Il Legend Club di Milano questa domenica si è trasformato in una sorta di portale che ha trasportato i presenti indietro nel tempo per qualche ora. Le band protagoniste in realtà sono parecchio giovani ma il sound che incarnano sa molto di anni ’80. Non a caso tra il pubblico si notano diverse di t-shirt di gruppi che hanno scritto pagine di storia della musica di quel periodo come Mötley Crüe, Guns N’ Roses e Whitesnake.

La prima band a salire sul palco è quella che tra le tre rappresenta al meglio lo stereotipo anni ’80: chiodo portato rigorosamente a petto nudo e Marshall vecchio stile con tanto di birre (di noti marchi italiani) poggiate sopra. Per non parlare del sound, quasi a “plagiare” i grandi classici. Il concerto dei Formosa, durato una manciata di canzoni, strappa giusto qualche applauso senza mai riuscire però a scaldare completamente il Club che, nel frattempo, si è andato via via riempiendo.

Trionfale è l’entrata dei Dynazty che vengono introdotti dalla suggestiva “Ameno” e accolti dalle urla dei fan. A proposito del sound vecchio stile, la band capitanata da Nils Molin lo ha abbandonato da tempo navigando più verso suoni melodic metal di stampo moderno, che a tratti ricordano quelli degli Amaranthe, l’altro gruppo di Molin. Le origini però non si dimenticano e i cinque svedesi ci ficcano in mezzo un piccolo tributo ai Van Halen con una breve interpretazione di “Hot For Teacher”. Lo show dei Dynazty vola in uno schiocco di dita con una setlist formata perlopiù da brani pieni di energia tratti dagli ultimissimi album. Giusto qualche colpo di arresto per la ballad “Yours” e gli assoli degli strumentisti. Un’ora scarsa, senza il consueto bis, che, nonostante l’ottima performance, lascia un po’ amareggiati i fan.

Con un quarto d’ora di anticipo inizia il live dei Kissin’ Dynamite. La band tedesca rispetto a quella precedente non ha mai lasciato il filone anni ’80, dandoci dentro dall’inizio alla fine a suon di hard rock/hair metal. La scaletta non presenta sorprese particolari: ci sono i migliori pezzi del penultimo album come “I’ve Got The Fire” e “You’re Not Alone”, i classici come “Sex Is War” e “Love Me Hate Me” e ovviamente non mancano le tracce pescate dall’ultima fatica. L’unica chicca della serata è “Living In The Fastlane”, brano mai inserito in full-lenght ma che si trova tra le top tracks dei KD per ascolti su Spotify, come precisato dallo stesso Hannes Braun. Il tempo a disposizione è veramente poco e purtroppo non abbiamo modo di ascoltare una delle loro piacevolissime ballad. Nel finale, dopo aver consumato le ugole del pubblico con “You’re Not Alone” e “Not The End of the Road”, i cinque si ritirano per prendere fiato. Questa volta il bis c’è e il loro show non può che concludersi con l’ormai abituale “Flying Colours”.

Non sono neanche le 23 e ci dirigiamo già verso l’uscita. Probabilmente avremmo avuto ancora le energie per un’altra mezz’oretta ma l’indomani ricomincia un’altra settimana e quindi va bene così. Di sicuro affronteremo il lunedì in maniera diversa con in testa quei benedetti ritornelli a darci qualche spinta in più.

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