201831 metz up on gravity hill
NUOVE USCITERECENSIONI

Metz – Up On Gravity Hill

Ho sempre associato i Metz ad uno strano ibrido tra un’azienda metallurgica e lo studio di un pittore, in cui gli stridii, gli sbattimenti, il rumore della ferraglia si tramutano negli schizzi delle tempere sulla tela. Disegni prettamente scuri e qualche picco di luce a simulare scariche elettriche controllate, vedasi l’ultimo (grandioso) “Atlas Vending”, picco della discografia dei canadesi, in cui il colore nero sembra assumere il peso specifico di un grattacielo di piombo: i suoni scalciano nervosi e l’atmosfera tocca le pareti evanescenti di un abisso, la cui scalata viene raccontata e stampata direttamente sullo splendido artwork.

E se di copertine vogliamo parlare, quella di “Up On Gravity Hill” cambia decisamente registro, preannunciando un ritorno in studio di Alex Edkins e compagnia volutamente più arioso: i singhiozzi claustrofobici e possenti di “Pulse” sembrano essersi celati dietro l’ombra delle piccole sperimentazioni che i Metz dosano e aggiungono ad ogni nuova uscita, innesti che ora toccano principalmente le colorazioni sonore del full-length, ampiamente più accese e vibranti.

Il lievito madre – la base, se vogliamo usare meno metafore – da cui si riproduce la tessitura strumentale della band di Ottawa non si nasconde, vedasi il metallico e zampillante noise di “Entwined (Street Light Buzz)” – a ricalcare le roboanti “Landfill” e “No Ceiling” – o lo strascinato post-grunge-hardcore di “Glass Eye” e della lunga “No Reservation / Love Comes Crashing”.

In generale, il duo Menzies/Slorach serra ancora molto bene le partiture ritmiche, mentre Edkins respira di più, sia vocalmente, che tramite la sei corde: “Superior Mirage”, che pare rivedere il ticchettante intro di “The Swimmer”, si rivela un effervescente galleggiante alt-rock/shoegaze, la lisergica “99” appiccica il noise claudicante ad un refrain di stampo quasi classic rock, “Wound Tight” maneggia gli arpeggi ed il fuzz, regolandoli su uno stoner dall’aria piuttosto allegra.

“Never Still Again” dà un po’ più di gas, prima che “Light Your Way Home” converta il tutto in un leggero volo a bassa quota, a trapassare nuvole shoegaze e “dream-noise” – passateci il termine – che riuniscono Nothing, My Bloody Valentine e qualche nuova leva (Wisp, feeble little horse).

Ennesima bella prova, d’altronde i Metz difficilmente hanno toppato qualche loro passo: quello che ci piace è la capacità di rimanere fedeli a sé stessi, pur variando piccoli elementi ad ogni uscita. Ne viene fuori una perenne freschezza, nonostante la palese riconoscibilità. Qualcosina in meno – a livello di votazione e di impatto – rispetto al suo grande predecessore, ma “Up On Gravity Hills” rispecchia candidamente la bella carriera della band canadese.

Tracklist

01. No Reservation / Love Comes Crashing
02. Glass Eye
03. Entwined (Street Light Buzz)
04. 99
05. Superior Mirage
06. Wound Tight
07. Never Still Again
08. Light Your Way Home

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