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Delain – Dark Waters

Era il 15 febbraio 2021 quando Martijn Westerholt, tastierista fondatore e compositore dei Delain, annunciava che solo lui sarebbe rimasto all’interno della band, mentre tutti gli altri membri si sarebbero separati da essa. Comunicati, post sui social, ringraziamenti ed addii in un clima quasi surreale, come tante volte capita in questi casi. Un fulmine a ciel sereno per tutti i fan della band olandese, in attività sin dai primi anni 2000, con il loro debutto “Lucidity” del 2006 che fu ottimamente accolto da pubblico e critica. Se il primo album sembrava quasi essere un progetto a se stante, ricco di collaborazioni e di special guest, nel corso degli anni i Delain sono diventati, passo dopo passo, una band vera e propria, ritagliandosi a suon di concerti ed ottimi album, una posizione di prestigio nel panorama del symphonic metal. E proprio all’apice del successo, la separazione e la successiva “ricostruzione” voluta dallo stesso Westerholt, che oggi porta alla luce un nuovo album che possiamo senza dubbio definire un nuovo inizio. Senza soffermarci troppo sui motivi e le ragioni per cui è accaduto tutto questo, è bene concentrarsi sull’aspetto musicale, e sull’enorme curiosità che dopo quasi due anni si porta dietro questo nuovo “Dark Waters”, settimo album della band. Si può dire che la line up è parzialmente rinnovata, in quanto tornano a far parte del gruppo Ronald Landa e Sander Zoer, rispettivamente chitarrista e batterista originali. I nuovi volti sono il bassista Ludovico Cioffi e Diana Leah, che inevitabilmente ha il compito forse più arduo, ovvero quello di sostituire Charlotte Wessels sia dietro il microfono, che nel cuore dei fan.

Al primo ascolto di “Hideaway Paradise”, che dà inizio all’album, c’è la nettissima sensazione di essere tornati indietro nel tempo, ai primi anni della band. Una canzone dolce, melodica e soave che conquista immediatamente. “The Quest and the Curse” riporta venature più heavy, che si intrecciano con la dolcezza della voce di Leah e poi esplodono di aggressività grazie al growl, e poi ancora cori epici per rendere il tutto estremamente sinfonico. Inutile dire che all’interno di questo pezzo troviamo davvero tutte le influenze e le capacità compositive di Martijn. A seguire,  riff di chitarra e melodie compongono in maniera perfetta in “Beneath”, altro pezzo dall’indubbio fascino. “Mirror Of The Night”, che vede la partecipazione del chitarrista dei Within Temptation Ruud Jolie ha un tono più oscuro ma presenta linee melodiche decisamente accattivanti. “Tainted Hearts” si muove invece su coordinate spiccatamente più luminose e sinfoniche, con un ritornello avvincente tra cori, riff e tastiere. Epica alla massima potenza è “The Cold” che si sviluppa attraverso chitarre ed arrangiamenti orchestrali, richiamando i migliori momenti dei Within Temptation, band che per molte ragioni ha sempre avuto una stretta connessione con i Delain.

Diretta ed arricchita dai synth è “Queen Of Shadow”, dove la dolcissima voce della cantante, si attesta su alti livelli e si sposa perfettamente nel ritornello con la voce del guest Paolo Ribaldini, grande talento vocale di casa nostra. “Moth to a Flame” pur mantenendo tendenzialmente un mood metal, strizza l’occhio alla modernità e a sfumature più pop, quasi a richiamare gli anni 80′ con tastiere in primo piano, per un esperimento inedito ma ben riuscito. Si torna invece a livelli epici e sinfonici alla massima potenza con “Invictus”, dove scopriamo venature più decise nella voce di Diana, e rimane quel sentore di nostalgia che ci riporta ai primi lavori della band, quando questo sound era decisamente più marcato. Sempre per ricordare il passato, torna qui uno degli special guest più amati, l’ex Nightwish Marco Hietala, che arricchisce con la sua incredibile e personalissima voce un brano davvero completo che acquista di sostanza ascolto dopo ascolto. Anche qui Paolo Ribaldini partecipa nuovamente come ospite per un risultato finale a tre voci. Altro brano notevole è “Underland” che ci accompagna alla conclusione dell’album  tra un ritornello diretto e potenti cori sinfonici.

Inutile negarlo, tanta curiosità si celava dietro questo “Dark Waters” dopo la rivoluzione operata e voluta da Westerholt, che aveva inevitabilmente portato scontento e sconforto nell’animo dei fan della band. Ma come sempre è giusto giudicare in maniera coerente e senza pregiudizi di sorta questo lavoro dal punto di vista musicale e compositivo. E non si può negare che il settimo album della band brilli di una luce luminosa e a tratti rinnovata nello spirito e nel mood. Non che la band ne avesse davvero necessità, ma le dinamiche interne che hanno portato a questa strada avevano inevitabilmente fatto nascere giustificati timori di ritrovare magari un gruppo slegato, poco coeso o con poca ispirazione. Tutt’altro invece, poiché  “Dark Waters” ha tutto ciò che ci si aspetta da un album dei Delain, con un occhio al passato e contestualmente uno sguardo concreto al futuro e alla nuova strada da percorrere.

La capacità compositiva di Martijn risulta ancora una volta incisiva e per certi versi migliorata, forse tornata più libera di esprimersi in territori a lui più congeniali. Un symphonic metal che ormai è un marchio di fabbrica della band olandese e che è intriso di ottimi brani che sanno conquistare nell’immediato, ma senza annoiare o essere troppo banali, per quell’equilibrio che questo genere va ricercando costantemente. Una menzione speciale tocca anche a Diana Leah, che nel difficile ruolo di nuova protagonista dietro il microfono, sorprende per freschezza e versatilità e convince per la prova vocale fornita in tutti i brani, a cui riesce a donare qualcosa di estremamente sentito e personale. Una promozione a pieni voti tutt’altro che scontata viste le alte aspettative. I Delain tornano rinnovati, ma decisi e propositivi, guidati da una rivoluzione probabilmente molto sofferta da parte di tutti, ma che porta frutti significativi e luminosi.

Tracklist

01. Hideaway Paradise
02. The Quest and the Curse
03. Beneath (feat. Paolo Ribaldini)
04. Mirror of Night
05. Tainted Hearts
06. The Cold
07. Moth to a Flame
08. Queen of Shadow (feat. Paolo Ribaldini)
09. Invictus (feat. Marko Hietala & Paolo Ribaldini)
10. Underland

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