Si respira aria di Natale, ma l’oscurità non conosce periodi di vacanza.

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Aggression – Frozen Aggressors (Massacre Records)

Probabilmente, soltanto i consumatori più incalliti della scena estrema underground degli anni ‘80 potrebbero ricordare gli Aggression, gruppo canadese che pubblicò, tra il 1985 e il 1986, un pugno di demo la cui rustica selvatichezza convinse l’etichetta nazionale Banzai Records a patrocinarne l’album di debutto, “The Full Treatment” (1987). Da allora, i nordamericani, dopo un sostanzioso periodo  di inattività e un momentaneo cambio di monicker in Aggression A.D., hanno realizzato quattro lavori sulla lunga distanza, l’ultimo dei quali, “From Hell With Hate”, diffuso nel novembre del 2022. È con una certa sorpresa, quindi, che assistiamo a un nuovo rilascio del quartetto oggi di stanza a Vancouver, un “Frozen Aggressors” all’insegna di un thrash forsennato e diabolico, carico, come d’abitudine, di schegge crossover, NWOBHM, punk e speed, con liriche pregne di di suggestioni nere e afferenti a tematiche di carattere politico, religioso e sociale. Musicalmente, la band cattura influenze varie da Destruction, Slayer e Venom, senza dimenticare di aggiungere spunti debitori delle imprese di Pennywise e S.OD., mentre abbondano i riferimenti alla Bay Area quando si da tratta di costruire riff sofisticati o di fregiare i vari momenti di transizione da una sezione all’altra. Non mancano, poi, arrangiamenti di foggia epica, capaci di creare oscure e dinamiche sequenze in odore Mercyful Fate e Sacrifice, infuse di quei tocchi melodici che rendono orecchiabili alcuni ritagli di un platter che assale, bastone e dissangua. Anche un gruppo di seconda fascia, quando dotato di energia inesauribile, può causare piacevoli danni alle vertebre cervicali.

Tracce consigliate: “Song #666”, “Holidays In Sodom”, “Satanic Cult Gangbang”

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Aphelium Aeternum  – Dark Interstellar Mysteries (Dark Dominance Records)

La resurrezione di un vecchia band tosto abbandonata: questo potrebbe costituire lo slogan giusto per spiegare l’esordio degli Aphelium Aeternum, il cui nucleo nativo risale addirittura al 1995, mentre le prime registrazioni sono state rilasciate soltanto a partire dal 2022.T. Voidgänger, noto soprattutto come Pestmeister Tairach (Hexenfluch, Pestnebel, Winterreich), al principio battezzò il progetto con il nome di Aphelium Eternal, ma la sua esistenza durò soltanto sei mesi. Con la composizione delle canzoni vere e proprie, iniziata nel 2019, lo stile ha virato, rispetto alle intenzioni,  verso un metallo nero di carattere symphonic intriso delle prodezze norvegesi di metà anni ‘90, trasformazione musicale rilevabile anche dal cambiamento della seconda parte del monicker originario. Attraverso l’innesto di nuovi membri che già militano tra le fila di black metal band tedesche di buon lignaggio underground come Draugrhanaz, Drudensang ed Helsang, i bavaresi, in “Dark Interstellar Mysteries”, non immergono soltanto i propri piedi nella capiente piscina cosmica di Covenant, Emperor, Limbonic Art e Obtained Enslavement, ma addirittura vi si tuffano a capofitto con l’intero corpo. Le melodie cupe, i sytnh minacciosi, i riff polari, trasportano l’ascoltatore oltre le colonne d’Ercole dell’Universo, dove dominano un vuoto e un freddo così intensi che sembra quasi di scorgere le derive claustrofobiche dei Darkspace, dai quali i teutonici si distinguono per lo spiccato aspetto sinfonico, lontano, in ogni caso, da qualsiasi pulsazione fiabesca. Il sottobosco germanico continua, dunque, a consegnarci delle meravigliose perle oscure, anche se, nel caso specifico, resta ancora della strada da fare in merito a originalità: ad avercene, comunque!

Tracce consigliate: “Dark Interstellar Mysteries””, “Voidgänger”, “Nocturnal Dimensions Unfold”

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Helfró – Tálgröf  (Season Of Mist)

Spesso, anche se non sempre, la transalpina Season Of Mist rilascia le migliori leccornie negli ultimi giorni dell’anno, magari dopo un periodo di vacche magre o di prodotti interlocutori, in modo da rendere il botto finale ancora più stordente. Botto che corrisponde al secondo album in studio della band islandese a nome Helfró, in realtà un duo formato dal compositore, cantante e drummer Ragnar Sverisson e dal chitarrista, bassista, singer e arrangiatore Simon Þ. Mentre l’omonimo debut album del 2020 rappresentava un inabissamento, più che nella vitale scena black locale, nel mondo blu cobalto dei Dark Funeral prima maniera, questo nuovo  “Tálgröf ” guarda con convinzione al death, già presente, a livello di influenze, all’interno dello scorso lavoro. Ciò non significa che il metallo nero sia scomparso, anzi, atmosfere e comparto melodico ne richiamano ossessivamente la presenza, fondendosi con strutture di marca Morbid Angel e affini e testi introspettivi e cerebrali, connessi dalla comune tematica della labile condizione umana e del caos insito nelle sue oscure manifestazioni. Un estremismo sonoro che sa anche rendersi dinamico e orecchiabile in virtù di un flavor heavy capace di fluire sottecchi tra il cupo tecnicismo delle asce e i pattern tentacolari della batteria, per un full-length per certi aspetti sorprendente, che, oltretutto, beneficia di una produzione così tersa e gelida da punzecchiare la sensibilità del trigemino. Reykjavík si rivela sempre una sicurezza.

