Chiudete gli occhi. Immaginate di essere in una fresca serata estiva, seduti in una piazza di uno dei più belli centri italiani, circondati da edifici storici. Sopra di voi c’è un cielo nero colmo di punti luminosi, davanti, invece, una delle band più poetiche ed emotivamente devastanti al mondo. Mentre un archetto strofina sulle corde di una chitarra, le vostre orecchie vengono inondate da docili melodie aliene e distorsioni roboanti che si trasformano in un fiume in piena che vi travolge il cuore. Un concerto dei Sigur Rós è effettivamente un’esperienza a suo modo destabilizzante già in qualsiasi luogo, ma se la location è incantevole quanto la musica, allora diventa qualcosa che è difficile da esprimere a parole.

Anche quest’anno abbiamo la fortuna di poter ammirare il Mantova Summer Festival, che propone una serie di eventi nella magnifica cornice di Piazza Sordello, nel cuore della città lombarda. Dopo Sting e i Baustelle, tocca ai Sigur Rós infiammare gli spiriti dei fan giunti sulle rive del Mincio. La band islandese ha appena pubblicato a sorpresa il nuovo – magnifico – album “ÁTTA” e, dopo averli visti in due occasioni lo scorso autunno, quest’anno sono ben quattro le date italiane degli islandesi, che consolidano un rapporto stretto e viscerale con il nostro Paese.

Passeggiando per il centro di Mantova già dal tardo pomeriggio è possibile scorgere diverse persone in attesa dell’evento e mentre il sole cala lasciando posto ad una piacevole frescura e il cielo si tinge dei colori del tramonto, Piazza Sordello inizia a riempirsi. Non ci sono band in apertura e mentre il crepuscolo diventa oscurità, ecco che le luci si spengono e il viaggio può iniziare.

Il trio, accompagnato dal batterista Ólafur Ólafsson, sale sul palco tra gli applausi eccitati e inaugura lo show con “Glósóli”. Un inizio quasi in medias res, con uno dei pezzi più poetici e amati, che non tarda a emozionare. I presenti sono assorti, fissano il palco attoniti, si lasciano cullare dalla musica ad occhi chiusi e non appena le ineffabili distorsioni dell’archetto iniziano a riempire l’aria è impossibile contenere l’emozione che trabocca dalle nostre anime. Tutto è come dovrebbe essere, i suoni sono mixati alla perfezione e la voce eterea di Jónsi Birgisson si solleva dal palco, rapisce ognuno dei presenti, come l’ammaliante canto di una sirena. Ma in questo caso non c’è nulla di minaccioso o fuori posto, solo quattro musicisti che si esprimono attraverso i propri strumenti, utilizzando un linguaggio confortevole e universale.

Lo show prosegue con “Vaka”, ma il primo vero e proprio boato è riservato alla magnifica “Svefn-g-englar”, con cui prendiamo definitivamente il volo e iniziamo a fluttuare sopra Mantova, una manciata di migliaia di anime libere e legate da un filo invisibile. Il resto della serata non è ovviamente da meno, anche grazie ad un impianto scenico sobrio, ma comunque di impatto notevole. Il palco è infatti addobbato da decine di lampadine che si accendono e spengono, mentre sullo schermo dietro ai musicisti scorrono grafiche e animazioni oniriche, semplicemente perfette per accompagnare i pezzi.

La scaletta si muove attraverso l’intera carriera della band islandese, proponendo solo “Ylur” dal nuovo arrivato e sbilanciandosi verso “()”, dal quale vengono suonati ben quattro brani. Ma la verità è che quando siamo davanti ai Sigur Rós non ci interessa minimamente quali saranno i pezzi suonati: la certezza di assistere ad uno spettacolo dai picchi emozionali estremi è più forte di qualsiasi pezzo scelto in scaletta. La pura melodia dalle tendenze ambient di “Ekki Múkk” si alterna alla possente sezione ritmica di “Ný Batterí”, dalla quiete quasi orchestrale di “Sæglópur” si passa alle tempestose e minacciose linee di “Kveikur”, in un continuo viaggio che non conosce alcuna pausa, fino a giungere al meraviglioso e commovente climax finale di “Popplagið”.

I quattro lasciano il palco tra gli applausi e dopo qualche secondo tornano per salutare abbracciati, mentre alle loro spalle campeggia il ringraziamento al pubblico nella loro lingua madre (“Takk…”). Non c’è bisogno che i Sigur Rós parlino, anche dopo la fine dello show. La loro gratitudine è viva e palpabile nelle due ore in cui si donano completamente alla creazione di arte pura, capace di sconvolgere e ammaliare menti e anime come pochi, pochissimi altri artisti sono in grado di fare.

Riapriamo gli occhi, siamo ancora circondati dagli stessi edifici storici, il cielo stellato è tornato nero, dopo aver attraversato qualsiasi colore e forma. Mentre cerchiamo di aggrapparci con forza a quanto appena vissuto, possiamo tornare a casa in uno stato di benessere.

Setlist

Glósóli
Untitled #1 – Vaka
Svefn-g-englar
Ekki múkk
Ylur
Ný batterí
Untitled #6 – E-Bow
Sæglópur
Untitled #7 – Dauðalagið
Festival
Kveikur
Untitled #8 – Popplagið

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