Si respira un’aria diversa questa sera all’Auditorium Parco della Musica di Roma. Un acquazzone ha spazzato via il caldo, l’aria si è rinfrescata ma qualcosa rende l’atmosfera elettrica. La tempesta chiamata Porcupine Tree, che sta per abbattersi sulla Capitale per la prima volta dopo oltre dieci anni, sta per arrivare e, a giudicare dalla cavea gremita di spettatori, in molti non vedono l’ora di essere travolti. Richard Barbieri, Gavin Harrison e l’immancabile mastermind Steven Wilson compongono ad oggi il nucleo dei Porcupine Tree a seguito della “reunion” del 2021, che ha dato vita all’ottimo “Closure/Continuation”. Una reunion che ha più il sapore di un secondo tempo, dato che mai la band aveva annunciato il suo scioglimento, ma – come spesso accade con individualità così geniali – ogni membro si era dato a sperimentazioni in chiave solista. C’è il pienone ad attendere il gruppo progressive rock inglese per la prima delle due date che toccheranno il nostro Paese (la successiva a Piazzola Sul Brenta il 25 giugno) e che registrano già record di presenze. Sono passati cinque minuti dopo le 21.00 e la band fa il suo ingresso sul palco tra l’entusiasmo degli oltre tremila presenti.

Steven Wilson esce scalzo. Imbraccia la chitarra elettrica e il concerto inizia con “Blackest Eyes”, proprio come l’incipit del loro album capolavoro “In Absentia”, che godrà di forte rappresentanza durante l’evento. Si nota purtroppo l’assenza del bassista Nate Navarro per motivi non meglio specificati. Nonostante questo, il muro di suono è abbastanza per sconvolgere gli spettatori. Tra gli spalti è tutto un muovere le gambe, picchiettare con i palmi e scuotere la testa a ritmo. A malapena è possibile contenere l’eccitazione, tanto che i sedili su cui è seduto il pubblico sembrano incandescenti. Gli applausi a scena aperta tra una sezione e l’altra danno il polso della situazione. Ma sarà l’unica canzone ai propri posti per il pubblico nel parterre. “Non siamo abituati a suonare per un’audience seduta” dice Steven Wilson per introdurre il prossimo brano, ma ancor prima di poter finire la frase, la metà del parterre è già radunata sotto palco.

Si prosegue con i brani tratti dall’ultima fatica in studio, che rivelano la tutta la qualità dietro le canzoni. Il Trio inglese, raggiunto sul palco dal chitarrista e corista Randy McStine hanno il potere di saper calmare i cuori e incendiarli un minuto successivo. Per capire i Porcupine Tree bisogna solo lasciarsi trasportare. Non importa quanti cambi di tempo, quante poliritmie, gli accordi più insoliti, ci sarà sempre spazio per un elemento melodico di gran classe in ogni pezzo. I quattro sul palco suonano con una sicurezza magistrale, nulla sfugge all’occhio vigile di Wilson che padroneggia la scena con un semplice sguardo. Si passa poi “Mellotron Scratch” da Deadwing, recentemente ripubblicato in versione deluxe. Ottimi in questo contesto i vocalizzi tra Wilson e McStine, a mostrarne il talento di cantante oltre che quello di multistrumentista e compositore. Un’imponente messa in scena, effettistica ricercata, numerose chitarre che si susseguono sul palco, persino a metà esibizione, sono indicativi di un’attenzione al suono maniacale. D’altronde Steven Wilson ci ha sempre viziati a livello sonoro.

Porcupine Tree Roma Auditorium SpazioRock

Si prosegue con “Last chance to evacuate….”, dove la grande effettistica domina questa lunga strumentale in cui Wilson ripone totale fiducia nelle doti inumane di Gavin Harrison. Prima di suonarla però è proprio il frontman a parlare di questo pezzo, che dice essere stato scritto oltre vent’anni fa. “Sì, siamo vecchi, se è quello che state pensando”. Come se stesse realizzando in quel momento il tempo trascorso in questi trent’anni di carriera, il frontman ha radunato i Porcupine Tree per tirare le somme e mostrare al mondo come siano ancora tutti e tre in grado di fare rock nella sua forma migliore. Verso la fine omaggia anche il compositore italiano del ‘900 Luciano Berio con “Anesthetize”. Proprio a lui è infatti dedicato il piazzale che dà il nome allo spazio della cavea. “Quando avevo 12 anni il mio insegnante di musica aveva capito che ero svitato e mi diede da ascoltare una composizione di Luciano Berio e mi cambiò la vita”. Un tributo non solo ricercato, ma sincero, che proviene dal profondo del cuore di Wilson. Successivamente, si passa alla grande musica. Il brano è carico di rabbia, incanalata e trasformata in ruggito, mentre sullo schermo si susseguono animazioni in stile Tool. Un pezzo che agita gli spettatori in una delle canzoni più progressive che esistano, con melodie che rimangono impresse. Le canzoni dei Porcupine Tree sono capaci di comunicare un mondo. Sono storie fatte di note, di effetti, di poliritmie e distorsioni che in “Sleep Together” deflagrano senza possibilità di ritorno.

C’è spazio anche per un momento più intimo, solamente piano e voce, dove la cavea si illumina dai cellulari del pubblico mentre Wilson si lascia andare alle tastiere in “Collapse the Light Into Earth”. Veniamo poi catapultati nello spazio dall’intro di “Halo” e poi violentemente risputati all’inferno dopo il ritornello. La duplice natura, etera da un lato e fortemente venale dall’altra, racchiude il dualismo che rende la musica dei Porcupine Tree un’esperienza catartica. Lo spettro delle emozioni viene compresso nello spazio di una canzone prog. La doverosa chiusura con “Trains” è poi il finale perfetto per una scaletta ben calibrata ma che lascia fuori i primi 4 album del gruppo. Certo è che due ore di esibizione ad altissima intensità come questa non bastano a coprire per intero la carriera di una band spartiacque, che ha saputo ridefinire il genere a livello mondiale.

Ora che la tempesta è passata non siamo più come prima. Siamo sconvolti, stanchi, emotivamente provati, ma felici di aver avuto la possibilità di essere nell’occhio del ciclone più bello che ci sia.

SETLIST

Blackest Eyes
Harridan
Of the New Day
Mellotron Scratch
Open Car
Dignity
The Sound of Muzak
Last Chance to Evacuate Planet Earth Before It Is Recycled
Chimera’s Wreck
Herd Culling
Anesthetize
I Drive the Hearse
Sleep Together

ENCORE

Collapse the Light Into Earth
Halo
Trains

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