Tracce consigliate: “Fláráð Fræði”, “Guðlegt Réttlæti”, “Traðkandi Blómin ĺ Eigin Hjartagarði”

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Varathron – The Crimson Temple (Agonia Records)

Dopo che nel 2018 tornarono con l’acclamato “Patriarchs Of Evil”, un’esibizione di pura furia omerica capace di scuotere dal profondo le acque dell’Egeo, i Varathron si rendono ora protagonisti di un altrettanto eccelso “The Crimson Temple”, settimo lavoro sulla lunga distanza in trentacinque anni di carriera. L’umile altare pagano di fango, alghe e legnetti di “His Majesty At The Swamp” (1993), nel quale dimoravano creature immonde, è oggi diventato un lussureggiante edificio sacro le cui mura trasudano sangue votivo offerto alle Erinni, innalzandosi empio e superbo sopra quelle paludi infere che ne costituiscono le leggendarie fondamenta. L’architettura dell’album si regge sulle colonne ioniche di un black aggressivo e velenoso, il cui manto epico/sinfonico, spesso intriso di folk, heavy classico e sottili venature psichedeliche, conferisce ai brani un fulgore inebriante, come si conviene a un disco fucinato nei torridi cantieri dell’Ade. Le urla bestiali di Stefan Necroabyssious, il lavoro della coppia d’asce composta da Achilleas C. e Sotiris, la sezione ritmica di Stratos Kountouras e Haris, rispettivamente basso e batteria, si muovono al pari di un’orchestra maestosa e scarlatta, capace sì di travolgere, ma anche di ammaliare in virtù di un gusto melodico d’alta scuola olimpica. Una band, dunque, che, coeva dei vari Rotting Christ, Necromantia, Zemial, continua a rappresentare, in maniera decisamente più vitale e originale rispetto ai conterranei colleghi, quel metallo nero d’area mediterranea tanto arcano e sottilmente maligno. Onore e gloria imperitura ai demoni ellenici.

Tracce consigliate: “Hegemony Of Chaos”, “Cimmerian Priesthood”, “Swamp King”

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Vargrav – The Nighthold (Werewolf Records)

I Vargrav esordirono nel 2018 grazie al full-length “Netherstorm”, dimostrando di poter dire la propria nel campo, spesso bistrattato, del symphonic black metal. Il successore “Reign In Supreme Darkness”, pubblicato soltanto un anno dopo, si rivelò tutto sommato una conferma delle buone qualità compositive del gruppo, nonostante dei brani meno a fuoco rispetto al debutto. Poi, un silenzio di quattro anni, durante i quali il mastermind V-Khaoz Stormrage e il sodale Graf Werwolf Von Armageddon non si sono certo girati i pollici, visti i vari impegni, tra gli altri, con Druadan Forest, Grieve, Satanic Warmaster e Sorgetid.  Il rilascio, nell’aprile di quest’anno, dell’ottimo EP “Encircle The Spectral Dimensionha rappresentato quel sano antipasto che ci si auspica prima di un lauto pranzo, pranzo che coincide, ora, con il nuovo “The Nighthold”, terzo album in studio dei finlandesi. La band, che oggi in line-up conta anche il vocalist Werwolf, mente e anima dei Satanic Warmaster, e due membri dei Moonsorrow, il drummer Baren N. Tarwonen e il chitarrista e bassista Grunt Trollhorn, dà prova di una grande capacità di costruire un disco dal sound pieno e potente, influenzato, in maniera massiccia, dagli Emperor di “Anthems To The Welkin At Dusk” e dai Dimmu Borgir di “Enthrone Darkness Triumphant” e di “Spiritual Black Dimensions“, senza, comunque, risultare una mera copia degli stessi, andando a stuzzicare anche territori ambient. Le orchestrazioni, molto più ampollose e cinematografiche rispetto agli scorsi lavori, lasciano comunque spazio sia a riff ben congegnati sia a una sezione ritmica sovente adrenalinica, per un’ora di musica che, pur guardando nostalgicamente e spudoratamente ai ’90, riesce a surclassare sé medesima in merito a pathos e vivacità. Le grinfie del Male si foderano di anacronistico velluto.

Tracce consigliate: “Chalice Of Silver And Blood”, “Thy Imperial Malice”, “Ghostlands”

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