Aprile dolce dormire, ma non per le band che fanno dell’estremismo sonoro la propria ragione di vita.
Altari – Kröflueldar (Svart Records)
Tra il 1975 e il 1984 si ebbero gli spettacolari incendi della caldera di Krafla, che produssero un campo di lava di quasi quaranta chilometri, diventando una delle più grandi eruzioni della storia islandese moderna. Nove anni di fuoco e fiamme da cui gli Altari hanno mordacemente preso spunto per il titolo di un esordio, “Kröflueldar”, che giunge dopo un’attività iniziata nel 2014, ma ancora priva di lavori sulla lunga distanza. Tuttavia, anche il sound della band dell’isola dei ghiacci appare abbastanza vicino ai gorgoglii di una camera magmatica, visto che il disco, pur potendolo ascrivere alla galassia black metal, non esplode mai in furia e distruzione, bensì rumoreggia di varie e spesso singolari sfumature. Sotto la sua superficie, infatti, si agitano una vasta gamma di influenze, che spaziano dal post punk al progressive, dalla neo-psichedelia allo space rock, tanto che l’album, complice l’approccio sommesso e sornione del gruppo, sembra un incrocio ben congegnato tra Blue Öyster Cult, primi Oranssi Pazuzu, Hawkwind e i The Cure. Un album ibrido, accattivante e ricco di sottigliezze, sul quale incollare l’etichetta di lounge metal non sarebbe un azzardo, con tutte le virgolette del caso, s’intende: Islanda sempre al top!
Tracce consigliate: “Djáknahrollur”, “Leðurblökufjandinn”, “Sýrulúður”
Extermination Order – The Siege Of Ascalon (War Anthem Records)
Esaminando l’artwork di Eliran Kantor e il logo della band in stile Warhammer, si potrebbe pensare che i Bolt Thrower siano tornati sotto le mentite spoglie di un gustoso progetto parallelo. In realtà, dietro gli Extermination Order si nascondono Maick Weichert e Matthias Voigt, il primo ascia e cervello degli Heaven Shall Burn e il secondo ex batterista della stessa band tedesca, una certezza del panorama metalcore europeo da quasi un trentennio e spesso influenzata, nelle tematiche come nel sound, dalla storica band britannica di Karl Willetts. Completata dal singer John Gahlert, dalla chitarrista islandese Gyða Hrund e da Rocky al basso, questo nuovo commando death metal dall’aspetto solo superficiale di una cover band, debutta, dopo un’unica demo di rodaggio, con l’EP “The Siege Of Ascalon”. Un mini che trasuda amore old school per il vecchio cingolato di Coventry oramai dismesso e aggiunge a esso le suggestioni degli Edge Of Sanity, mostrando anche, oltre a una grande cura in merito a dinamica e melodie, un volto più aggressivo rispetto ai modelli. Il timbro di “The IVth Crusade” e di una produzione grezza à la “Those Once Loyal” restano tangibili, ma, proprio in virtù di tale vicinanza, aspettiamo con ansia l’esordio sulla lunga distanza. Schiacciasassi.
Tracce consigliate: “The Siege Of Ascalon”, “Cadmean Victory”, “An Iron Shroud”
Omnicidal – The Omnicidalist (Non Serviam Records)
Con origini che risalgono al 2019, la band svedese degli Omnicidal conta nella line-up musicisti che si fregiano di un curriculum di tutto rispetto, considerata la militanza presente e passata di ciascuno (Lake Of Tears, Rimfrost, Rising Faith Sister Sin, Trident). Dopo un paio di singoli indipendenti, il gruppo è stato notato dall’olandese Non Serviam Records, che non ha perso tempo per pubblicarne il full-lenght di debutto “The Omnicidalist”. Il quartetto fonde il tipico sound HM-2 a suggestioni melodiche in stile Göteborg, palesando un’esperienza non certo da esordienti, tanto che i passaggi da feroci scudisciate a mid-tempo atmosferici vengono gestiti con grande sicurezza e lucidità di idee. La scelta, poi, di registrare le dieci canzoni del lotto in presa diretta, conferisce energia e vigore selvatico a un album che avrebbe perso molto del proprio smalto con una produzione troppo levigata e “da studio”. Non è mai facile prendere i primi ’90 di Dismember, Entombed e Grave e farli scontrare a capofitto con gli At The Gates di “Slaughter Of The Soul”, ma la profonda conoscenza delle varie declinazioni del death scandinavo, e il loro sagace rimescolio, riesce a generare un full-length scorrevole e aggressivo. E che, soprattutto, non annoia!
