Siamo a fine ottobre e volenti o nolenti, abbiamo dovuto finalmente salutare l’estate. Le giornate si accorciano, il grigiore avanza e le temperature si abbassano: perché non cercare un po’ di conforto passando una serata su una calda e assolata strada in mezzo al deserto? Non importa che ci troviamo nella uggiosa Milano o che le band di turno al Legend Club abbiano una provenienza geografica molto vicina, non appena i bpm si abbassano, i riff sembrano una valanga e i suoni si fanno grezzi e sporchi, il nostro cervello non può che evocare un panorama bollente e desertico.

Serata stoner, quindi, al Legend Club, con protagonisti dei pesi massimi europei del genere, i Monkey3. La band svizzera, a onor del vero, avrebbe dovuto dividere il palco in una serata da co-headliner con i Toundra, dando vita ad un magico intreccio stoner/post, ma sfortunatamente gli spagnoli, a poche settimane dal tour, hanno annunciato la cancellazione delle proprie esibizioni (conseguenza di uno scioglimento?). Per quanto rimanga un rimpianto non poter ammirare dalle nostre parti una delle band di riferimento per panorama post-rock/metal europeo, “the show must go on”: a sostituire i Toundra troviamo gli Humulus.

HumulusBand

La serata viene quindi inaugurata dal trio lombardo, fresco di nuova line up e di nuova pubblicazione. Non è infatti passato nemmeno un anno da quando il chitarrista Andrea Bellicini ha lasciato la band, sostituito da Thomas Mascheroni, con cui gli Humulus non hanno perso tempo: il quarto album “Flowers Of Death” è stato pubblicato a settembre e ora la band è nel pieno dell’attività live. Pochi appunti da fare alla loro performance: i tre si trovano a loro agio sul palco e sembrano aver già trovato il perfetto equilibrio – cosa non sempre scontata quando si parla di cambiamenti in line up. Il sound di Mascheroni, che per brevi momenti si dedica anche al microfono, si lega benissimo alla sezione ritmica offerta da Giorgio Bonacorsi e Massimiliano Boventi. I tre esprimono uno stoner abbastanza standard, affiancandoci giusti i richiami melodici e psichedelici. Dunque, non solo riffoni sporchi e cattivi, ma anche tanta melodia e lavoro di fino per gli Humulus, che snocciolano diverse tracce del nuovo album e concludono proprio con la vecchia “Humulus”. Il pubblico, ovviamente, già presente in diverse unità, tra una birra e l’altra non può che apprezzare la performance: per i 50 minuti di esibizione sono molte le teste che si muovono a ritmo di musica. Poco altro da dire, la scelta, presa due settimane fa, dopo il forfait dei Toundra, non poteva essere migliore.

Trascorrono oltre 30 minuti prima di poter vedere i Monkey3, tempo che il pubblico passa tra birra e interessanti ispezioni al banchetto del merch. Alle 22 in punto, però, le luci si spengono e finalmente possiamo dare il benvenuto alla band. Il primo impatto e già devastante: i volumi vengono sensibilmente alzati e le note scagliate dal basso iniziano a rimbombarci dentro il petto. Insomma, le buone premesse ci sono tutte ed effettivamente il quartetto non delude minimamente le aspettative. Gli svizzeri portano sul palco tutta la propria esperienza ventennale e si esprimono con tranquillità e senza sbavature. Suonano musica interamente strumentale, scelta forse un po’ rischiosa, ma tutti i pezzi proposti presentano dinamiche articolate, che li rendono imprevedibili e interessanti – oltre ad avere una resa live di tutto rispetto.

Monkey3Band

Insomma, vedere i quattro suonare insieme è un piacere sia per gli occhi che per le orecchie e anche se nessuno di loro dice neanche una parola, i sorrisi e gli sguardi che scambiano – tra di loro e con il pubblico – parlano ben più forte delle parole. Walter è un metronomo e percuote le sue pelli con precisione e potenza, mentre il chitarrista Boris spazia tra riff deflagranti e assoli mai fini a se stessi. Ma quello che rende davvero particolare la musica e la performance dei Monkey3 sono le tastiere: per quanto sia davvero difficile immaginare con band stoner con un tastierista, dB riesce a donare un sottofondo che regala molta dinamica ai pezzi, permettendo anche di rendere a suo modo unico il sound espresso dal quartetto. Certo, stiamo comunque parlando di stoner, ma le incursioni in campo space o addirittura prog non vengono disdegnate, dando quindi ancora più colore alla performance.

I Monkey3 suonano brani da molti capitoli della propria discografia (concentrandosi maggiormente sul più recente “Sphere”) e lasciano il palco sommersi dagli applausi dopo 90 minuti di esibizione. Si spera di non dover aspettare altri quattro anni prima di rivederli alle nostre latitudini.

Setlist

Prism
Mass
Jack
New Track
Icarus
Through The Desert
Pintao
Bimbo

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