richard benson 24 back to 84 recensione
NUOVE USCITERECENSIONI

Richard Benson – 24 Back to 84

Non poteva finire così, no! “24 Back to 84”: Richard Benson ha sconfitto nuovamente la morte. Quando successe il fattaccio, si sperava in una geniale trovata del Re del Metallo per pubblicizzare il nuovo album, ma non fu così. Eppure Richard sembrava tornato in carreggiata per il colpo di coda infernale. Dopo la generale commozione era doveroso portare a compimento il progetto. Sommo esempio di perseveranza, provocazione e libertà, la sua anima è ancora con noi. Il disco è prodotto col cuore e questo l’orecchio lo sente, come sente l’ottima esecuzione dei musicisti, da cui non potevamo che aspettarci la guerra più totale. Inoltre, non c’è bisogno di parlarne bene per partito preso, i pezzi sono tutti molto validi, a testimonianza del talento di Richard Benson. La sua voglia di strafare e raggiungere velocità inaccessibili sulla chitarra spesso andavano a coprire delle buone capacità tecniche come il suo legato, forse Steve Vai non si sarebbe spaventato, ma avrebbe di certo apprezzato. Non solo, a livello vocale, oltre ad avere un bel timbro, era in grado di spingersi molto in alto per le sue caratteristiche.

“Processione”, con annesso video, ci aveva fatto sperare nel grande ritorno, in carne e ossa, di Benson. Addirittura si vociferava di una sua partecipazione a Sanremo, ma non sarebbe stato decoroso aggiungere Richard tra cialtronate e trashate della gestione targata Amadeus. La canzone è costruita su una bella progressione, il testo poetico di Cinzia Colibazzi, assistente del maestro nel suo ultimo periodo di vita, è interpretato e cantato magistralmente, del resto frasi così autobiografiche non potevano che essere espresse e vissute con veritiera intensità. La pietra miliare “Madre Tortura” è qui in una versione riadattata e accorciata, ma l’ottima struttura rimane inalterata, risultando più fresca e riesce ugualmente a fare breccia negli ascoltatori. Una traccia resa meno blasfema e quindi adatta per essere inserita in palinsesti radiofonici più generalisti. Simone Sello reinterpreta l’assolo con gusto e virtuosismi tanto cari al suo grande mentore e sostenitore nei suoi esordi musicali. Testo ermetico e scale infinite con una chitarra per distruggere, per sfondare il palco, nella perfetta filosofia bensoniana.

Nel 1984 Benson incise due singoli che fino a pochi anni fa erano più nella leggenda che nella realtà, per fortuna qualcuno trovò il 45 giri e lo mise a disposizione del web, dando così nuova linfa al culto bensoniano. Ora “Flash back”, nella sua nuova versione suona magnificamente, come risulta convincente anche la più poppeggiante “Renegade”, destinata all’epoca a Shalpy, che è stata resa più intima e calda, soprattutto più suonata e questo non ci dispiace affatto. Poi ci si addentra ancora più in profondità negli anni ’80, alla scoperta di un Richard che vuole farci ballare con pezzi di musica elettronica mista a momenti rock, tra atmosfere velenose e malinconiche con un tocco di dark wave come in “Jaggered” e in “Empty Space”, mentre “Devil Tonite” risulta più suadente e morbida. In questo trittico ottantiano, alcuni spezzoni della prima sarebbero davvero perfetti come sigla di qualche programma. “Can you see the monkey” con il suo mood trascinante, prima della chiusura sul gong, ci fa immaginare un Richard scatenato e divertito nel cantarla.

Non siamo in “Metal Attack”, prima e storica compilation heavy italiana prodotta da Benson, ma siamo qui alla riscoperta di un altro lato di Richard, meno conosciuto ai più, ma degno di essere riportato in auge. Un artista sempre immerso nelle realtà musicali del suo tempo, quindi non solo un critico musicale unico per conoscenze, preparazione e competenza, probabilmente il migliore in Italia. Quanti gruppi e quanti dischi ci ha fatto scoprire? Una caterva, siamo tutti suoi debitori. Solo sentendo questo disco una lacrima può scendere sul sorriso e c’è da ringraziare gli ottimi Torri, Dini e Sello per averci regalato un’altra perla di pioggia da un paese dove non piove mai.

Quest’opera rende più giustizia al Richard artista e musicista rispetto al precedente “L’inferno dei vivi” e al recente docufilm, comunque significativo, “La vita è il nemico”, tuttora in tour nei cinema italiani – se dovesse capitare nella vostra città dovreste proprio andarlo a vedere. Sarebbe stato bello aggiungere nell’album anche qualche altro pezzo proveniente dal film “L’inceneritore” e la track disco “Animal Zoo”. Chissà se saranno inserite in un futuro progetto della RBO (Richard Benson Orchestra), oppure ha di nuovo ragione Palmizio: meno c’è e meno si rompe. Tra strilli, aforismi, storie, citazioni e goliardate irripetibili si potrebbe andare avanti a scrivere all’infinito, ma è ora di posare la penna e ascoltare ancora questo “24 Back to 84”. Si chiude così questa recensione, mettetela da qualche parte, sfruttatela, portiamo avanti il messaggio bensoniano, di chi non è contaminato dalle voluttà dell’intero contorno che ci sovrasta, continuando imperterriti, attraverso il metallo, attraverso la progressione, a espandere i nostri lidi.

Tracklist

01. Processione
02. Madre Tortura
03. Flash Back
04. Renegade
05. Jaggered
06. Empty Space
07. Devil Tonite
08. Can You See The Monkey

Comments are closed.

More in:NUOVE USCITE

0 %