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Judas Priest – Invincible Shield

Era difficile fare meglio di quella bomba di “Firepower” e invece i Judas Priest ci sorprendono con questo “Invincible Shield”, che si attesta quantomeno sullo stesso livello del predecessore e si candida immediatamente a entrare nella classifica dei top album metal 2024. Stiamo comunque parlando della band heavy metal per eccellenza, la prima a introdurre due chitarre sia solistiche che ritmiche e con un cantante capace di tutto. Una discografia mai banale, a volte innovatori a volte reazionari; non ci hanno mai fatto annoiare e non si sono mai fossilizzati sul ripetere una stessa formula, seppur vincente, ma hanno sempre dettato legge nel loro genere: ogni loro uscita discografica è un evento atteso da tutti i metallari del mondo. Gli altri due gruppi metal più famosi e celebrati non possono vantare una discografia così ampia, varia e significativa.

C’è ancora tempo per fare quello che è giusto come recita l’opener “Panic Attack”, che sale piano per poi esplodere con un Halford davvero sugli scudi: un pezzo micidiale e melodico, sweep picking ottimi e ben calibrati che erano il marchio di fabbrica di Glenn Tipton (di cui non sappiamo quanto sia realmente presente a livello esecutivo nel disco), ma Richie Faulkner si sta confermando uno dei migliori chitarristi sulla piazza. É ora di incontrare il nostro destino e “The Serpent and The King” ci arriva in faccia come un treno infuocato che emerge dall’inferno. “Un pezzo che vi staccherà via la testa”, annunciava Rob qualche settimana fa, ora capiamo che non era una mera dichiarazione promozionale ma aveva ragione: siamo di fronte a un’altra canzone manifesto per i Judas, tutto perfetto tra voce, distorsioni, aggressività e potenza.

I bmp continuano a volare nel ritmo serrato della title track “Invincible Shield”, che ci fa sentire uniti e protetti contro ogni evento avverso aggiungendo quel tocco di epicità che non guasta. “The Devil in Disguise” col suo riff avvolgente ci seduce davvero come un diavolo sotto mentite spoglie per un metal romantico, ma grintoso. Poi il prete di Giuda ci apre le “Gates of Hell”, al cui intro fa seguito un duro riff old school e nello sviluppo del brano le chitarre s’intrecciano con il fuoco nelle vene e la paura di dover perdere la propria anima. “Crown of Horns” sancisce la metà dell’album, un brano più riflessivo e lento per spezzare la furia dei primi 25 min del disco, ma rimane pur sempre pesante come quella corona che tanto sangue ha fatto versare prima di essere illuminata da uno spiraglio di luce per una fede riscoperta e mai negata da Rob Halford nel suo percorso di vita.

In “As God is my Witness” si torna alla carica con una sezione ritmica quasi estrema con doppio pedale e basso sincronizzato dove si spande una linea vocale semplice e diretta del Metal God e sul finale spicca il bellissimo assolo con tapping e plettrate alternate al fulmicotone. Scott Travis dietro le pelli si conferma una garanzia, i suoi stacchi precisi e la grande intensità esecutiva lo fanno sembrare una macchina demolitrice, seguita dall’inossidabile e affidabile Ian Hill per realizzare insieme le stabili fondamenta di ogni pezzo dei Priest. “Trial by Fire” presenta un approccio vocale più corposo e lirico come intrapreso da “Angel of Retribution” in poi, una voce matura e più drammatica su un pezzo granitico e classico nel perfetto stile della band.

Halford è il professore, anzi il magnifico rettore del canto metal, tutti i pezzi sono molto impegnativi a livello canoro e questo ci rende curiosi sul come eseguirà i prescelti in sede live. Il lavoro che ha realizzato in studio a questa età è strabiliante: tutti i brani presentano più tracce vocali sovrapposte, ma in concerto, pur riservandoci qualche gradita sorpresa, riadatterà qualcosa, ottave sopra o sotto, terze, quinte, magari cambierà in base al suo stato sera per sera. Non vediamo l’ora di sentire le scelte che farà il singer, sempre molto abile ed esperto a giocare con le note durante le sue esibizioni, caratteristica questa che spesso passa in secondo piano rispetto ai suoi celebri e impressionanti acuti.

“Escape from Reality” è una composizione dal sapore sabbathiano, riffoni e arpeggi oscuri con intervalli demoniaci prestano il fianco a uno stile vocale maligno e ipnotico alla Ozzy. Richie Faulkner è letteralmente on fire e sferra rasoiate di continuo, ora completamente libero e al centro del progetto, non più il sostituto di K.K. Downing, ed è proprio la sua chitarra urlante a dominare la successiva “Sons of Thunder”, che si rivela martellante dall’inizio alla fine in tre minuti tiratissimi tra rimbombi e ruggiti che ci portano a infrangere ogni barriera. “Giants in the Sky” è una groove metal song, che di primo acchito ricorda lo stile massiccio dei Fight di Halford (e Scott Travis); magico e soave è il bridge per rendere ancor più solenne l’omaggio alle leggende Ronnie Dio e Lemmy, una dedica che accresce il senso di responsabilità dei Judas Priest nel continuare a diffondere il verbo fino alla fine dei giorni.

Il disco sarebbe finito qui, ma nella deluxe edition ci sono altri tre pezzi. “Fight for your Life” è un brano che sembra provenire dal loro inizio carriera nei lontani anni ’70, “Vicious Circle” è un pezzo più scolastico ma sempre realizzato egregiamente e “The Lodger” è una ballad particolare e diversa rispetto a tutte le altre tracce. Giusta la scelta di mettere questi brani tra le bonus track: qualcuno li avrebbe potuti definire dei filler, ma così facendo restano più apprezzabili come dolcetti e amaro dopo un’abbuffata di prelibato metallo – ovviamente.

Halford è un padre imbiancato ma autorevole, Tipton ha il parkinson, Travis e Hill tengono ancora botta, Faulkner è in continua crescita, Sneap è l’asso nella manica. Questa formazione sta dando il meglio che può: il voto non può essere che alto, forse più del dovuto, ma non può essere altrimenti. I Judas Priest vanno sia ringraziati per questo 19esimo ottimo album, che festeggiati per i loro 50 anni di onoratissima carriera. “Invincible Shield” è un disco da non lasciarsi scappare se si ama il metal; la produzione affidata ancora una volta a Andy Sneap è convincente come il mixaggio e la scelta dei suoni, che risultano al passo coi tempi ma con carattere. Buon ascolto e buon viaggio per questa nuova tappa in the lands of the Metal Gods.

Tracklist

01. Panic Attack
02. The Serpent and The King
03. Invincible Shield
04. Devil in Disguise
05. Gates of Hell
06. Crown of Horns
07. As a God is My Witness
08. Trial by fire
09. Escape from Reality
10. Sons of Thunder
11. Giants in the Sky
12. Fight for your Life (bonus track)
13. Viciuous Circle (bonus track)
14. The Lodger (bonus track)

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