Gli Hammerfall pubblicano oggi il loro nuovo album in studio Hammer Of Dawn, dodicesimo lavoro della carriera della band svedese. In occasione dell’uscita del disco, ne abbiamo parlato con lo storico frontman Joacim Cans, che ci ha raccontato anche come la band ha vissuto gli ultimi due anni e cosa si prova ad aver militato per 25 anni negli Hammerfall.

Ciao Joacim, benvenuto su Spaziorock! Come stai?

Tutto bene, grazie!

Il nuovo album degli Hammerfall, “Hammer Of Dawn”, uscirà nei prossimi giorni. Come ti senti al riguardo? Ci puoi raccontare qualcosa di questo nuovo disco?

Sono molto in ansia, ma non vedo l’ora di presentare questo nuovo album a tutti i nostri meravigliosi fan e a tutto il mondo, perché penso che sia un lavoro potente ed energico. Inoltre lo reputo più in stile Hammerfall dei dischi precedenti in un certo senso, proprio perché siamo riusciti a metterci dentro tutta la frustrazione accumulata in questi ultimi due anni per non aver potuto esibirci dal vivo. Chiunque di noi quando andava a registrare performava al top, voleva dimostrare qualcosa e offrire performance epiche. Penso che tutto ciò si senta, e di questo sono molto orgoglioso, è davvero un album da urlo!

Quali sono i punti di forza di “Hammer Of Dawn” secondo te?

Innanzitutto, penso che sia il fatto di non aver mai voluto scrivere dei singoli quando componiamo un album, non so se mi spiego. E un altro punto di forza di questo disco è la diversità tra le canzoni, perché c’è davvero tutto ciò che va dalle ballad alle canzoni più ritmate, anche se a prevalere sono le canzoni più ritmate, più energiche. Inoltre, le performance di questo disco sembrano proprio fatte dal vivo. A volte gli album in studio comprimono questa cosa, sembra che le canzoni e le esibizioni non si muovano in questo senso. Ma qui puoi sentire che questo c’è davvero, puoi sentire che ci vogliamo muovere in questa direzione e andare avanti solo in questo senso.

Quasi tre anni fa avete pubblicato il vostro ultimo album in studio, “Dominion”. Penso che sia un album grandioso, forse tra i migliori della vostra carriera. Ora che “Hammer Of Dawn” sta per uscire, sentite una pressione maggiore dopo aver pubblicato un disco così potente come “Dominion”?

Ritengo che la pressione che sentiamo, specialmente nel mio caso, è la pressione che ci mettiamo addosso noi stessi. Nel mio caso, questo è dovuto al fatto che io voglio sempre offrire qualcosa di buono. Poi c’è la pressione data dalle persone intorno a te, quando tutti ti vengono a chiedere le cose più svariate. Ovviamente, poi, vuoi accontentare i tuoi fan e magari vuoi accontentare anche le persone che dicono cose brutte sulla band del tipo: “Non ascolto più gli Hammerfall da Glory To The Brave!“. Ok, speriamo che anche a loro piacerà quest’album! (ride, ndr). Ma è così che vanno le cose. “Dominion” è un album molto bello, la produzione del tour di “Dominion” è stata la più grande che abbiamo mai fatto e ogni volta che ci penso, da quando il tour è finito, realizzo che gli Hammerfall ora sono più grandi rispetto all’inizio degli anni 2000. A distanza di 25 anni siamo più grandi che mai, è davvero incredibile. Quando abbiamo iniziato a scegliere quali canzoni registrare tra quelle che avevamo composto per “Hammer Of Dawn”, o addirittura prima che iniziassimo a scriverle, ci siamo accorti che non è stato facile scrivere questo album. A volte mi svegliavo la mattina e mi chiedevo: “Per quale cavolo di motivo dovrei alzarmi dal letto se non ho nulla da fare oggi?“. L’ispirazione era andata persa e dovevo immergere me stesso in situazioni in cui poter ritrovare la mia creatività, ritrovare idee che fossero davvero uniche ed è stata una battaglia costante, ma direi che ne siamo usciti abbastanza bene.

Parlando invece dei contenuti, cosa ci puoi dire dei testi di questo nuovo disco?

