È una prima metà di giugno strana a Milano. Si passa velocemente e continuamente dalle giornate torride per cui è famosa la Pianura Padana, ad un cielo minaccioso, colmo di nuvole e lampi. Quella di mercoledì è esattamente il tipo di giornata che alterna queste due condizioni e mentre viaggiamo verso il Circolo Magnolia le nubi continuano a volteggiare sopra di noi e si sentono diversi tuoni lontani e vicini. Probabilmente non esiste atmosfera migliore per prepararsi ad un concerto dei Molchat Doma.

Sono ormai cinque anni che i paesaggi sonori gelidi, rassegnati e inquieti del trio di Minsk hanno iniziato a fare breccia in tutto il mondo, riportando in auge un tipo di musica che, sebbene ispirata da mostri sacri del post-punk e della new wave, può essere concepita e assimilata pienamente solo crescendo e vivendo in un contesto (ex) sovietico. E così i bielorussi tornano in tour in Europa dopo quasi due anni e, dopo una data a Bologna, suonano per la prima volta a Milano, in occasione della decima edizione di Unaltrofestival.

Mentre un buonissimo numero di fan gira per il Magnolia sotto un cielo minaccioso – ma che fortunatamente ci grazierà – i Molchat Doma salgono sul palco in perfetto orario. Nessuna band in apertura, nessuna lunga intro: in pochi secondi l’attenzione dei presenti viene catapultata sul palco e la mente è libera di viaggiare in luoghi freddi e desolati, mentre il corpo inizia a contorcersi in una danza frenetica. Effettivamente questo dualismo è uno dei punti cardine su cui si basano il talento e il successo della band e questo è evidente fin dall’opener “Kommersanty” e dal suo ritmo irresistibile, sul quale tutti i presenti iniziano a muoversi.

Foto: Alina Pasok

Dal canto loro, i tre musicisti sul palco, sono un esatto specchio del pubblico che hanno di fronte. Egor Shkutko, con la sua voce spettrale e a suo modo minacciosa, si muove dietro al microfono al ritmo impazzito dei beat. Il cantante non ha bisogno di altro per catalizzare l’attenzione su di sé e infatti l’interazione con il pubblico si limita ad una brevissima presentazione prima di iniziare “Fil’my” (“Buonasera, siamo i Molchat Doma da Minsk”) e dai semplici “spasibo” alla fine di ogni brano. Effettivamente saggia la scelta di non interrompere in nessun momento l’atmosfera venutasi a creare all’inizio dello show e coadiuvata da una scenografia semplicissima ma d’effetto, basata prevalentemente su luci rosse e blu.

Il trio incentra la scaletta sul penultimo “Этажи” (“Etazhi”), album che lo ha portato al successo e dal quale vengono suonati ben otto estratti, ma c’è anche spazio per l’ultimo “Монумент” (“Monument”) e soprattutto per i due nuovi brani “111” e “Son”, che si amalgamano perfettamente al resto della setlist, senza causare sbalzi o raggi di luce nella nebbia che ha ormai avvolto completamente le nostre menti.

I giri di basso di Pavel Kozlov ci percuotono e ci impediscono di stare immobili, così come le melodie gelide di Roman Komogortsev, che si alterna continuamente tra synth, tastiere e chitarra. Questi aspetti sono maggiormente evidenti in pezzi come “Toska”, “Tansevat’” (che nasconde la propria oscurità dietro un ritmo e un titolo danzerecci) e “Na Dne”, accolta con un boato e terminata con una coda strumentale da brividi. Sembra tutto finito, ma i tre tornano sul palco per il gran finale, costituito da “Kletka” e “Sudno”, pezzo più famoso e acclamato della band.

C’è bisogno di un attimo prima di riprendersi e tornare alla realtà. Vedere i Molchat Doma dal vivo permette di comprendere il riconoscimento unanime e trasversale che hanno avuto. Chiudendo gli occhi durante la loro performance, invece, è semplicissimo trovarsi davanti l’architettura brutalista dell’Hotel Panorama, sotto un cielo nero e circondati da individui soli che camminano con lo sguardo basso. Allo stesso modo è anche semplice ballare in questo contesto assurdo.

Setlist

Kommersanty/Коммерсанты
Fil’my/Фильмы
Toska/Тоска
Zvezdy/Звезды
Udalil Tvoy Nomer/Удалил твой номер
111
Obrechen/Обречен
Son/Сон
Volny/Волны
Liudi Nadoeli/Люди Надоели
Tishina/Тишина
Tantsevat’/Танцевать
Diskoteka/Дискотека
Na Dne/На дне
Kletka/Клетка
Sudno (Boris Ryzhyi)/Судно (Борис Рижий)

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