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È passato meno di un anno dalla sua ultima apparizione in terra tricolore (quella volta accompagnando i Dream Theater), ma l’instancabile Devin Townsend è tornato a farci visita nella serata di ieri, per celebrare l’uscita dell’ultimo album “Lightwork”, pubblicato in autunno. Mentre il Live Club di Trezzo si sta ancora riempiendo, ad inaugurare la serata sono i giovanissimi Fixation, che per mezz’ora scarsa propongono un alternative metal dalle tinte melodiche e i più esperti Klone, che, nonostante dei volumi non perfettamente equilibrati, riesco a intrattenere discretamente i fan, che nella fremente attesa di Devin, sembrano apprezzare quanto suonato.

Una volta terminata l’esibizione del quintetto francese, l’atmosfera diventa immediatamente rovente: il pubblico si scalda e, tra cori e applausi, chiama a gran voce l’artista canadese. Solo qualche minuto dopo l’orario previsto le luci si spengono e Devin Townsend può finalmente raccogliere tutto l’amore che i fan italiani gli riversano addosso. Il musicista canadese si presenta sorridente come suo solito e saluta a lungo i fan, prima di attaccare con “Lightworker”, che viene immediatamente intonata da tutto il locale. È la prova, questa, che l’ultimo album, un lavoro più riflessivo e fortemente influenzato dallo stato di reclusione forzato dalla pandemia, sia stato apprezzato e ormai completamente metabolizzato dai fan.

Non c’è tempo per prendere un attimo di fiato e subito veniamo catapultati in “Kingdom”, uno dei pezzi più celebri di Townsend, a cui, dopo una divertente gag con il polpo peluche che lo segue sempre sul palco – e che passa poi il resto dello show sulla batteria – segue la recentissima “Dimensions”. Bastano pochi minuti per rendersi conto che quella a cui stiamo assistendo non è una semplice performance musicale, ma uno spettacolo totale condotto da un artista istrionico, accompagnato da un perenne sorriso contagioso e da una band di fenomeni, sulla quale non c’è neanche bisogno di spendere parole.

“Questa canzone viene dal mio cuore. Da una parte molto precisa del mio cuore: le mie palle”: veniamo introdotti in questo modo alla magica “Why?”, su cui tutto il locale ondeggia a ritmo di musica e il coro diventa semplicemente assordante. Ma oltre alle pubblicazioni più recenti, Devin offre una scaletta che, privilegiando leggermente la sua componente più soft e melodica, attraversa tutta la sua carriera: vengono snocciolate in questo modo “The Fluke” e “Deep Peace”, si torna indietro di 20 anni con “Deadhead”, si prende il volo con “Spirits Will Collide”, che porta con sé un’epicità strabordante.

L’atmosfera si scalda oltre misura con “Bad Devil”, su cui le prime file diventano un tritacarne, prima che ci venga concesso qualche minuto di pausa per rifiatare e prepararci al gran finale. La band torna sul palco e attacca con la recente “Call Of The Void”, prima di terminare con la devastante “Love?”, risalente al capitolo Strapping Young Lad, con cui la chitarra Devin si trasforma in una mitragliatrice che spara senza pietà sul pubblico adorante.

Dopo 90 minuti di spettacolo vero, la serata si conclude con un lunghissimo applauso e con le continue acclamazioni che i fan lanciano a Townsend, che non si risparmia neanche nel salutare, dando appuntamento alla prossima volta. E poco importa in quale delle infinite vesti che ha assunto durante la sua memorabile carriera si presenterà: con Devin Townsend lo spettacolo è comunque assicurato.

Setlist

Lightworker
Kingdom
Dimensions
Why?
The Fluke
Deadhead
Deep Peace
Heartbreaker
Spirits Will Collide
Truth
Bad Devil
Call of the Void
Love?

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