Immancabile l’appuntamento del 28 ottobre dell’Alcatraz di Milano per i fan del power metal. A dividere il palco infatti ci sono i Sonata Arctica e gli Stratovarius, band che, nonostante gli alti e i bassi della loro carriera, sono gli artefici della storia del genere.
Ad aprire la serata c’è un certo Tim Hansen e i suoi Induction. Vi dice qualcosa quel nome? Sì, è proprio il figlio di quell’Hansen lì che la storia del power metal l’ha proprio iniziata. La band tedesca sfodera tutta la sua magnificenza nella mezz’ora concessa. Merita una menzione particolare Antonio Calanna, cantante degli All for Metal, che per questo tour ha preso il posto di Craig Cairns, impegnato nello stesso periodo con i Tailgunner. La prova del talento italiano è superlativa, meritandosi applausi e probabilmente anche lo “scettro” come miglior performance vocale della serata, e non c’è molto da stupirsi visto la giovane età rispetto ai colleghi finlandesi.
Un bellissimo fiordo innevato e una suggestiva aurora boreale fanno da sfondo allo show dei Sonata Arctica. Il concerto dei lapponi non inizia in maniera spettacolare. Un ignorantissimo “buongiorno” di Tony Kakko anticipa “Closer to an Animal”, brano non proprio azzeccatissimo come opener. Ci pensa la successiva “Black Sheep” a dare al via effettivo al power metal dei Sonata che continua con la freschissima “First In Line”. La voce dell’Alcatraz, andato ormai sold out come ci ha tenuto a precisare Kakko, si sente però nei vecchi e gloriosi pezzi della band. Ovviamente stiamo parlando di perle come “Replica”, “Tallulah” e “FullMoon”. Proprio in quest’ultima, Tony svela dei limiti, ma la sua prova tutto sommato non è comunque da bocciare. Il cerchio viene chiuso dalla potenza di “Don’t Say A Word” e con il loro consueto siparietto di “Vodka”.
A differenza dei Sonata Arctica, la prova di Timo & co. inizia in maniera scoppiettante con la riuscitissima “Survive”, che inizia un filone di quattro brani a tutta velocità. L’entusiasmo del pubblico viene però un po’ mozzato da “Broken”, tratto dall’ultimo album. In generale, nonostante l’ottimo risultato della sedicesima opera degli Stratovarius, le tracce rese dal vivo fanno un po’ fatica a decollare, eccezion fatta per la title track. Il live della band di Helsinki risulta essere, così, come una montagna russa. Gli apici del concerto, com’è stato esattamente per i loro predecessori, vengono toccati con i classiconi come “Black Diamond”, che chiude il set prima dell’encore. Timo ci ricorda la sventura capitata alla band prima del Return of the Gods, che li ha costretti a suonare giusto un paio di brani prima del live degli Iron Maiden. Proprio per questo motivo, al pubblico italiano spetta un brano in più. Signore e signori, accendete le torce, è l’ora di “Forever”, solo per noi. La chiusura non poteva che essere affidata a brani come “Unbreakable” e “Hunting High and Low”, durante la quale il buon Timo ha lanciato una sfida al pubblico italiano chiedendo se riuscisse a fare più rumore rispetto ai vicini di Svizzera e Francia. Beh, abbiamo risposto.
La lucentezza del Diamante Nero e il bagliore della Luna Piena hanno illuminato l’Alcatraz di Milano. Il vento finnico degli Stratovarius e dei Sonata Arctica ha portato un’ondata di brividi ai fan di vecchia data delle due compagini, autrici di un pezzo indelebile nella storia del power metal.
Setlist Sonata Arctica:
- Closer to an animal
- Black Sheep
- First in Line
- Broken
- I Have a Right
- Paid in Full
- Replica
- 8th Commandment
- Tallulah
- FullMoon
- The Cage
- Don’t Say a Word
Setlist Stratovarius:
- Survive
- Eagleheart
- Speed of Light
- Paradise
- Broken
- Winter Skies
- World on Fire
- Stratosphere / Holy Light
- Father Time
- Frozen in Time
- Black Diamond
- Forever
- Unbreakable
- Hunting High and Low