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Il Return Of The Gods Festival promette grandi nomi. Dopo l’ultimo appuntamento all’Arena Parco Nord di Bologna che ha visto sul palco, seppur con una diversa formazione, il ritorno dei Pantera, ci spostiamo a Milano, precisamente all’Ippodromo Snai di San Siro per un altro attesissimo ritorno, quello degli Iron Maiden. Si tratta senza dubbio di uno dei concerti più attesi dell’anno, complice anche l’annullamento della data di Bologna lo scorso anno, che ha lasciato con l’amaro in bocca migliaia di fan. A loro però se ne sono aggiunti moltissimi altri, tanto che è stato dichiarato il tutto esaurito, già prima dell’entrata in scena delle band di apertura. 

A dare inizio alle danze ci pensano i The Raven Age, che suonano per circa 30 minuti, con un pubblico che, nonostante apprezzi l’esibizione, non si lascia troppo trasportare a causa del caldo torrido. Poco dopo è il turno dei Blind Channel, band nu metal finlandese: anche per loro lo show dura mezz’ora, ma questa volta il pubblico sembra più propenso a partecipare, complice forse anche l’abbassamento del sole.

A seguire, quella che è stata senza dubbio la migliore performance tra i gruppi spalla: è il turno degli Epica, che regalano un’esibizione maiuscola. Il pubblico inizia a caricarsi già dal primo minuto e sostiene il metal sinfonico della band per tutta la durata dello show. Alle 19 sarebbe il turno degli Stratovarius, ma purtroppo la band ha perso l’aereo per Milano (forse a causa degli scioperi dei voli di ieri), ed è arrivata all’Ippodromo solamente 5 minuti prima di quello che sarebbe dovuto essere l’orario di inizio del loro show. In fretta e furia, i finlandesi salgono sul palco dopo 40 minuti, ma l’esibizione non inizia a causa di alcuni problemi tecnici, risolti dopo poco… o almeno fino all’entrata in scena del cantante Timo Kotipelto, che si ritrova a sorpresa senza microfono attivo. La prima canzone prosegue senza voce per tutta la prima metà e l’odissea della band finlandese termina dopo soltanto due pezzi. 

Un’oretta per smaltire la parziale delusione e il momento tanto atteso arriva alle 21:00 in punto. Fin da subito, ci si accorge di come il Future Past Tour differisca totalmente dal precedente (Legacy Of The Beast Tour) soprattutto per l’approccio. Non c’è uno Spitfire che sorvola il pubblico ad aprire il concerto, ma solamente il palco, le luci blu e le note di una canzone : “Caught Somewhere In Time”. Il brano parte inizialmente con un’intro registrata, cui segue l’arrivo sul palco di Nicko Mcbrain che dopo aver salutato il pubblico si sistema alla batteria. Appena il ritmo della canzone sale, vediamo entrare Adrian Smith, Dave Murray, Janick Gers e Steve Harris. Il pubblico è già in delirio ed esplode quando infine, poco prima dell’inizio della strofa, ecco arrivare Bruce Dickinson, da subito carichissimo: i Maiden sono tornati.

La band prosegue con “Stranger In A Strange Land”, con l’apparizione sul palco di Eddie The Head nella suddetta versione. A seguire, invece, una serie di canzoni prese direttamente dall’ultimo album “Senjutsu”, rispettivamente “The Writing On The Wall”, “Days Of Future Past” e “The Time Machine”. Seguono poi “The Prisoner”, “Death Of The Celts”, “Can I Play With Madness”, “Heaven Can Wait” e la mastodontica “Alexander The Great”, suonata per la prima volta dal vivo in questo tour, che manda tutto il pubblico in visibilio. Lo show giunge alla sua parte finale con “Fear Of The Dark” e “Iron Maiden”, sulla quale appare anche Eddie in versione samurai. A questo punto Dickinson ringrazia il pubblico, saluta e si appresta a lasciare il palco assieme al resto della band. Pochi secondi di pausa e ha inizio l’encore: le luci si riaccendono, compare lo sfondo di una New York in rovina e ha inizio “Hell On Earth”, sulla quale la band spara letteralmente fuoco e fiamme dal palco, a ritmo di musica durante il ritornello. A chiudere la scaletta troviamo due cavalli di battaglia della band: “The Trooper” e “Wasted Years”, che segnano poi la fine del concerto, dopo poco meno di due ore.

Il ritorno degli Iron Maiden dunque non ha deluso le aspettative dei fan più fedeli, che in un certo senso erano anche il target di questo tour. Se infatti il precedente il Legacy Of The Beast Tour presentava in scaletta una sorta di greatest hits della band, In questo caso i Maiden decidono di propendere per un approccio diverso, e per certi aspetti migliore. Non ci sono tutti gli effetti speciali visti in precedenza, l’impatto scenografico è forse e più sobrio e persino Bruce non cambia mai il costume, continuando però a saltellare da una parte all’altra del palco, dimostrando di essere comunque una macchina da guerra. Ad eccezione delle fiamme in “Hell On Earth” e delle apparizioni di Eddie lo show proposto dalla band si può riassumere in una parola: musica. Sul palco ci sono infatti soltanto la band e gli strumenti intenti a dare il tutto e per tutto per il loro pubblico. Una scelta vincente e molto apprezzata: nel pit il numero di cellulari intenti a fare video era minimo e la folla ha saltato e acclamato la band per tutto il concerto. Insomma, questa nuova formula dal vivo sembra funzionare alla perfezione, e chissà che non possa essere usata anche nei prossimi tour. Una cosa è certa: pur con l’età che avanza inesorabile, non sarà questo l’ultimo tour degli Iron Maiden. Lo stesso Dickinson alla fine dello spettacolo: ce lo assicura: ci rivedremo “somewhere in time”

Setlist

Caught Somewhere in Time
Stranger in a Strange Land
The Writing on the Wall
Days of Future Past
The Time Machine
The Prisoner
Death of the Celts
Can I Play With Madness
Heaven Can Wait
Alexander the Great
Fear of the Dark
Iron Maiden
Hell on Earth
The Trooper
Wasted Years

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