Ogni canzone è a sé stante, ma per quanto riguarda i testi, la maggior parte ha a che vedere col fatto che durante la pandemia mi sono reso conto che non sono immortale e ho pensato: “Oh merda, potrei anche morire! Oh no, ho ancora così tante cose da poter fare, tanto da poter dare“. Molte canzoni affrontano questi temi, ma non in maniera negativa, bensì in modo positivo. Se prendi una canzone come “Too Old To Die Young” ti accorgi che si tratta di un modo divertente di guardare a questi argomenti. Anche perché noi ormai siamo in giro da molto tempo, nel senso che non abbiamo più 27 anni, non possiamo più essere come Jimi Hendrix, Kurt Cobain Amy Winehouse, è troppo tardi per prendere quella strada e ora abbiamo la sensazione di avere così tanto da dare, così tante canzoni che sono dentro di noi e che non abbiamo ancora scritto. Vogliamo continuare finché sarà possibile farlo. Poi si potrebbe prendere una canzone come “Venerate Me”, che parla del fatto che tutti noi moriamo due volte: la prima volta quando esaliamo il nostro ultimo respiro, la seconda quando qualcuno dice il tuo nome per l’ultima volta. Magari è un argomento più profondo di così, ma abbiamo cercato di presentarlo in una maniera che fosse carina. Io vedo questa canzone, “Venerate Me”, come un dialogo con la morte, che mi vuole venire a prendere, ma non lo farà oggi.

La tracklist dell’album può vantare la presenza di King Diamond. Com’è stato lavorare con una leggenda del genere?

La presenza di King è davvero ridotta in quest’album, la definirei quasi un cameo. Si è presentato a fare la sua parte ed è uscito, quindi è stata più che altro un’apparizione speciale di King Diamond. Quando quest’idea è arrivata sul tavolo, lo abbiamo contattato per chiedergli di partecipare e lui ha risposto: “Sì, certo, voglio farlo“. Gli abbiamo mandato alcuni file e lui ha fatto la sua parte. Sono molto orgoglioso e onorato che King abbia voluto entrare a far parte, seppur una parte molto piccola, della storia degli Hammerfall. Anche perché io e Oscar (Dronjak, ndr) siamo grandi fan dei Mercyful Fate e di King Diamond in generale, per cui è stata una cosa grandiosa. In più, King non sta facendo tante apparizioni speciali, visto che si sta occupando delle sue cose e basta. Quando Oscar mi ha presentato la canzone mi ha detto: “Ci starebbe benissimo King Diamond a cantare questa parte” e dopo averla ascoltata gli ho detto che aveva ragione. A quel punto per quale motivo non avremmo dovuto chiederglielo? E lo abbiamo fatto. In questo caso è stata una questione di qualità più che di quantità, visto che ci ha semplicemente consegnato il suo pezzo ed è stato perfetto.

Prima ho citato “Dominion”, che è stato pubblicato nel 2019, prima che la pandemia iniziasse. Questi ultimi 3 anni sono stati pesanti per tutti per ovvie ragioni, tuttavia ti volevo chiedere se ci fossero stati comunque degli aspetti e dei momenti positivi per te e per la tua band.

Considerando il fatto che siamo stati veramente fortunati ad essere riusciti a fare l’intero tour nordamericano insieme ai Sabaton e quello europeo, e solo successivamente la pandemia è scoppiata, siamo riusciti ad andare un bel po’ in tour, in ben due continenti. Poi ci siamo presi un periodo di vacanza, perché ne avevamo bisogno. Quindi l’inizio della pandemia è stato “piacevole”. Poi siamo stati anche abbastanza intelligenti da registrare il concerto più grande del tour per pubblicare un live album (“Live! Against The World”, ndr) alla fine di quell’anno ed è stata una gran bella cosa per noi. Anche perché poi non abbiamo iniziato a fare concerti in streaming, e praticamente ogni band li faceva. Per me era una cosa così noiosa. A parer mio per esibirti devi avere un pubblico e non c’era nessuno di fronte a te in piedi ad ascoltare le tue cose. Quindi ero così felice che potessimo concentrarci sulla produzione di un ottimo live album e del blu ray del live durante la fine del 2020. Ma dopo quel periodo non c’è stato praticamente più nulla di buono (ride, ndr). Diciamo che l’album, “Hammer Of Dawn”, è venuto fuori dalla pandemia e siamo stati occupati per un sacco di tempo in studio per suonare al meglio. Questa potrebbe essere una buona cosa, anche se penso che lo stato mentale di tutti noi della band sia piuttosto logoro e stanco in questo momento, perché vogliamo davvero tornare a suonare dal vivo.

Per cui sei pronto a tornare in tour con i tuoi compagni.

Assolutamente sì. Per sfortuna ci sono ancora alcuni Stati in Europa e nel resto del mondo che sono chiusi, nel senso che ci sono ancora forti restrizioni in alcune nazioni, quindi penso che non faremo molto finché non sarà tutto aperto. E i concerti in streaming poi sono noiosi e tristi. Spero che riapriranno presto così da poter tornare alla vita normale.

Cambiando argomento, quest’anno ricorre il 25esimo anniversario del famoso album di debutto degli Hammerfall, “Glory To The Brave”. Che cosa rappresenta questo disco per te dopo tutto questo tempo?

