Il castello è circondato. Vi conviene arrendervi.

Orde di fan degli eroi mascherati sono da ore sotto il sole attorno al Castello Scaligero di Villafranca di Verona, aspettando di accedere alla venue. Migliaia di magliette griffate con la S ed i volti dei 9 di Des Moines, tra l’eccitazione che si sparge e molti aneddoti che si susseguono nei racconti dei presenti in fila. Una volta all’interno, possiamo ammirare le mura che circondano la venue esclusiva, con il pit già gremito da un po’.

Sono le 20:00 quando cominciano i Vended, band dei figli di Corey Taylor e Clown. L’influenza dei genitori c’è, ma fa piacere vedere anche delle idee originali, più legate all’animo punk. Tocca ora agli ucraini Jinjer: Cala il loro stendardo con i colori della bandiera nazionale, mentre affianco a noi un giovane padre allena la figlia a proteggersi nell’eventualità di un wall of death.
Carica elevata, l’atmosfera si scalda finché il parco all’interno delle mura va via via esaurendosi in ogni ordine di posto. Il cielo si fa cupo e il vento comincia a scuotere le strutture portanti del palco. Jinjer usciti dal palco, si alza lo stendardo con il nome della band dell’Iowa.

Si abbassano le luci ed esplode in diffusione “For Those About To Rock” degli AC/DC, seguita da “Get Behind Me Satan And Push”, nella versione di Billie Jo Spears. È finalmente l’ora: “Disasterpiece” fa levare il sipario e lo scenario sul palco è post-apocalittico: turbine e strutture industriali a fare da cornice alle due torri di percussioni ai due lati del palco. “Wait and Bleed” agita subito la folla fraterna, mostrando un Corey Taylor in grande forma, che non manca di comunicare tutto il grande amore che la band prova per l’Italia e per il suo pubblico.

“Before I Forget” risuona come un inno tra le voci di tutti i presenti. Subito prima di “The Chapeltown Rag”, singolo dal nuovo disco “The End So Far”, Corey Taylor rassicura i fan sul titolo dell’album: “Slipknot are here to stay”, contro alcune indiscrezioni su allusioni allo sciogliemento. “Dead Memories” ed il palco si trasforma in una nuvola di fumo blu sulle praterie dell’Iowa raffigurate nella copertina di “All Hope Is Gone”. Una equazione divide la famiglia Slipknot dal resto del mondo annuncia Taylor: “They’re 555 and we’re 666” prima di lanciarsi in una pestatissima “The Heretic Anthem”.

La seconda parte del live è una concatenazione di grandissimi classici, fino ad arrivare al famoso momento del “Jump the fuck up” durante “Spit It Out”. La band esce a prendere fiato ed un enorme circle pit si crea sul prato veronese, pronti a scatenare l’inferno all’inizio di “515” + “People = Shit”. “This is your national anthem” annuncia Taylor prima di chiudere il live con “Surfacing”, promettendo che torneranno in Italia molto molto presto.

Il pubblico è in contemplazione quando in diffusione parte “‘Til We Die” e le luci si accendono nuovamente. Uno spettacolo emozionante, senza soluzioni di continuità, sempre con il cuore in mano e rivolto con amore verso i fan. Non se ne vedono tanto in giro. Grazie Slipknot.

Setlist

Disasterpiece
Wait and Bleed
All Out Life
Sulfur
Before I Forget
The Chapeltown Rag
Dead Memories
Unsainted
The Heretic Anthem
Psychosocial
Duality
Custer
Spit It Out
(515)
People = Shit
Surfacing

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