Prendete i Kraftwerk, con i loro synth asciutti, i suoni post-industrial, le performance tecnologiche. Mettete la distorsione al massimo e date loro un lanciafiamme. Otterrete una delle band più di successo della musica tedesca, in grado di far accorrere oltre 45 mila persone allo Stadio Euganeo di Padova, a nemmeno un anno dall’ultima data italiana. Tantissimi anche i fan accorsi a Padova dal nord Europa già dalle prime ore del mattino a invadere la città veneta. Tutto questo, ovviamente, per i Rammstein.

L’apertura è affidata al Duo Abélard, pianiste francesi che reinterpretano al pianoforte alcuni classici della band tedesca. Una scelta interessante, che sembra la calma prima della tempesta. Alle 21 in punto si spengono le luci e la “Musica per i reali fuochi d’artificio” di Hendel risuona nell’impianto, un contrasto, quello tra calma, dolcezza e aggressività nel sound, ricorrente durante tutto il concerto. Il palco è un’inquietante fortezza che troneggia sullo stadio, ed è abbastanza minaccioso da incutere timore fin oltre gli spalti. Tre enormi fari, due torri laterali e una più alta guglia centrale in stile occhio di Sauron.

La performance inizia con “Rammlied” e da qui in poi non siamo più sicuri di cosa stiamo vedendo: esplosioni pirotecniche, carrozzine date alle fiamme, fantocci che sputano coriandoli, Till Lindeman vestito da macellaio che cucina il tastierista Lorenz dentro un pentolone con un cannone spara fiamme. Una messa in scena che mischia lo shock rock con il teatro dell’assurdo in un indecifrabile sequela di rappresentazioni macabre, grottesche ed eccitanti, un’esplorazione degli stati d’animo che si fonde con l’inquietudine musicale della band. Un’incredibile e imponente performance, caratterizzata da una presenza maestosa, in cui il carismatico cantante Till Lindemann è l’indiscusso protagonista. A fianco di lui c’è Christian “Doctor Flake” Lorenz, la controparte del puro industrial metal, il più diretto discendente di quella componente krautrock citata all’inizio. Un’essenza danzante del gruppo che sembra una camaleonte steampunk e non smette mai di muoversi, tanto da suonare camminando su un tapis roulant per tutta la durata dello spettacolo. Il resto della band non è da meno: Richard Kruspe alla chitarra solista, Paul Landers alla chitarra ritmica, Oliver Riedel al basso e Christoph “Doom” Schneider alla batteria compongono una formazione mastodontica. È un metal molto ragionato quello dei Rammstein, c’è poco spazio all’improvvisazione, tutto è calibrato al millimetro, dalla sincronia musica/scenografia, alle coreografie, e pochissime o meglio, nessuna parola per uno spettacolo che si destreggia tra musica, cabaret e circo.

La scaletta pesca dal repertorio storico della band, lasciando ampio spazio agli ultimi due riuscitissimi album, tuttavia tagliando fuori qualche grande classico come “Amerika” e “Keine Lust”. Suonano due versioni di “Deutschland”: la prima con Kruspe che propone un remix dal vivo alla console, sollevata a trenta metri di altezza, mentre sul palco il resto della band (ad eccezione di Lindemann), indossa tute illuminate (di nuovo omaggiano i Kraftwerk). Successivamente, si avvia l’epica versione dal vivo di “Deutschland”, accompagnata da led rossi che squarciano la notte come laser, mentre la voce profonda del frontman intaglia ogni parola come l’incarnazione dell’Ade. “Zeit” si trasforma in un commovente inno che fa riflettere sulla condizione umana, memori dell’emozionante videoclip dello scorso anno.

Riassumono tre secoli di storia della musica tedesca: dalla sinfonica, all’elettronica sperimentale di Stockhausen, alla techno. In “Radio” i chitarroni potrebbero buttare giù il cemento armato, con “Sonne” il cielo si tinge di rosso e l’aria si infuoca, con “Sensucht” ci si fa trascinare dall’headbanging, su “Ohne Dich” è impossibile non emozionarsi.

Uno show trionfante che, al netto della spettacolarità, dell’effetto wow e dell’avanguardia tecnica pone grossi interrogativi sulla sostenibilità di grandi eventi come questo. Nel complesso esibizione ottima – seppur con qualche sbavatura musicale qua e là – per quelli che, a livello performativo, potremmo definire le Beyoncé del metal. Uno spettacolo ad altissima intensità andato in scena nella città veneta. Una messa in scena teatrale, ai confini tra la performance art e il superbowl. Difficile pensare che potremmo aver assistito all’ultima esibizione italiana dei Rammstein dopo le recenti accuse a Till Lindeman e l’abbandono dell’etichetta discografica. Difficile anche dire quale sarà il destino della band, ma nel caso in cui questa fosse la loro uscita di scena, abbiamo assistito a un gran finale.

Setlist

Rammlied
Links 2-3-4
Bestrafe mich
Giftig
Sehnsucht
Mein Herz brennt
Puppe
Angst
Zeit
Deutschland (Remix by Richard Z. Kruspe)
Deutschland
Radio
Mein Teil
Du hast
Sonne
Engel (Piano version with Abélard)
Ausländer
Du riechst so gut
Ohne dich
Rammstein
Ich will
Adieu

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