NUOVE USCITERECENSIONI

Mork – Dypet

Non rappresenteranno, forse, la nuova alba del black metal norvegese, malgrado qualcuno lo dichiari proditoriamente da mesi, eppure i Mork ne costituiscono una delle realtà più stabili e prolifiche, soprattutto dopo le release di “Isebakke” (2013) e “Den Vandrende Skygge” (2016), quando si tolsero la polvere del side project raw e lo-fi per vestire i panni della band vera e propria. Da allora, la creatura di Thomas Eriksen, unica mente del monicker, si è distinta per un ritmo di pubblicazione molto serrato, con un disco ogni due anni e un paio di EP a loro corredo. Il progressivo aggiornamento della massiccia influenza dei Darkthrone e, in generale, della second wave, ha consentito l’emersione di significativi accenti personali, benché all’interno di un contesto comunque ancorato ai gloriosi anni ’90.

“Dypet”, dunque, prosegue l’evoluzione intrapresa con “Det Svarte Juv” (2019) e “Katedralen” (2019), addentrandosi in una regione musicale nella quale il minimalismo del metallo nero tradizionale viene sorpreso a coltivare piccole piantagioni dark/doom deputate, per paradosso, a preservare l’essenza dell’originario Verbo oscuro. Impressione, quest’ultima, suffragata da un artwork, opera di David Thiérrée, che si avvicina tanto ai suggestivi dipinti di Theodor Kittelsen quanto allo stile figurativo di Jannicke Wiese-Hansen: artisti di epoche diverse legati, non casualmente, alle copertine degli album di Burzum. Lo spirito del progetto principale di Varg Vikernes aleggia ovunque nel disco, ammiccando anche a livello lirico, con testi che scavano sia nel folklore locale sia negli abissi dell’animo umano, giungendo, a tratti, a stati di una profonda malinconia prossima alla depressione. E le vibrazioni ambient dei synth, che sembrano ricoprire di torbide nebbie un luogo posto ai limiti del mondo conosciuto, dove il mito si confonde con la realtà e le proiezioni della psiche assumono forme mostruose, aggiungono un consono quid spettrale agli otto brani del lotto.

La produzione medesima, con chitarre grezze e secche, linee di basso in grande evidenza e un suono estremamente nitido della batteria, conferisce al lavoro una sensazione di inquietudine ancestrale, mood rimarcato dalla voce aspra à la Nocturno Culto del mastermind di Halden. Un platter che, inaugurato da “Indre Demoner”, cupo e accattivante mid-tempo figlio dei Satyricon del terzo millennio, avanza incastrando le melodie dei Katatonia di “Brave Murder Day” tra le sfumature viking di “Forført Av Kulden”, prima di esaltarsi nel groove compatto di “Svik” e volare sulle note epiche di “Et Kall Fra Dypet”. La presenza al microfono di Erlend Hjelvik, ex singer di Djevel e Kvelertak, permette a “Høye Murer” di evocare simultaneamente la furia di una tempesta boreale e il tepore del sole nordico sulla neve fresca, mentre con le cadenze dell’ipnotica “Bortgang” e il moderato black’n’roll di “Avskum” ci spostiamo in territori più conosciuti e orecchiabili. La chiusa “Tilbake Til Opprinnelsen”, invece, riesce a unire, in maniera magnetica e intelligente, atmosfere meste e aggressività, spingendosi sin quasi alle porte del DSBM .

Ben bilanciato e mai troppo sopra le righe, “Dypet” testimonia come i Mork possano conservare un’anima antica senza ricorrere al revival nostalgico così di moda oggigiorno, bensì vivificando il vecchio retaggio attraverso l’aggregazione o il riposizionamento di dettagli di varia natura ed estrazione. Il resto lo fanno il talento e la passione viscerale per il genere.

Tracklist

01. Indre Demoner
02. Forført Av Kulden
03. Svik
04. Et Kall Fra Dypet
05. Høye Murer
06. Bortgang
07. Avskum
08. Tilbake Til Opprinnelsen

Comments are closed.

More in:NUOVE USCITE

0 %