Tracce consigliate: “WWD”, “Cemetary Scream”, “Slow Decay”
Unhallowed – Awaken The Black Flame (Folter Records)
Gli Unhallowed richiamano inevitabilmente nel monicker i Dissection e, in particolare, una delle tracce più suggestive presenti in “Storm Of The Ligth’s Bane”, disco caposaldo del black metal melodico e pietra di paragone per le successive generazioni di artisti dell’estremo. I tedeschi, evidentemente, amano il rischio, visto che alludere in maniera così diretta alle proprie fonti e il concreto pericolo di sporcarne il nome con un album mediocre, avrebbe potuto rivelarsi un boomerang esiziale. I teutonici, tuttavia, non costituiscono delle mere copie degli svedesi, né di altre formazioni a essi coeve e altrettanto fondamentali come Naglfar e Sacramentum, riuscendo a suonare abbastanza autonomi attraverso una sorta di collage tra le varie influenze di area gialloblu e qualche tocco alemanno-norvegese a corredo, aspetti che rendono gradevole “Awaken The Black Flame”. Una produzione voluminosa, ma non troppo moderna, testi metaforici che certo si tengono lontani dal classico satanismo da asilo nido, una scrittura musicale solida e priva di inutili vezzi: un esordio positivo, dunque, a cui manca un po’ di sporcizia e cattiveria per essere davvero irresistibile. In ogni caso, buona la prima, per un gruppo scandinavo sino al midollo, eppure non per questo povero di idee e soluzioni.
Tracce consigliate: “Awaken The Black Flame”, “Toward The Abyss”, “Child Of Wrath”
VoidCeremony – Threads Of Unknowing (20 Buck Spin)
Tre anni fa, i VoidCeremony debuttarono con un album letteralmente folle come “Entropic Reflections Continuum: Dimensional Unravel” (2020), lavoro che si sarebbe adattato benissimo a fungere da colonna sonora per un film sui Cthulhu e mitologie affini. D’altronde, quando si prendono le mosse da vecchi classici del calibro di Atheist, Gorguts, Nocturnus e Pestilence, combinandoli alle moderne suggestioni sci-fi provenienti dai Blood Incantation e a una sensazionale abilità tecnica, diventa quasi impossibile non fare centro. Dopo un disco di così ottima fattura, le aspettative per il successore erano dunque molto alte, a maggior ragione se consideriamo l’assemblaggio della line-up, composta da musicisti che, a parte il fondatore e leader Garrett Johnson, vantano un curriculum di altissimo profilo nell’ambito dell’estremo meno prevedibile (Ascended Dead, Atramentus, Chthe’ilist, Funebrarum, Mournful Congregation, Stargazer, Worm). In effetti, “Threads Of Unknowing” funziona alla grande proprio perché non ripropone le medesime influenze dell’esordio, ma ne riduce la portata a favore di un groove sinistro e massiccio, figlio degli Immolation e dei Morbid Angel post David Vincent, sguazzando in un progressive death dal taglio space e leggermente venato di black metal, con piena padronanza della materia e un gusto del cerebrale mai fine a sé stesso. Copertina di Juanjo Castellano e produzione artistica di Gabriele Gramaglia entrambe da applausi, per un LP che convince appieno, secondo passo di un gruppo che promette futuri leccornie interstellari.
Tracce consigliate: “Abyssic Knowledge Bequeathed”, “At the Periphery Of Human Realms (The Immaterial Grave)”, “Forlorn Portrait: Ruins Of An Ageless Slumber”