NUOVE USCITERECENSIONI

Perturbator – Lustful Sacraments

Difficile immaginare la popolarità odierna della synthwave senza menzionare il grande contributo in questo campo dei Perturbator, solo project dietro cui si nasconde il polistrumentista francese James Kent. Capace, al pari dei connazionali Carpenter Brut, di combinare l’interesse per la cultura black metal con il lato dark della musica elettronica – quella, per intenderci, veicolata dalle colonne sonore dei cult movie cyberpunk -, l’artista transalpino, in “Lustful Sacraments”, esplora nuove nebulose di tale universo, attingendo ancora agli anni ’80 e ’90 per descrivere l’innata tendenza dell’essere umano all’autodistruzione. Non ci troviamo più di fronte, però, al lavoro di un nerd innamorato perso di Kavinsky e Vangelis, ma a un compositore maturo che si diverte ad ampliare la propria gamma stilistica, disseminando qua e là indizi e richiami con le stesse metodologie e strizzatine d’occhio impiegate da Quentin Tarantino nei suoi film migliori. E con un approccio rock che fa la differenza.

La dimensione cinematografica resta comunque un elemento fondamentale nell’identità della one man band: ce ne accorgiamo già dall’inizio, prima con un’introduzione ansiogena e oppressiva come “Reaching Xanadu”, poi attraverso il battito à la Doctor Avalanche della title track, pezzo che nel complesso sfoggia un’esuberanza da dancefloor pur conservando un senso di asfissia imminente. Si aprono spazi insondabili, emergono progressioni aeree che sfumano lasciando ronzii persistenti, fino a quando prende piede il martellante piglio post punk di “Excess”, un brano cupo e gelido dalla coda sci-fi che avrebbe potuto trovare posto nella soundtrack di “Blade Runner” o “Terminator”.

“Secret Devotion”, realizzata con i True Body, utilizza intelligentemente il lessico gothic, muovendosi in una languida foschia che non può non ricordare i Depeche Mode e gli ultimi lavori degli Ulver; al polo opposto, prospera l’aggressiva “Death Of Soul”, che gronda aggrotech e groove noir, sulla scia di Nine Inch Nails e Front 242. I magniloquenti strati cosmici di “The Other Place” spingono l’ascoltatore a sperimentare l’estasi e il disagio di fronte alla contemplazione di orizzonti sconosciuti, mentre “Dethroned Under A Funeral Haze” si staglia ipnotica e tetra, poggiando su un elegante reticolo di velluto ambientale sferzato dalla spietatezza apocalittica dell’industrial. Dopo il connubio NIN/The Sisters Of Mercy di “Messalina, Messalina”, in “God Says”, scritta con la collaborazione degli Hangman’s Chair, Kent sembra mettere i lucchetti alla melodia senza trattenerla del tutto, così da non frantumare il microcosmo narrativo creato nelle tracce precedenti, incastrando il tema principale di “Halloween” tra le maglie di un electro-doom distopico e accattivante.

Malgrado gli elementi familiari del tipico stile Perturbator, l’assemblaggio di “Lustful Sacraments” appare impregnato di un’oscurità minacciosa e diabolica superiore rispetto agli album precedenti, a parte, ma per vie diverse, l’ultimo EP “New Model” (2017). Con James Kent, la retromania si tinge di nero mesmerico.

Tracklist:
01. Reaching Xanadu
02. Lustful Sacraments
03. Excess
04. Secret Devotion
05. Death Of The Soul
06. The Other Place
07. Dethroned Under A Funeral Haze
08. Messalina, Messalina
09. God Says

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