Takamasa Lee Ishihara, in arte Miyavi, soprannominato “The Samurai Guitarist”: tanti nomi per un’unica persona che è assieme musicista, attore e filantropo. Portabandiera del visual kei – genere nato in Giappone che attinge allo stile musicale e al look dell’hair metal e glam rock occidentali e diventato popolare verso la fine degli anni ’90/2000 – la sua arte si è evoluta con le successive collaborazioni in ambito musicale e cinematografico, in una dimensione di integrazione armoniosa tra elementi delle culture più varie. Un personaggio a tutto tondo dunque, ed è questa la prospettiva con cui Miyavi va guardato ed ascoltato.

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Quella di Milano rappresenta l’ultima tappa europea di un tour che è partito dal Giappone e si concluderà in Cina, e che celebra gli oltre vent’anni di carriera dell’artista nipponico. Entrando nei Magazzini Generali non possiamo non notare un pubblico per lo più femminile ma comunque eterogeneo. Si raccolgono adolescenti e adulti più o meno giovani, chi parte dello zoccolo duro del fandom proveniente anche da fuori Italia, chi invece in base alle maglie indossate e ai discorsi origliati nell’attesa abitualmente ascolta metal o k/j-pop e vi si approccia con fare curioso: il modo di creare musica di Miyavi, che valica le barriere stilistiche, abbraccia anche gli apparenti “opposti” mettendo tutti su un terreno comune. Inoltre, l’atmosfera d’incanto che si percepisce nell’attesa di vedere dal vivo un musicista proveniente dall’estremo Oriente è proprio quella che comunemente si respira riguardo a questo mondo lontano.

Fatte le premesse di cui sopra, non è sempre vero che è tutto oro quello che luccica, ma l’energia, la passione ed il carisma che emana il chitarrista sin dal suo mettere piede sul palco (in anticipo rispetto al previsto) sono ben oltre le aspettative: ci beiamo della sua affascinante presenza che, con agili salti e mosse eleganti ma al contempo solide, imbracciando la sua chitarra come fosse la sua arma e facendo scivolare le sue dita sul manico, ci cattura con lo stesso effetto con cui si guarda un allenamento di arti marziali. Ne rimaniamo inevitabilmente attratti, complice la teatralità dello spettacolo visivo legato anche alla sua innegabile bellezza androgina di cui fa consapevolmente mostra ma che non lascia mai scadere nel volgare per tutta la durata del live.

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Col proposito celebrativo vengono inseriti nella setlist brani che attingono da tutta la sua carriera, articolati in una sequenza ben bilanciata che rende giustizia della grande varietà stilistica del musicista. La prima parte energetica – contraddistinta per il groove costantemente funky fatto di riff e slap (“Selfish Love”, “Ahead Of The Light”), venature pop (“So On It”, “In Crowd”) e persino rap bars (“Long Nights”) – lascia il posto per una parentesi in acustico (“Itoshi Hito”, “Kimi Ni Negai Wo”), per ritornare con una giusta carica rock (“Girls, be ambitious”), in cui emergono maggiormente i colpi sonori della batteria e il dj che accompagna alternando diverse basi elettroniche. È un cantare, saltare e ballare continuo della sala inframmezzato solo da alcuni momenti di riposo ed interazione dell’artista col pubblico, che gli infonde il suo sostegno costantemente e a cui Miyavi lo rimanda moltiplicato. Ed è in questi scambi che emerge la persona Miyavi in qualità di ambasciatore dell’UNHCR, facendo sensibilizzazione riguardo la condizione dei rifugiati con grande senso di devozione per la causa. Dunque momenti di puro divertimento alternati ad altri di riflessione e consapevolezza di poter essere tutti, seppur nel proprio piccolo, parte attiva del cambiamento del mondo. A conclusione della setlist vengono suonati due cavalli di battaglia, “No Sleep Till Tokyo” e “Horizon”, in cui ci scateniamo senza sosta, ma l’encore lascia spazio a ben quattro brani: sembra davvero che l’artista non voglia andarsene fino a che non giunge l’ora dei saluti (anche in italiano) e vengono scattate foto e filmati video di rito con la bandiera firmata dal fanclub.

A parte la piccola pecca riguardo il volume della strumentazione che in certi momenti andava a coprire la parte vocale, lo scorso mercoledì abbiamo trascorso due ore divertenti e piene di energia positiva: un concerto di Miyavi è tutto quello che di più bello ci si può aspettare, un’occasione di interazione sincera tra artista e pubblico e tra le singole persone, di condivisione, dialogo, rispetto e sostegno reciproco. Perché siamo tutti “under the same sky”.

Setlist

Selfish Love -Aishitekure, Aishiteru Kara-
What’s my name?
Survive
Ahead of the Light
So On It
In Crowd
Secret
Cry Like This
Tears on Fire
Long Nights
Senor Senora Senorita
Itoshii Hito
Under the Same Sky
Kimi ni Negai wo
Girls be ambitious
Hi no Hikari Sae Todokanai Kono Basho de
Sakihokoru Hana no You Ni -Neo Visyualism-
Fire Bird
New Gravity
No Sleep Till Tokyo
Horizon

Encore:

Subarashiki Kana, Kono Sekai -What A Wonderful World-
Under the Same Sky
The Others
Day 1

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