi fare questo album per noi, per quanto esprima sentimenti negativi, è stato positivo, è stato come fare terapia. Le negatività in questo modo è stata portata in un posto migliore.

A proposito di questo, un’altra cosa che mi piace è che le ultime canzoni sono più melodiche e meno dark e  ascoltando l’album dall’inizio alla fine sembra che volevate concludere questo viaggio in modo più positivo, o almeno questo è quello che comunica la musica.

Sì, questo è verissimo. Non volevamo concludere l’album con una canzone molto triste, ma piuttosto con un pezzo molto movimentato. Quindi sì, ascoltarlo tutto è come fare un viaggio.

Questi temi sono riproposti anche nella copertina. Puoi spiegarci il suo significato?

In molte culture la libellula rappresenta la perdita di una persona cara o comunque l’elaborazione del lutto, che è esattamente l’argomento principale dell’album. Il lecca-lecca su cui la libellula è incastrata rappresenta tutto il dolore e la negatività che deve portarsi dietro e da cui non riesce a separarsi. Per qualcuno potrebbe sembrare un’immagine positiva o carina, ma la realtà è molto differente, la libellula è costretta a portarsi dietro questo peso immane. Quindi il senso è che le cose potrebbe sembrare buone, ma non per forza lo sono. È una copertina strana per noi, ma mi piace un sacco.

Parlando invece delle canzoni, una delle prime che avete pubblicato è “Anti-Fetish”, che, oltre ad essere un pezzo perfetto per introdurre il lavoro, affronta un argomento delicato come quello dell’odio che molte band sono costrette a ricevere quotidianamente online. Secondo te come si può combattere questo atteggiamento?

Sì, la canzone parla di quello e nello specifico dell’essere paragonata continuamente ad altre donne del mondo del metal. È una cosa estenuante. Ho sempre cercato di combattere questi atteggiamenti online, ma non avevo mai pensato di scrivere proprio una canzone a proposito di questo. Sinceramente non so se questa cosa si fermerà mai, ma credo che possa avere risvolti positivi il fatto di essere gentili, di stare attenti alle parole che si usano e così via. Ad esempio non trovo il senso nel dire che sia una band capitanata da una donna, siamo semplicemente una band. Non so quanto cambierà la situazione, ci saranno sempre persone che sottolineano queste cose inutili o che seminano zizzania, ma tutto quello che possiamo fare è essere gentili e provare a spiegare alle persone perché questi atteggiamenti sono sbagliati. Se poi non vogliono cambiare, bisognerà cercare di ignorarli.

Parlando invece di “Lay Down Your Flowers”, per questo pezzo avete collaborato con Lochie Keogh. Com’è andata?

Alla grande! È stato un po’ difficile per colpa del fuso orario perché lui è australiano e quindi avevamo gli orari sfasati. Non era semplicissimo parlare del brano, di come poteva interpretarlo e così via, per avere una normale conversazione ci mettevamo due giorni [ride, ndr]. Ma per il resto quando ha dovuto registrare ci ha messo pochissimo ed è andato tutto liscio. Ha una voce fantastica, quindi è andata alla grande. Non vedo l’ora che la gente la ascolti, anche perché gli Alpha Wolf sono tra le mie band preferite, quindi sono molto contenta di aver avuto questa opportunità.

Un’altra canzone che mi è piaciuta molto è “It’s Not The End”. L’equilibrio tra melodia e violenza sonora mi ha ricordato molto quello degli Architects e ovviamente lo intendo come un complimento. A questo proposito volevo chiederti, sono tra le band da cui traete ispirazione?

In realtà no [ride, ndr]. Non è una band che ascolto molto spesso, ma comunque ti ringrazio, è una cosa molto bella da sentire perché stiamo parlando di una grandissima band, li ammiro molto. Anche se comunque devo dirti che non sei la prima persona che mi dice questa cosa.

Tra l’altro il loro ultimo album ha raggiunto il primo posto in classifica in UK e negli ultimi anni molte persone stanno iniziando ad ascoltare metalcore, djent e generi simili. Cosa ne pensi? Quanto è difficile per una band giovane come la vostra affacciarsi su questo mondo?

Sì, sono molto positiva a riguardo. Ci sono moltissime band metalcore che stanno prendendo sempre più piede e se magari non fanno musica pesante come la nostra, comunque riescono ad avvicinare molte persone a questi tipi di musica. Parlo di band come gli Architects appunto, ma anche gli Sleep Token o gli Spiritbox. Ormai non fanno solo musica molto heavy e questo permette di attirare più persone, che poi possono scoprire band più underground. Quindi è una cosa che fa bene a tutto il movimento. Per il resto sì, essere una band piccola è molto difficile. Mi piacerebbe un giorno avere più successo, ma finchè rimarremo su questo genere che ci piace fare sarà molto difficile espandersi molto. È dura perché i ricavi sono praticamente nulli, devi avere un altro lavoro e riuscire comunque a portare tutto avanti.

Per i prossimi mesi avete annunciato solo due show. State pianificando un tour per promuovere l’album?

Sì, ci stiamo provando, abbiamo incontrato un po’ di difficoltà organizzative. Ma credo che annunceremo a breve qualche data da headliner. Dopo il Covid è ancora più difficile organizzare tour.

Come ultima cosa, vorresti lasciare un messaggio ai vostri fan?

Sì, vorrei ringraziarli per il supporto continuo. Abbiamo dovuto affrontare cose terribili negli ultimi due anni e sappiamo che i fan hanno dovuto aspettare a lungo questo album. È fantastico vedere le persone in attesa, non vediamo l’ora che possiate ascoltarlo!

Ok, grazie mille per questa intervista, è stato un piacere parlare con te!

Grazie a te! Ciao!

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