Penso che quel disco sia stato davvero un game changer, una svolta per gli Hammerfall e ho realizzato solo dopo svariati anni che è stato un album molto importante per la rinascita dell’heavy metal tradizionale. Sono così orgoglioso di quest’album, ma soprattutto sono orgoglioso del fatto che noi nel 1996 siamo stati capaci di registrare un disco di un genere di cui non importava più nulla a nessuno. Le persone ci dicevano: “Perché non suonate la musica che la gente vuole ascoltare?“. E noi rispondevamo: “Perché noi vogliamo comporre musica che vogliamo suonare“. Più semplice di così. L’album poi è stato pubblicato nel 1997, ha iniziato a prendere piede e ad un tratto l’heavy metal è tornato a piacere. La gente è tornata ad ascoltarlo. Per cui quest’album per me rappresenta la libertà, essere liberi di fare ciò che davvero vuoi fare. Non ascoltare la gente che ti dice: “Perché non hai fatto questo? Perché non hai fatto quello?”. Questa è la mia vita e questa è la nostra musica. Per gli Hammerfall ha rappresentato il punto di partenza di 25 anni di gioia, ma anche l’inizio di un viaggio sulle montagne russe, un costante alternarsi di alti e bassi. Ma siamo ancora attivi e, come ho detto prima, gli Hammerfall oggi sono più grandi che mai. Dopo 25 anni sono così riconoscente e orgoglioso di tutto ciò.

Che sensazione si prova nel far parte di un gruppo heavy/power metal nel 2022? Provi le stesse sensazioni di 20 anni fa o le cose sono un po’ cambiate?

Ritengo che le cose siano cambiate molto durante gli anni, perché all’inizio noi non ci capivamo niente. Non ci si capisce molto all’inizio. Noi pubblicavamo un disco, andavamo in tour e questo era un processo di apprendimento. Più vai in tour, più pubblichi album, più la tua conoscenza aumenta. Poi sai, rispetto al passato, da dopo la pausa che ci siamo presi nel 2013 ad oggi ci stiamo divertendo di più insieme e non si tratta solo della musica. Mi riferisco a quando non siamo sul palco a suonare. Siamo cinque ragazzi che si godono la compagnia reciproca. Non riesco proprio a capire quelle band in cui ci sono alcuni membri che praticamente non si parlano, in cui ci sono “nemici” all’interno della band. Perché continuate a suonare insieme? E magari ti rispondono: “Dobbiamo farlo per i fan!“. Ma se non sei felice, le persone ti diranno che dovresti fare qualcosa al riguardo. Noi, e in particolare il sottoscritto, quando ho cominciato a suonare negli Hammerfall avevo 26 anni e io in quel periodo poi vivevo da solo. Da quella volta ho messo su famiglia, ho avuto dei figli e il più giovane ha 19 anni, che è la stessa età di alcuni dei membri degli Hammerfall di quando avevamo appena iniziato. Quindi sì, ora è diverso, ma sono ancora orgoglioso del fatto di essere ancora in giro e, allo stesso tempo, di percepire gli Hammerfall come una band giovane. Anche se molti di noi hanno 25 anni in più, siamo ancora una band giovane per diversi motivi.

Questa potrebbe essere una domanda strana. Volevo chiederti se secondo te “Hammer Of Dawn” assomiglia in qualche modo a “Glory To The Brave” o se si tratta di due album molto diversi.

Penso che siano molto diversi, perché ci sono dieci composizioni differenti nel nuovo album, la similitudine può essere data dal fatto che anche questo è stato scritto da Oscar Dronjak e da me. Si tratta di un album degli Hammerfall, ma ci sono dieci o undici album in mezzo che collegano questi due dischi e se tu ne togli anche solo uno, crollerebbe tutto. C’è stata un’evoluzione costante tra questi due album e se non ne avessimo fatto anche solo uno dei precedenti, “Hammer Of Dawn” non suonerebbe allo stesso modo. Quindi è davvero difficile trovare similitudini, io la vedo così: “Glory To The Brave” è un album autonomo e non può essere paragonato a nient’altro e penso la stessa cosa di “Hammer Of Dawn”, è un altro album unico e autonomo che rappresenta gli Hammerfall nel 2022.

Siamo arrivati alla fine. Vorresti lasciare un messaggio ai fan italiani degli Hammerfall e ai nostri lettori?

Assolutamente sì, spero che stiate tutti bene dopo questi due anni di buio totale, se si può dire così. Tuttavia, sono molto ottimista per il futuro e spero anche che tutti ascolterete il nostro nuovo album, che lo apprezzerete e lo accetterete per ciò che è. Non vedo l’ora di rivedere tutti i nostri fan e tutti voi nei prossimi tour! Ciao!

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